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 2013  agosto 27 Martedì calendario

ASSE GIORNALI-ECONOMISTI: IL COPIONE SI RIPETE

Ci risiamo. Parte la lunga campa­gna elettorale e ricomincia la danza dello spread. Il partito di Repubblica punta il dito contro Silvio Berlusconi e attraverso un economista famoso come Nouriel Roubini rilancia il solito allarme: «Il differenziale fra i tito­li italiani e quelli tedeschi risalirà e que­sto a causa del Cavaliere che pretende l’immunità personale a costo di sfascia­re tutto». Sì, non bastavano le sentenze alla Esposito e la via giudiziaria. Ci vuo­le anche il responso dei think tank inter­nazionali che non gradiscono il leader del centrodestra tricolore. Meglio azio­na­re pure quella ghigliottina in vista del­le elezioni, anche se nessuno al momen­to è in grado di fissare una data. E però tutti sanno che la grande guerra fra Sil­vio e i giudici è andata avanti per venti anni, con esiti alterni, mentre è stata proprio quella divinità misteriosa e rive­rita con timore a­ metter fuori gioco il Ca­valiere nell’autunno di due anni fa. Il dif­ferenziale saliva, saliva, saliva e intanto un’accorta regia, con sponda nei gior­nali più influenti e negli studi di presti­giosi analisti finanziari, attribuiva la col­pa, tutta la colpa, di questo disastro, a Silvio Berlusconi.
Lui, alla fine, fu costretto a gettare la spugna, a farsi da parte e a cedere lo scet­tro a Mario Monti, l’unico domatore di spread, inteso come fiera non ammae­strata, in grado di ammansire la belva con la frusta della sua credibilità. Lo spread, che era arrivato al picco himala­yano di 575 punti base il 9 novembre 2011, è sceso lentamente. Tornante do­po tornante fino a precipitare nei giorni scorsi a 240 punti. Ma, intanto, si è capi­to che quel meccanismo va ben al di là del Cavaliere e dei suoi guai giudiziari. Lo spread intercetta sì l’affidabilità di un Paese ma, forse, ha più a che fare con le politiche complessive dell’Europa, e con le sue lacune vistose, che non con questo o quel procedimento del Cava­liere.
Nei mesi scorsi anche Monti, che sul­lo spread ha costruito le sue peraltro brevi fortune, si è scordato di quel paro­lone e l’Italia, pur impantanata nello stallo elettorale e nelle convulsioni per la nomina del nuovo presidente della Repubblica, ha retto su questo fronte meglio che sul Piave. Lo spread è rima­sto basso, a dispetto del marasma istitu­zionale, anche se il governo Letta va avanti a passettini e l’economia non gi­ra per niente bene. Ora però si torna ad intravedere sulla linea dell’orizzonte la chiamata alle urne. E allora Repubblica corre ai ripari e lancia la compagna pre­ventiva contro il signore di Arcore.
Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari va negli Stati Uniti e intervista Nouriel Roubini, professore titolato con cattedra alla New York University. E Roubini non si fa pregare: disegna sce­nari tempestosi, con lo spread, prima in picchiata, ora pronto a risalire e a rag­giungere quota 300, e naturalmente riti­ra fuori la vecchia favola del Cavaliere nero come il carbone: è lui e solo lui il re­sponsabile di questo temporale in arri­vo. Dice proprio così Roubini: «Si sta rompendo a causa di Berlusconi il patto non ufficiale, una sorta di gentlemen agreement che doveva evitare qualsiasi sconvolgimento politico prima delle elezioni tedesche». Non ci crede più nessuno alla favola del lupo cattivo di Arcore e però Roubini va giù pesante: «Enrico Letta, una persona seria e ri­spettata da tutti sul piano internaziona­le, sta con il suo governo facendo molte cose buone... Una linea corretta e i mercati la stavano apprezzando. Invece Berlusconi per un mero calcolo perso­nale prende a pretesto proprio l’Imu per aprire la crisi. Anzi, per pretendere l’immunità personale,a costo di sfascia­re tutto. Una posizione inaccettabile». E dai costi drammatici, secondo Roubi­ni, per il Paese: «Lo spread risalirà entro pochissimi giorni a quota 300».E l’Italia s’infilerà dentro un grande nuvolone nero.
Ieri, purtroppo, il differenziale è sali­to di qualche punto fino a 249. Solo qual­che punto in su, ma sufficiente per far rullare i tamburi di Repubblica e degli al­tri nemici del Cavaliere. C’è da scom­mettere: la danza dello spread sarà la co­lonna sonora delle prossime settima­ne. E il differenziale sarà usato come ar­ma finale per togliere dall’arena, una volta per tutte, il Cavaliere.