Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 27/8/2013, 27 agosto 2013
RENZI SVENTOLA CAMICIA BIANCA
Fenomenologia dell’indossare una camicia bianca. Quella di Matteo Renzi, diventata un dress code, e analizzata dai commentatori del costume, all’appello manca ancora Umberto Eco ma, ne siamo certi, arriverà. Il messaggio di quella camicia bianca, con le maniche arrotolate, ma questa è una regola che varia a seconda delle circostanze, sarebbe un messaggio subliminale dell’aspirante leader: in fondo al tunnel dell’incertezza c’è il bagliore candido della camicia bianca che illumina la via, lui è pronto ad accorrere in nostro soccorso proprio in questo momento difficile e diventa il porto sicuro dove approdare, sostenuto da un largo consenso perchè la camicia bianca mette d’accordo tutti e tutte: piace a noi, a nostra madre e pure alla nonna, come Audrey Hepburn in Vacanze Romane, accontenta i conservatori (Ralph Lauren la propone col polsino) e i rivoluzionari (Alexander Wang la disegna destrutturata) e, dulcis in fundo, va bene per tutte le occasioni.
La camicia bianca di Renzi conquista e diventa un segno di riconoscimento, a metà tra la giubba rossa di Garibaldi e il distintivo del Rotary nell’asola. Tanto che, per non trasgredire all’obbligo della divisa, c’è chi la indossa ma bara. Racconta Laura Castelletti, ex socialista, consigliere comunale civica a Brescia: «Quanta sorpresa quando in campagna elettorale vidi nel centro storico materializzarsi davanti a me Beppe Almansi, candidato al consiglio regionale, in versione Renzi/Gori, con al seguito tanto di fotografa personale. Deve averlo proprio colpito il mio sguardo allibito; si è subito affrettato a farmi vedere che sotto la bianca camicia renziana portava l’immancabile maglietta con scritta rivoluzionaria».
Del resto faceva impressione alla festa dell’Unità di Villalunga, a Reggio Emilia, guardare le prime file al comizio di Renzi: un’infilata di camice bianche con maniche arrotolate sotto al gomito, e i primi due (i più audaci tre o quattro) bottoni del collo slacciati. Poi, in piedi, i tifosi, anche loro in bianco: c’è chi addirittura ha al collo una sciarpa della Fiorentina e tanti col taccuino e penna in mano per strappare un autografo, come a un concerto di Vasco Rossi.
Esagerato? I numeri: a questa storica festa pidiessina Pierluigi Bersani ha calamitato 600 spettatori, Cuperlo s’è fermato a 80, Renzi ha superato i 6.000. Non solo. È ormai talmente radicato il clichè renziano che a un’altra festa Pd, a Bosco Albergati, Bologna, un tempo, e neppure tanto fa, fortino bersaniano, il segretario regionale, Stefano Bonaccini, convertito all’ultima ora, s’è presentato allo show di Renzi in camicia azzurra e il giornale locale ha annotato: «A dimostrazione della sua fase di noviziato nel regno di Renzi, chissà, col tempo sbiancherà anche lui».
Il look non si ferma alla camicia. Chi vuole strafare aggiunge pantaloni neri o jeans, e se c’è una cena elegante di raccolta fondi la giacca è scura e un po’ sgualcita e la cravatta stretta, da iena tv, rigorosamente chiara, giovanile senza essere fighetta, secondo una terminologia a lui tanto cara inculcatagli dal suo ex spin doctor Giorgio Gori, ex-produttore dell’Isola dei famosi.
Se glielo dite, fa finta di imbarazzarsi. Ma la camicia bianca lo avvicina a Barack Obama, anche lui si presenta spesso così, tipico atteggiamento di attivismo made in Usa. Del resto, Obama non è stato forse il vincitore di una campagna contro il suo stesso partito e contro la parte più immobilista del Paese ? Renzi gli stringe l’occhio e incrocia le dita.
Comunanza anche tra first lady. Agnese Renzi è di solito defilatissima, come Michelle. All’inaugurazione della mostra «Saut d’Eau» a Palazzo Vecchio s’è presentata in jeans stampati tono su tono, camicia bianca, piumino blu. Agnese, 36 anni, professoressa precaria di Lettere, tre figli, nessuna intervista o dichiarazione all’attivo, ha osservato comunque, anche in questa occasione, il low profile e se n’è stata prevalentemente a distanza dal marito. Matteo Renzi in camicia bianca va anche all’arrembaggio di Beppe Grillo perchè sa che lì c’è una prateria dove si può raccogliere un buon bottino Alle feste Pd il leit motiv renziano è: “Grillo col suo comportamento isolazionista è il migliore alleato delle grandi intese e ha portato il suo movimento mestamente su un binario morto».
Meglio la frecciarossa, ovvero: «Ragazzi, svegliatevi». Grillo ha i capelli bianchi e va per i 66, Renzi ha la zazzera adolescenziale e si ferma a 38. Dietro a Grillo c’è stato il fuggi-fuggi dei nomi famosi, Renzi continua a collezionarli: Baricco, Jovanotti, Pieraccioni, Armani, Cavalli, Ferragamo, Renzo Rosso di Diesel. E soprattutto Ermanno Scervino, griffe dei suoi abiti da mettere sopra la camicia bianca quando fa freddo o quando dovrà andare, lui spera, dal presidente della Repubblica per l’incarico.
Col suo stile minimal è diventato l’homo novus della politica italiana, il vero americano da convention è lui, non il Cavaliere. Sa recitare perfino meglio del Cavaliere le battute di spirito, questione di Dna, lui è toscanaccio, come Benigni. Ormai i renziani sono una lobby, un partito dentro al partito, una massoneria pidiessina, con la camicia bianca arrotolata al posto del grembiulino. Renzi siede nei salotti buoni. Chiamò a fare l’assessore quando era presidente della Provincia di Firenze, Giovanna Cordero Folonari, famosa dinastia fiorentina, ha messo alla presidenza della fondazione Strozzi il conte Lorenzo Bini Smaghi, scelse il costruttore Andrea Bacci per la presidenza di Florence Multimedia e l’imprenditore Riccardo Maestrelli per la presidenza del mercato all’ingrosso, a Oscar Farinetti, patron di Eataly ha aperto le porte di un megastore nel centro storico. Ma anche i Frescobaldi e i Bassilichi fanno il tifo per lui. Come la baronessa Beatrice Monti della Corte Rezzori, che organizza ogni anno un premio letterario per scrittori americani di cui Renzi è da anni ospite d’onore e al quale devolve un contributo comunale.
Insomma il sindaco in camicia bianca con la faccia da ragazzino come Gianni Morandi di strada ne ha fatta e ne sta facendo. Sul fatto che sia molto sveglio nessuno dubita. Così come sul fatto che curi nei particolari l’immagine, roba da fare invidia a Silvio. Anche perchè, forte dell’anagrafe, non c’è competizione sul sex appeal. Un sondaggio Swg indica Renzi al top, batte tutti i politici: come flirt ideale (26%), come amante per l’avventura di una notte (19%), come cavaliere di una serata di gala (20%) e come salvatore durante un incendio (28%).