Rassegna, 27 agosto 2013
Kerry: «Usa pronti all’attacco in Siria»
• Il segretario di Stato americano John Kerry ha tenuto un discorso di dieci minuti in cui ha fatto capire che gli Stati Uniti sono pronti all’intervento militare in Siria. Queste le parole di Kerry: «L’attacco con i gas ha sconvolto la coscienza del mondo, è un crimine imperdonabile e innegabile. Le immagini di intere famiglie, donne, uomini e bambini uccisi nel sonno dentro le loro case sono un’oscenità morale. Come padre è impossibile guardarle e rimanere insensibile. Gli Stati Uniti hanno la certezza che il regime di Assad ha colpito con armi chimiche. Siamo in possesso di molte informazioni sull’uso indiscriminato e su larga scala di armi non convenzionali. E molte altre le stiamo valutando insieme ai nostri alleati. Il presidente Obama è in continuo contatto con i leader delle altre nazioni, ma lui pensa che chi ha fatto questo contro civili innocenti deve risponderne, pagarne le conseguenze». [Vincenzi, Rep]
• Secondo la maggior parte degli esperti l’attacco avverrà entro 48 ore o comunque nei prossimi giorni, attraverso droni o missili da crociera lanciati dalle navi. [Olimpio, Cds]
• Paesi favorevoli all’attacco in Siria: Usa, Francia, Gran Bretagna, Turchia e forse la Germania (fino a due giorni fa contraria). Il leader russo Vladimir Putin ha ribadito il suo parere: «Non esistono prove della colpevolezza di Assad». [Olimpio, Cds]
• Fra una settimana è previsto il G20 a San Pietroburgo. [Rampini, Rep]
• Gli Usa sono già pronti all’intervento militare però il Congresso ha chiesto, con una punta polemica, di essere consultato. In passato i presidenti hanno agito comunque. Anche i britannici devono forse parlarne in Parlamento ed è fissata una seduta per domani. Primi aerei da guerra e trasporti militari britannici sono stati avvistati nei cieli di Cipro. [Olimpio, Cds]
• Spiega Rampini (Rep): «Per quanto riguarda la legittimazione internazionale, scontando che fallirà il tentativo di ottenere una risoluzione Onu (sicuramente bloccata dal veto di Putin) Obama può cercarla con due altri organismi internazionali: da una parte la Nato, dall’altra la Lega araba. Per quanto riguarda la Nato come “seconda opzione” in mancanza di una risoluzione Onu, il precedente è il Ksovo nel 1999 (primo test del “dovere d’ingerenza umanitaria”). Nel mondo arabo, decisivo è il ruolo del principe saudita Bandar, eminenza grigia di una potente coalizione anti-Assad che ha la sua cabina di regìa a Ryad».