Fabrizio Dragosei , Corriere della Sera 17/7/2008, pagina 16, 17 luglio 2008
MOSCA – Questa volta sembra proprio che i resti della famiglia imperiale russa massacrata dai bolscevichi siano stati tutti identificati
MOSCA – Questa volta sembra proprio che i resti della famiglia imperiale russa massacrata dai bolscevichi siano stati tutti identificati. Ciò significa la fine della carriera per le decine di presunti figli e nipoti dello zar che periodicamente sono comparsi sulla scena mondiale. E che negli ultimi tempi hanno pure iniziato a reclamare dalla Russia la restituzione di tutti i beni della famiglia imperiale. Niente più zarevich pretendenti al trono; niente più Anastasie «smemorate» (ricordate il film con Ingrid Bergman?); e poi le Marie, le Olga, le Tatjana. L’intera famiglia dell’ultimo zar Nicola II fu dunque massacrata a colpi d’arma da fuoco il 17 luglio del 1918, esattamente novant’anni fa. Tutti i corpi tranne quelli dell’erede al trono Aleksej e della sorella Maria furono interrati in una buca nella foresta fuori dalla città di Ekaterinburg dove avvenne l’esecuzione. I due ragazzi furono invece sepolti in un luogo poco distante che è stato identificato solo un anno fa. Adesso gli esami sul Dna hanno accertato anche l’identità dei due ultimi corpi. La famiglia Romanov, guidata da Nikolaj, ritiene che le indagini siano state accurate. «Se effettivamente è provato che si tratta dei resti dei due figli dello zar, allora credo che debbano essere sepolti a San Pietroburgo», ha dichiarato al Corriere Nikolaj Romanov. E i presunti sopravvissuti alla strage di Ekaterinburg? Il primo, in ordine di tempo, si presentò addirittura alle truppe bianche che combattevano nella guerra civile contro i bolscevichi. Disse di essere Aleksej e venne ricevuto con tutti gli onori (perché in quel momento ai generali zaristi faceva comodo) alla stazione di Omsk, in Siberia, nel 1919. Poi però finì in galera come millantatore. Fu salvato dalla controffensiva dei rossi, ai quali raccontò di essere stato costretto a fingere dai manutengoli dello zar. Fece carriera nel partito fino a che non venne riconosciuto da un ex detenuto. Anna Anderson che comparve a Berlino nel 1920 è certamente l’Anastasia più famosa. Ma ce ne furono tante altre, russe, polacche, olandesi. Una certa Eugenia Smith fece furore negli Stati Uniti e scrisse anche un libro nel quale sosteneva di essere l’unica sopravvissuta al massacro. Negli stessi anni comparve anche un Aleksej polacco, tale Michael Goleniewski, ex ufficiale dello spionaggio di Varsavia, agente sovietico che nel 1961 passò con gli americani a Berlino e iniziò a lavorare per la Cia. L’uomo, nato nel 1922 (lo zarevich era invece nato nel 1904) affermava di sembrare più giovane di 18 anni a causa dell’emofilia che, notoriamente, affliggeva il figlio dello zar. In America il settimanale Life organizzò un’incontro con la Smith. Lui subito la riconobbe come Anastasia e lei, prontamente, giurò che il polacco era il fratellino Aleksej. Evidentemente quando aveva scritto di essere la sola sopravvissuta si era sbagliata. Nel 1964 la Cia, imbarazzata, scaricò Goleniewski. Un certo Anatolij Ionov ha addirittura sostenuto di essere il figlio di Anastasia. Ha scritto a Putin perché la madre fosse sepolta assieme agli altri della famiglia imperiale. Una certa Natalia Bilikhodze, apparsa nel 1995, si è dimostrata la più concreta. Nel 2002 è arrivata in Russia per reclamare la restituzione di tutti i beni dei Romanov. Fabrizio Dragosei