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 2008  luglio 17 Giovedì calendario

Quando gli comunicano l´arresto d´O. D. T., già sindacalista Psi, ora Pd, e alcune persone più o meno limpide al vertice della Regione Abruzzo, sotto l´accusa d´una gestione corrotta della sanità, la cui spesa tocca livelli stellari, sembra ignaro del caso (lo suppongo tale, mentre qualche interessato, stando alle notizie, se l´aspettava), inveisce contro l´ennesimo «teorema»

Quando gli comunicano l´arresto d´O. D. T., già sindacalista Psi, ora Pd, e alcune persone più o meno limpide al vertice della Regione Abruzzo, sotto l´accusa d´una gestione corrotta della sanità, la cui spesa tocca livelli stellari, sembra ignaro del caso (lo suppongo tale, mentre qualche interessato, stando alle notizie, se l´aspettava), inveisce contro l´ennesimo «teorema». Nome curioso. Nell´Italia rieducata da Mediaset parola e pensiero sono drasticamente ridotti: circola un italiano «basic», vocaboli combinati in sintagmi che l´utente trova prêts-à-dire, senza fatica mentale; glieli forniscono speaker, giornali, politicanti; «teorema» viene da questo fondo, come «gogna mediatica», «assalto allo Stato democratico», «cittadino crocifisso». Quanto più parlano e scrivono, tanto meno dicono: fissa lui la misura del pensabile, pochissimo; e non essendo Erasmo da Rotterdam o Tommaso Moro (glieli avevano nominati dei ghost writers), subisce i limiti che impone, ma l´osservatore attento nota l´emissione verbale coatta; tipico sintomo. Il paziente pensa, dice, fa qualcosa costrettovi ab intra (nel lessico freudiano «Zwang» o l´inglese «compulsion»). Lo sfondo è una paura angosciosa. Freud la studia in due casi famosi, «Il piccolo Hans» e «L´uomo dei topi». Cosa spaventa Sua Maestà? Un´entità astratta, senza viso: in greco, nómos basiléus, la legge, regola sovrana: gl´infesta le notti; la combatte da quarant´anni; l´ha manomessa in mille modi; dallo scempio è nato un impero. L´ormai vecchio nomòfobo vuol chiudere i conti seppellendola. Tale il senso della furia verbale: poiché a Pescara le toghe perseguitano chi merita riguardi, su due piedi annuncia una «riforma radicale della magistratura»; vuol scindere le carriere?; non basta, scaverà a fondo. Chi avesse dei dubbi, legga l´editoriale milanese. L´autore è un garantista sui generis: due anni fa ventilava l´uso virtuoso della tortura nella prassi antiterroristica; materia da servizi segreti; lavorino tranquilli, senza occhi indiscreti; la legalità penale costa troppo negli stati d´assedio; de facto siamo in guerra, e simili sublimi pensieri. Vestito da Salvation Army, suona il trombone berlusconiano. Non bastava incriminarli a piede libero? E se l´eccellente uscisse «pulito»? Domande profonde. Rispondiamogli. La pena implica un giudizio: che N debba o no essere punito, consta alla fine; se avessimo l´intellectus angelicus o sguardo intuitivo sincrono, le procedure sarebbero puro passatempo; lo specchio giudiziario riflette l´accaduto, fallibilmente visto che non siamo angeli; B. ad esempio, quando non s´aboliva le norme incriminanti o perdeva tempo finché i reati fossero estinti, ha lucrato dei proscioglimenti sulla base d´un dubbio sofistico, poco plausibile. Ma supponendo che vada bene al reo, chi castiga il persecutore? (dipendesse da lui, scudiscio somministrato in pubblico, e come vitupera i manomissori della privacy, salvo ammettere la tortura). Spieghiamogli come stanno le cose: quel pubblico ministero ha delle prove e le sottopone al giudice chiedendo una misura cautelare detentiva; regole codificate impongono stretti requisiti; «gravi indizi» nonché periculum in mora, rigorosamente diagnosticato (che N sottragga o inquini le prove o fugga o commetta delitti d´un dato nome); i provvedimenti coercitivi sono riesaminabili dal tribunale della libertà; da lì in cassazione; l´ingiustamente detenuto ottiene un risarcimento. Insomma, dica ogni male del sistema italiano ma non che l´imputato abbia poche risorse difensive: tra qualche giorno molte cose saranno chiare; intanto stia quieto. Piuttosto noterei: mette paura l´idea d´un rifiorente malaffare consortile; Deo adiuvante, le procure non dormono né guardano strabiche vedendo solo i misfatti d´una parte. Ma costoro fanno scuola alla sinistra: vuole un futuro governativo?; smetta d´essere «pesce in barile»; difenda l´arrestato eminente; è ora «d´una svolta decisa», solenne e pubblica. La «democrazia liberale» richiede due riforme: abolire la cosiddetta obbligatorietà dell´azione penale; e (punto sottinteso ma fondamentale) procure inquadrate nel potere esecutivo. Bellissimo programma. Muore l´illusione che siamo uguali davanti alla legge: punire o no diventa materia d´una scelta, come nell´autonomia privata; avendo dei crediti, chiedo il pagamento o lascio perdere, affare mio. Lo chiamavamo diritto penale: nel lessico dei dottori, «criminalia», e adesso ordigno adoperabile sui malvisti dal governo; è l´arma che impugna contro chi vuole, se gli torna comodo. I meno ignoranti sanno attraverso quale laborioso sviluppo i quattro codici dell´età unitaria elaborino un controllo dell´inazione: era problema capitale; i meccanismi attuali lo risolvono nel modo meno imperfetto. Caduto l´obbligo d´agire, regnano prassi legalmente amorfe: l´uomo del ministro colpisce o no, secondo direttive derogabili da ordini ad personam; e perde ogni senso l´altro carattere della domanda penale, l´essere irretrattabile; quando l´attore ministeriale desista, la causa finisce. Adesso vediamo cosa sia la «democrazia liberale» declamata dai pedagoghi: nel caso pescarese il pubblico ministero in sintonia con chi comanda ammonirebbe l´autore della denuncia, «stanco d´essere munto»; se non vuole rogne, porti via quel materiale (fotografie, colloqui registrati, tabulati Telepass, numeri delle banconote ecc.). Che la Regione abbia un debito spaventoso da spesa sanitaria, è questione minore: siamo un Paese ingegnoso; basta scaricarla sulla bestia da soma; non immaginate quanto peso porti. Ha mille forme il fisco occulto. Nella Repubblica del malaffare fisiologico, quindi indisturbato, l´indebitamento significa vita: i portaborse diventano finanzieri; l´animale totem è un pidocchio gigante. L´happening berlusconiano 14 luglio e le glosse milanesi dicono a che punto siamo nella regressione: fondata da una Destra austera, l´Italia bene o male era paese europeo; presto lo sarà solo geograficamente. Se n´è impadronito un plutocrate ignorante: sotto maschera ilare ha disegni brutali, visibili anche dai fisionomisti meno acuti; governa, dispone delle Camere, comanda la giustizia penale attraverso mani ministeriali. Erano tre i poteri, separati: se li è presi; li confonde semplificando l´ordinamento alla misura minima; Napoleone costruiva dei codici; lui detesta l´astratto; decide, ordina, deroga, paga, promuove, affossa, castiga, grazia. I chierici gli cantano salmi in ginocchio. Valuterei in questa chiave il pericolo dello scudo immunitario al quale Palazzo Madama ribadirà l´ultimo chiodo.