Marisa Fumagalli, Corriere della Sera 27/08/2013, 27 agosto 2013
RITROVARSI: ANDREA VITALI E MANUELA (CHE LO AVEVA MANDATO AL DIAVOLO)
Vitali, ci permette di suggerirle il titolo per uno dei suoi prossimi romanzi? «Prego». Eccolo: Il matrimonio del dottore. Sigaretta tra le labbra, sorride. E la prende (quasi) sul serio: «È un’idea, ci penso su».
Bellano, piazza Tommaso Grossi, davanti alla statua dello scrittore che qui nacque nel 1790. Seduti sulla panchina vistalago a parlare d’amore. Protagonisti, Andrea Vitali, 57 anni, e la moglie Manuela Mancosu, 54. Una storia movimentata — prendi, lasci (intanto lei si sposa civilmente con un altro), riprendi e convoli a nozze —, a tratti irresistibile. Fatto sta che, quando si arriva al racconto del matrimonio, ai tre dettagli riferiti con nonchalance dall’autore di best seller, scatta il suggerimento, non richiesto. Vitali li riassume così: «Essendo io il dottore della mutua (come si diceva un tempo) e già un po’ famoso per i primi romanzi pubblicati, il giorno delle mie nozze (anno 1995) i compaesani affollarono il sagrato della Parrocchiale, pronti ad applaudire i novelli sposi. Beffati. Per la cerimonia avevamo scelto di salire a San Grato, in Valsassina. Là, ci aspettava don Eugenio».
Continua: «Sto per entrare in chiesa e mi accorgo di non essermi confessato. Oddio, che faccio? Parlo col prete amico. Che mi porta in sagrestia, mi ascolta velocemente e mi dà l’assoluzione». Infine, c’è il dettaglio della tre donne non invitate che si infilano tra parenti e amici autonominandosi cantanti di cori religiosi. «Ha presente le voci di una volta, gli acuti da santuario? Indimenticabili», dice lo scrittore. Il quale, per inciso, andò a nozze indossando un completo usato, mentre la sposa era in bianco, lungo.
E così sia. Basta aver letto le sue opere o semplicemente qualche recensione per comprendere che qui gli spunti per un romanzo alla Vitali ci sono tutti. «È vero», ammette. E osserva: «La figura di Manuela è entrata di striscio soltanto in uno dei miei libri. Dopo lunga e penosa malattia, dove la moglie del dottore è in perenne attesa del marito. Situazione che ci riguarda nella vita di tutti i giorni, anche se quel personaggio femminile è più simile alla signora Maigret». E la storia d’amore della coppia Vitali? Ai confini della realtà. Succede, allora, che Andrea e Manuela, lui maggiore di tre anni, cominciano a «lumarsi» all’ospedale di Bellano, dove lei lavora come tecnico di laboratorio. «Con la scusa dei referti, facevo in modo di incontrarla — racconta Vitali —. Scura di capelli, tratti decisi, bella. Il mio tipo fisico, insomma. Preferivo Manuela, di origini sarde, a certe signorine del Nord». Da cosa nasce cosa e i due cominciano a frequentarsi. Passione? Non proprio. «Ero un po’ imbranato (un tambor, nel nostro dialetto, cioè tamburo, non tombeur) e mi veniva difficile sciogliermi, eppure la ragazza mi piaceva. Il peggio accadde quando si decise di passare una vacanza in Tunisia. Settimana d’inferno. Ero terribilmente a disagio, mi pesava la quotidianità di coppia...».
Scusi, Vitali, e nei momenti di intimità? «Macché. Niente da fare. Parlavo pochissimo e leggevo molto». Inevitabile che Manuela lo mandasse al diavolo. «Ci ho riprovato — racconta lui — prendevo solo palate di fango». Fine della prima parte della storia.
Il dottor Vitali continua a dividersi tra l’ambulatorio e la scrittura, ispirandosi all’umanità del piccolo mondo del suo ramo del lago di Como (cioè di Lecco), mentre la ex prende un’altra strada. Sposerà un ingegnere. Seguono per lui alcuni anni da single («casa indipendente, pur sempre accudito dalle zie»), con varie avventure di assoluto disimpegno. Poi, il ritorno di fiamma. Ardente, questa volta. Complice, forse, la clandestinità degli incontri. Che avvengono nel trilocale di Vitali, a Villa Larissa, dove un tempo aveva soggiornato Alida Valli. A farla breve, entrambi si rendono conto che quel legame spezzato deve riannodarsi. C’è sostanza nel sentimento, pur nella diversità del loro essere. «Manuela pasionaria e passionale, io introverso», nota lo scrittore. Occorre, dunque, uscire allo scoperto. Lei lo dice al marito e la separazione è nelle cose. «Abbiamo convissuto per un po’, prima del matrimonio. Volevamo il rito religioso e il fatto che le prime nozze di Manuela erano state civili ha reso tutto più facile. Frequento raramente la Chiesa, però sono legato alle tradizioni». «Manuela aspettava già Domenico quando ci siamo sposati — confida —. E zia Paola benedì la scelta del sacramento (diversamente, ne avrebbe fatto una tragedia) recuperando il rapporto con la sposa, guardata fino ad allora con diffidenza».
I Vitali, marito e moglie da 18 anni, vivono felicemente a Bellano. Lui, medico/scrittore, lei moglie a tempo pieno («La chiusura del nostro ospedale e il bambino la convinsero a lasciare il lavoro»), segretaria all’occorrenza. Vispa e sorridente, quando, vedendola arrivare, incrociamo il suo sguardo dalla panchina vistalago.
Marisa Fumagalli