Luca Mastrantonio, Corriere della Sera 27/8/2013, 27 agosto 2013
SE SAVIANO IN AMERICA NON PUO’ FARE IL TELEPREDICATORE
Prendete Roberto Saviano e toglieteli i passaggi tv da Daria Bignardi, Enrico Mentana, Michele Santoro, Fabio Fazio… Cosa resta? Lo scrittore, punto. Autore di un esordio clamoroso, qualche raccolta un po’ posticcia di articoli di giornale e monologhi televisivi, e un ritorno in libreria, quest’anno, con un volume andato bene ma non benissimo: «ZeroZeroZero» (edito da Feltrinelli, non più Mondadori). E il profeta televisivo? L’eroe della Repubblica dei buoni? La star dei festival letterari? Gli americani difficilmente conosceranno questo Saviano, perché il suo inglese parlato sembra non dare sufficienti garanzie allo staff della Penguin Random House che pubblicherà il libro, e teme di non poterlo lanciare in pompa magna su radio e tv. Ma non tutto il male viene per nuocere. Per l’ex ragazzo nato a Napoli e cresciuto a Caserta, classe ’79, può essere un modo per tornare alle origini, e riscoprire cosa significhi essere uno scrittore. E non un telepredicatore.