Sergio Romano, Corriere della Sera 17/7/2008, 17 luglio 2008
Le sarei grato se mi spiegasse, e spiegasse ai lettori del Corriere - vista la grande attualità dell’ argomento in Italia sia sul piano giuridico che su quello politico e dell’ opinione pubblica - il progetto, avviato dal premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero, di un’ ampia riforma del sistema e della struttura del potere giudiziario spagnolo che, fra l’ altro, prevederebbe l’ obbligo per i componenti degli equivalenti di Csm e Corte Costituzionale di comparire davanti al Parlamento ogni qual volta richiesti
Le sarei grato se mi spiegasse, e spiegasse ai lettori del Corriere - vista la grande attualità dell’ argomento in Italia sia sul piano giuridico che su quello politico e dell’ opinione pubblica - il progetto, avviato dal premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero, di un’ ampia riforma del sistema e della struttura del potere giudiziario spagnolo che, fra l’ altro, prevederebbe l’ obbligo per i componenti degli equivalenti di Csm e Corte Costituzionale di comparire davanti al Parlamento ogni qual volta richiesti. La discussione del progetto ha tutta l’ aria di avviarsi su basi «bipartisan» e ciò potrebbe fornire argomenti per i «laudatores» dei nostri cugini iberici, assai più fondati delle tanto strombazzate migliori performance, in materia di crescita del Pil dello scorso anno, del governo Zapatero a confronto di quelle del governo di Prodi. g.castellanipastoris@ tin.it Caro Castellani Pastoris, L a riforma spagnola sta facendo i suoi primi passi. Sappiamo che il ministro della Giustizia Mariano Fernandez Bermejo ne ha parlato durante un intervento alla Commissione giustizia delle Cortes e che il rappresentante dell’ opposizione, a differenza di quanto è accaduto in passato, ha dichiarato di essere disposto a collaborare con il governo. Sembra addirittura che i due partiti stiano per raggiungere un accordo: un’ altra buona ragione per invidiare la Spagna. Una norma della riforma dovrebbe prevedere l’ obbligo per i membri del Consejo del Poder Judicial (equivalente del nostro Csm) di presentarsi al Parlamento ogni qualvolta saranno invitati. Qualche tempo fa il presidente del Consejo respinse l’ invito; oggi il Parlamento sembra deciso ad affermare i suoi diritti. Se approvata, la nuova norma potrebbe servire anche a noi per evitare il battibecco delle scorse settimane sulla competenza del Csm a proposito del disegno di legge governativo che prevedeva la sospensione per un anno di un certo numero di processi penali. La Commissione giustizia della Camera o del Senato avrebbe potuto invitare il presidente Mancino per un’ audizione e lo scambio di vedute avrebbe avuto luogo in un contesto meno formale e impettito. La riforma sembra prevedere anche nuove regole per il processo penale, ma il suo punto forte, a quanto pare, sarà una nuova disciplina per l’ ingresso nella carriera giudiziaria. Anziché partecipare a un concorso per esami, come accade anche da noi, i giovani spagnoli chiederanno di essere ammessi a una scuola dove il corso di formazione durerà sei anni e prevederà una progressiva partecipazione ad attività giudiziarie. In attesa di saperne di più posso immaginare che il modello all’ esame del governo spagnolo sia quello della «cole Nationale de Magistrature» di Bordeaux che fu creata in Francia agli inizi della V Repubblica, nel dicembre 1958, come Centro nazionale degli studi giudiziari e venne rinnovata, con il suo nuovo nome, negli anni Settanta. Il modello, in questo caso, è quello della cole Nationale d’ Administration, creata dal generale de Gaulle subito dopo la fine della guerra: un esame d’ ammissione, un corso di studi generalmente triennale, alcuni stages e un esame finale che garantisce ai vincitori il diritto di scegliere l’ amministrazione preferita secondo il doppio criterio della graduatoria e dei posti disponibili. un metodo sfacciatamente meritocratico che ha garantito alla Francia, negli ultimi sessant’ anni, una buona funzione pubblica. Uno degli aspetti più interessanti della Scuola francese per la formazione dei magistrati è quello degli stages: due mesi in una impresa, associazione o ente internazionale, qualche mese nello studio di un avvocato, due mesi in un sistema penitenziario con le funzioni (e l’ uniforme) del sorvegliante stagista, un anno in un tribunale alle dipendenze di un giudice tutore. Come all’ Ena, il giovane promosso sceglie la funzione preferita. Ancora un particolare interessante: dal 2008 gli statuti della Scuola prevederebbero per il candidato, al momento dell’ esame di ammissione, un test psicologico. Udite, udite. Romano Sergio