
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Una doccia gelata ha calmato i bollenti spiriti di Silvio Berlusconi. Ieri in una Borsa assai depressa (-2,10, la peggiore in Europa) i titoli della galassia Fininvest sono crollati: Mediaset, sospesa in apertura per eccesso di ribasso, è precipitata fino a un -7%, e ha chiuso poi a -6,25 (valore 3,15 euro). Mediolanum ha lasciato sul terreno un 3%. Dopo quattro ore, il patrimonio del Cavaliere è risultato decurtato di 150 milioni.
• Come possiamo essere certi che la caduta sia stata provocata dalle intemerate contro il governo dei falchi di quel partito?
Il recupero elettorale di Berlusconi, la sua non-sconfitta al voto, l’ingresso del Pdl nella maggioranza di governo con tanto di ministri hanno fatto guadagnare ai titoli della casa un buon 80%. Se si guarda lo storico degli ultimi mesi, ogni volta che il centrodestra ha messo in pericolo le larghe intese, i titoli Mediaset Mediolanum e Mondadori sono precipitati. L’acme raggiunto con la riunione di sabato e le dichiarazioni furibonde di domenica hanno messo l’esplosivo nelle quotazioni del lunedì. Si sa che i figli e Fedele Confalonieri si sono precipitati ad Arcore a chiedere a Silvio se, per caso, non fosse impazzito (stiamo sintetizzando brutalmente). È il conflitto di interessi che funziona al contrario, come capita ormai da due anni. Berlusconi non può menare le mani, come vorrebbe, perché le prime a sanguinare sarebbero le sue aziende.
• Quindi? Il governo non cade più? Sa che questa altalena mi ha stancato...
Quindi Berlusconi, ieri, è uscito allo scoperto con una nota straordinariamente significativa, che rimette in piedi i pezzi avventurosamente buttati a terra. Se la prende con i giornali e con le divisioni interne, tra falchi sfascisti e colombe governative. Ecco qua: «In questa situazione di difficoltà per il nostro Paese e di confronto tra le forze politiche, il dibattito all’interno del Popolo della Libertà, che nasce come chiaro segnale di democrazia, viene sempre più spesso alimentato, forzato e strumentalizzato dagli organi di stampa. La passione e l’impegno generoso dei nostri dirigenti e dei nostri militanti, anche negli ultimi giorni, vengono riportati e descritti a tinte forti, quasi fossero sintomi di divisione e di contrasto. Perciò, invito tutti a non fornire con dichiarazioni e interviste altre occasioni a questa manipolazione continua che alimenta le polemiche e nuoce a quella coesione interna, attorno ai nostri ideali e ai nostri valori, che è sempre stata ed è il tratto distintivo del nostro movimento». Questa nota viene letta in chiave filo-governativa perché diretta evidentemente contro i falchi del partito, e in particolare contro la Santanché, che domenica, in un’intervista a Repubblica, aveva dato per spacciato il governo Letta e per poveri nesci quelli che credevano ancora possibile uno spazio di mediazione. La giornata di Borsa ha fatto capire a tutti che col governo bisogna andarci piano, dato che si tratta di dinamite. S’immagina una settimana consecutiva di precipizi?
• Resta il problema Imu.
Ieri c’è stato un vertice a Palazzo Chigi per discutere la tassa. Letta ha assicurato che non ci saranno altri rinvii. Il Consiglio dei Ministri deputato a varare la rimodulazione è convocato per domani. Non dovrebbe essere difficile trovare un qualche marchingegno compromissorio che, in questa fase, consenta al centro-destra di attribuirsi un minimo di vittoria. Nessuno parla più dell’Iva, tra l’altro, e si direbbe tacitamente assodato che il punto in più scatterà.
• È possibile che domani, in consiglio dei ministri, i cinque rappresentanti del Pdl votino contro la riforma dell’Imu? Mettendo in crisi il governo?
I ministri pidiellini sono cinque: Alfano, De Girolamo, Lupi, Lorenzin, Quagliarello. Sono cinque colombe. Quagliarello ha addirittura detto, qualche giorno fa, che non si può votare con questa legge dato che la Consulta sta per dichiararla (prossimo 3 dicembre) almeno parzialmente incostituzionale. La De Girolamo è addirittura sposata col democratico Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio, e vicinissimo al premier. Alfano e Letta, secondo tutti gli osservatori, sono una coppia perfetta, che, al di là dei ruggiti berlusconiani, fila d’amore e d’accordo. Interrogati, tutti e cinque rispondono: «Faremo quello che dirà il Presidente». Ma dirlo adesso è facile.
• Se si arrivasse al momento fatale, potrebbero dei pidiellini disobbedire al Capo e votare la fiducia al governo Letta?
Sì, ma se dobbiamo mettere in campo i franchi tiratori, sarà bene sapere che è vasto anche nel Pd lo schieramento di quelli che vogliono la fine delle larghe intese. Non bisogna escludere che nel segreto dell’urna parecchi franchi tiratori di sinistra votino contro il governo. Ho l’impressione che siano di più, eventualmente, i traditori antigovernisti democratici che i traditori governisti berlusconiani. In ogni caso, qualche segnale da sinistra arriva. Ieri Violante ha esaltato il diritto alla difesa di qualunque imputato e spiegato che se la Giunta per le elezioni ricorresse alla Consulta «non farebbe dilazioni, ma applicherebbe la Costituzione». È forse un segnale pro-Berlusconi anche il fatto che la Procura generale della Cassazione abbia chiesto e ottenuto la registrazione della famosa intervista del presidente Esposito al Mattino di Napoli.
(leggi)