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 2008  luglio 17 Giovedì calendario

«Sì agli impianti nucleari di quarta generazione». Il Sole 24 ore 17 luglio 2008 «Sul tema atomico si è passati da un’opposizione ideologica, per cui bastava parlare di nucleare e apriti cielo – afferma Pasquale Pistorio, imprenditore e manager "visionario" che ha guidato e trasformato la multinazionale STMicroelectronics – a una posizione altrettanto ideologica che dice: il nucleare si deve fare»

«Sì agli impianti nucleari di quarta generazione». Il Sole 24 ore 17 luglio 2008 «Sul tema atomico si è passati da un’opposizione ideologica, per cui bastava parlare di nucleare e apriti cielo – afferma Pasquale Pistorio, imprenditore e manager "visionario" che ha guidato e trasformato la multinazionale STMicroelectronics – a una posizione altrettanto ideologica che dice: il nucleare si deve fare». Ingegnere, perché considera "ideologica" la posizione a favore della soluzione nucleare? Perché è senza uno spunto razionale. Vorrei che su scelte così importanti si usasse più raziocinio e meno emotività. Non c’è dubbio che il problema energetico, quello ambientale e anche quello del costo dei generi alimentari – tutte questioni che sono in qualche modo correlate – ha raggiunto livelli esplosivi. Concentriamoci sui combustibili fossili. Hanno almeno tre impatti poderosi sull’umanità. Il primo, più grave e devastante, è il fenomeno del global warming, del riscaldamento globale. Il secondo è l’impatto economico disastroso, soprattutto sui Paesi più deboli. Il terzo è questa "tassa" petrolifera sui Paesi più poveri: i combustibili fossili sono per loro la maggiore fonte di energia, e se non possono permettersi l’energia si blocca la loro crescita. Come fornire una risposta a questi problemi? Per soddisfare la domanda di energia e ridurre l’impatto sull’ambiente dei combustibili fossili ci sono tanti modi. In Italia è tornato di moda dire: torniamo al nucleare. Eppure, oggi parlare di nucleare di terza generazione è un grave errore. Non è un fatto ideologico: è un vero errore. Dico questo perché ci sono ragioni precise. Il nucleare di terza generazione, contrariamente a quello che si dice, in realtà costa molto, ma molto, caro. Dissento. In Francia la corrente elettrica, che è prodotta soprattutto con l’energia atomica, costa poco. Facile: in Francia tutti i reattori sono già costruiti e ammortizzati da anni. Ma costruire oggi una centrale nuova di terza generazione è insostenibile. Si stima che un chilowattora costerebbe tra gli otto e i dieci centesimi di euro per chilowattora. Poi questo costo viene nascosto, spostandone gran parte sulla fiscalità generale o dando incentivi, ed è un modo per distorcere il mercato. Dice Amory Lovins, fondatore e presidente del Rocky Mountain Institute, che «il nucleare è stato ucciso da un attacco incurabile di economia di mercato». Sia chiaro: dove prevalgono le leggi del mercato libero, non si fanno centrali atomiche. Le centrali nucleari si costruiscono solamente dove sono finanziate dallo Stato per motivi politici. Bisogna contare non solamente il costo di investimento e quello di esercizio, ma anche il costo di messa in sicurezza delle scorie e il costo di smantellamento: se calcoliamo queste voci nel costo del chilowattora, il nucleare non è economico. Non è razionale uno Stato che crea l’illusione che l’energia atomica non costi. Come pensa che si possa risolvere allora il problema energetico e del riscaldamento globale? Non certo partendo da zero con una tecnologia superata. Il momento più duro che l’umanità deve affrontare sono i prossimi vent’anni, e soprattutto i primi dieci: è utopia immaginare che in dieci anni abbiamo una centrale atomica in Italia. Certo, queste tecnologie ci aiuteranno molto dal 2030, quando però le centrali di terza generazione saranno superate. C’è poi il tema della sicurezza. Sicurezza? I rischi del "tipo-Cernobyl" sono remoti. Remotissimi, ma il problema delle scorie non è risolto. In nessun Paese. Negli Stati Uniti da venti anni non riescono ad avviare il deposito di scorie di Yucca Mountain. Per quanto ci riguarda, dal referendum dell’87 non abbiamo ancora trovato la soluzione definitiva per una messa in sicurezza delle scorie. Soluzione che è comunque costosissima. C’è poi una ragione politica: i Paesi africani e asiatici vogliono anch’essi il nucleare, e dopo l’esperienza della Corea del Nord e dell’Iran non ha senso aprire nuovi fronti. Infine l’uranio non è così disponibile: ce n’è poco, e se aumentasse di molto il numero delle centrali, le riserve di uranio economicamente sfruttabili si esaurirebbero in meno di 50 anni. Il nucleare di terza generazione dovrebbe essere chiuso. Contrario del tutto? No, nulla osta che l’Enel vada a investire all’estero. Non ho alcuna opposizione ideologica all’energia atomica. Che cosa dovremmo fare allora? Per esempio, potremmo puntare su soluzioni nucleari nuove. Si sta lavorando sulla tecnologia di quarta generazione, che sarà pronta fra trent’anni, e dovremo esserci. Si deve investire di più sul progetto Iter per la fusione calda; sul progetto di Carlo Rubbia basato sul torio e non sull’uranio, con il quale l’energia costerebbe meno, non ci sarebbero scorie. E c’è ampia disponibilità di torio nel mondo. Ma il problema va risolto adesso, in dieci anni; non in quaranta... Ci sono solamente due soluzioni. Primo: risparmio energetico. Secondo: le rinnovabili. Il più importante, che ottiene risultati subito e che ha costi bassissimi, è il risparmio energetico. Il payback degli investimenti in risparmio è molto breve. La formula magica è costituita dal mettere insieme tre soggetti e tre strumenti. I tre soggetti e i tre strumenti? I tre soggetti sono le istituzioni, le imprese e i cittadini. Gli strumenti sono gli incentivi sul passato, la normativa sul futuro e l’educazione. Se combiniamo insieme questi ingredienti si possono fare grandi cose. Per esempio: l’istituzione può creare incentivi per correggere il passato (per rottamare gli elettrodomestici vecchi e comprare quelli di classe A+), la normativa può orientare il futuro (può vietare dal 2010 gli elettrodomestici a basso rendimento). L’istituzione può fornire incentivi per coibentare le case esistenti; la normativa può obbligare gli isolamenti termici sulle case future. Una campagna forte di risparmio energetico consentirebbe all’Italia di risparmiare non il 20% chiesto dalla Ue ma addirittura il 30% del fabbisogno energetico da qui al 2020, a parità di Pil. Un cenno sulle rinnovabili. Più di un cenno. Dalle fonti rinnovabili possiamo generare almeno il 20% della nostra energia entro il 2020, puntando con decisione su questa soluzione – come aveva fatto il Governo Prodi – ma soprattutto sulla ricerca, come aveva fatto il programma Industria 2015 promosso dal ministro Bersani. Nel settore solare-fotovoltaico il chilowattora al 2015 può costare sui sette centesimi al chilowattora, meno del nucleare, e meno ancora dopo il 2020. L’eolico è già oggi a quei livelli di costo. E non è vero che è una fonte marginale: la Germania riceve già l’8% di tutta la sua energia elettrica dall’eolico, la Danimara il 20% e la Spagna il 10%. La Cina sarà un’altra grande sorpresa. Jacopo Giliberto