Il Messaggero 17 luglio 2008, LUCIANO CAGLIOTI, 17 luglio 2008
Se dalle cellule staminali arriverà la bistecca senza mucca. Il Messaggero 17 luglio 2008 BISTECCA e vino rosso in Trastevere saranno un ricordo del passato? Speriamo proprio di no, anche se una certa concorrenza alla carne potrebbe nascere se si realizzerà su scala massiccia quanto ipotizzato su Week e riportato da Internazionale (4 luglio 2008)
Se dalle cellule staminali arriverà la bistecca senza mucca. Il Messaggero 17 luglio 2008 BISTECCA e vino rosso in Trastevere saranno un ricordo del passato? Speriamo proprio di no, anche se una certa concorrenza alla carne potrebbe nascere se si realizzerà su scala massiccia quanto ipotizzato su Week e riportato da Internazionale (4 luglio 2008). L’ipotesi è che sulle nostre tavole possano arrivare "la bistecca senza la mucca, costolette di maiale senza il maiale". Alla base di questa apparente diavoleria vi è l’iniziativa di alcuni genetisti che stanno mettendo a punto la produzione di tessuti animali a partire da cellule staminali: ne risultano tessuti consistenti, dello stesso valore nutritivo della carne, che possono essere mangiati tranquillamente, fatta salva una questione di aromi e sapori, comunque aggiustabili, se non altro sulla base dell’esperienza piuttosto ampia che si ha in materia di manipolazione di cibi normali in termini di coloranti, stabilizzanti, antiossidanti, ispessenti ecc. Reazioni di tutti i tipi, in particolare presso la Peta (People for ethical treatment of animals) che vede bene un megadirottamento alimentare da animali appositamente allevati e sacrificati alle esigenze culinarie dell’uomo a tessuti compressi senza sistema nervoso e pertanto non coinvolti nelle sofferenze che il fatto di dover essere uccisi e cucinati implica. Non mancano comunque gli oltranzisti, che rifiutano in principio qualsiasi pratica che riguarda l’alimentazione carnea, anche se a livello di pappa anonima. Al di là dei possibili sviluppi, una considerazione è opportuna. Entriamo nel merito di uno dei problemi di fondo del mondo moderno: il peso che l’uomo ha sull’ambiente. Quanto è la popolazione mondiale? 6-7 miliardi, rispondono con qualche approssimazione gli interrogati. Ma è vero? Certo, se ci si riferisce agli umani, ma se si considerano le entità viventi che gravano sul pianeta e sull’ambiente le cose sono diverse: occorre infatti considerare gli animali. Un animale mangia cibi tipo i nostri, e se è d’allevamento consuma energia, spazio, murature, trasporti, produce rifiuti. Proviamo a dare qualche cifra, riferendoci all’Italia. Secondo quanto riportato sul Corriere della Sera del 19 ottobre 2004, gli animali allevati per scopi alimentari sono: 342 milioni di avicoli, 28 di conigli,17 di suini, 14 di ovini, 2 di caprini,12 di bovini, 369.000 equini, 363.000 bufali, 30 milioni di pulcini cui vanno aggiunti gli animali selvatici e di compagnia. Per i cani, si tratta di 5.500.000 cani di proprietà e 660.000 randagi. Il totale fa 440 milioni di animali da allevamento. Cui si aggiungono gli animali selvatici che certo non sono pochi. Come dire che fra uomini e animali le bocche da sfamare sono almeno il doppio della sola popolazione umana. In poche parole, l’alimentazione carnea comporta un carico ambientale realmente pesante. Tanto più in quanto allevare animali costa molto in termini alimentari, nel senso che quando un etto di carne arriva nel nostro piatto, il consumo in mangime dell’animale da cui proviene è stato dieci volte superiore. Non solo, ma le infrastrutture necessarie per questa trasformazione sono a loro volta costose in termini di organizzazione, di uomini, di mezzi di trasporto, macchinari ecc. Si parla tanto dell’esigenza di alleggerire il carico ambientale dovuto all’uomo, ed anche del problema della fame nel mondo. Questa è certamente una via per dare un contributo non simbolico ma quantitativamente soddisfacente. LUCIANO CAGLIOTI