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 2013  agosto 27 Martedì calendario

LA CASA EDITRICE DELLE STELLE

Un libro intitolato Hothouse, a firma di Boris Kachka, racconta l’avventurosa storia della Farrar, Straus and Giroux, la più prestigiosa, celebrata, invidiata e imitata casa editrice americana. Il principale artefice di una straordinaria avventura culturale, che ha cambiato il volto dell’intera editoria mondiale, fu un imprenditore geniale di nome Roger Straus, il quale, dopo la Seconda guerra mondiale, decise di fondare una casa editrice diversa da quelle che dominavano il mercato. Nella potente famiglia ebraico-newyorkese dalla quale proveniva, Straus era considerato la pecora nera per via di progetti fumosi e troppo ambiziosi: l’idea di creare una casa editrice che generasse profitto puntando sulla qualità creò sconcerto, soprattutto quando spiegò che avrebbe dedicato particolare attenzione alla letteratura internazionale, in un paese nel quale i libri non di lingua inglese superano tuttora a stento il tre per cento dell’intero mercato editoriale.
Ma con un anticipo sulla futura quota ereditaria e un prestito di un amico conosciuto in Marina, Straus aprì il primo ufficio. Esuberante e sfrontato, carismatico e brutale, Straus era quello che gli americani definiscono “larger than life”, ma la foga ostinata con cui perseguiva le proprie convinzioni aveva un fondo di umile concretezza, che lo portò a scegliere un editor di qualità come John Chipman Farrar, e poi ad associare Robert Giroux, che lasciò la Harcourt, Brace & Co. quando non gli venne consentito di acquistare Il Giovane Holden.
La consacrazione della FSG avvenne proprio con l’arrivo di Giroux, che portò con sé una quindicina di autori, tra i quali Flannery O’Connor e T.S. Eliot, di cui era amico personale. Sin dai primi anni l’entusiasmo si mescolò con il gusto editoriale raffinato e innovativo di Straus e Giroux. La fama di scrittori quali Singer, Roth, Malamud, Eliot, la O’Connor e Walker Percy si deve alle loro scelte, ma la FSG individuò e promosse delle vere e proprie ondate culturali: basti pensare ai campioni del “New Journalism” quali Tom Wolfe e Joan Didion e i grandi della letteratura latino-americana come Márquez, Fuentes e Vargas Llosa, ma anche Derek Walcott, Seamus Heaney, Joseph Brodsky, Roald Dahl e Scott Turow.
La FSG si è sempre distinta per compensi inferiori a quelli dei rivali, ma uno dei motivi per cui gli autori hanno continuato a prediligerla è quello che Kachka definisce la «cultura della FSG»: intellettuale e disordinata, aggressiva e raffinata, puramente americana e assolutamente internazionale. Altro elemento fondamentale è la relazione personale con gli autori: Straus era l’unico che potesse permettersi di chiamare Susan Sontag “baby”.
Hothouse predilige gli aneddoti all’analisi storica, ma rimane una lettura molto godibile: le fortune economiche sono state altalenanti, e il semplice ritardo nella consegna di un manoscritto ha rischiato ripetutamente di far fallire l’intera casa, come avvenne per Il falò della vanità.
Leggendari gli scontri con altri editori, in particolare con Dick Snyder della Simon & Schuster, e con potentissimi agenti quali Andrew Wylie. E non meno leggendarie le avventure erotiche che avvenivano anche all’interno degli uffici e videro primo protagonista Straus: la moglie Dorothea definì la casa editrice una «fogna sessuale». Il tutto mentre la promozione ostinata della qualità, e l’attenzione minuziosa al rientro commerciale rendeva possibile un connubio ritenuto impossibile: lunghissima la lista dei Nobel, i Pulitzer e i National Book Award. Pochi anni prima di morire, Straus vendette la FSG alla Holtzbrinck, una holding tedesca identificata da sempre come modello negativo per il mondo editoriale. Tuttavia la proposta editoriale è rimasta di alto livello, e si deve al lavoro dell’attuale responsabile della casa Jonathan Galassi, eccellente traduttore dall’italiano, la pubblicazione di autori quali Jonathan Franzen, Marilynne Robinson, Michael Cunningham e Jeffrey Eugenides. Oggi la sfida più grande è offerta dalla transizione al digitale, ma a chi riteneva che ciò avrebbe penalizzato gli editori più raffinati come la FSG, ha risposto un dato che ancora una volta ha conciliato qualità e ricavi: il trenta per cento delle vendite di Libertà di Franzen sono avvenute in ebook.