Maurizio Porro, Corriere della Sera 27/8/2013, 27 agosto 2013
LINDON SCOPRE LA PASSIONE CIVILE
«Welcome», piccolo film dai grandi meriti, diretto nel 2009 da Philippe Lioret, è una bellissima storia che si rivolge alla coscienza umanitaria infelice di oggi e la mette a dura prova raccontando un episodio di «ordinario» razzismo al contrario, cioè un gesto di solidarietà, uno di quelli che passano ignorati contro l’indecenza morale di chi tira indisturbato le banane.
Simon è un istruttore di nuoto di una piscina di Calais abbandonato senza causa né preavviso dalla moglie, insegnante attiva nel volontariato: così, un po’ per ragioni del cuore un po’ per riscatto verso la donna che l’ha lasciato, si prende a cuore la situazione di un 17enne immigrato curdo (Firat Ayverdi) che, arrivato dall’Iraq a Calais, vuole imparare a nuotare per traversare a nuoto la Manica e stabilirsi in Inghilterra con la sua ragazza. Naturalmente non è facile, è un gesto mette a nudo l’anima e il corpo, nel senso vero del termine, e potrebbe finire in tragedia. Ma l’uomo, sportivo e reduce da una vita priva di dubbi esistenziali e dedicata più che altro alla muscolatura e al nuoto, dà lezioni al giovane e così trova una ragione di vita nella scoperta non calcolata di una coscienza sociale e civile. Com’è chiaro, è un film che ci riguarda tutti e che fa parte di un genere di cinema che si sta sviluppando in ogni direzione ovunque, vedi gli indiani a Londra, gli arabi in Germania: molti anche gli esempi italiani e travolgente il Miracolo a Le Havre di Kaurismäki.
Senza alzar troppo la voce, Lioret porta a termine la sua gara morale utilizzando il volto inedito e di ricambio di un bravissimo Vincent Lindon (nella foto) , noto un tempo per amori regali a Montecarlo. Ispirato a un fatto vero e sceneggiato dal regista con Emmanuelle Courcol e Olivier Adam, autore di un’inchiesta sul degrado e il racket degli immigrati a Calais, il film è soprattutto l’epos di una grande storia, di un rapporto che nasce tra un uomo e un ragazzo che potrebbe essergli figlio, evitando secche e prediche del dramma giudiziario. L’importante è accorgersi di avere un cuore al di là della retorica del «Benvenuto» scritto sullo zerbino anche di chi è pronto a denunciarti (il senso del titolo): la gente mormora volentieri. Il riferimento non casuale a una legge, ora abrogata, dell’era Sarkozy, per cui veniva punito che aiutava un immigrato a resistere, resistere e resistere festeggiando la delazione.