Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La giuria di Oslo ha assegnato il Nobel della Pace a Liu Xiaobo, intelletuale cinese, in carcere dal 2008 e condannato a undici anni di reclusione, alla fine di un processo durato in tutto tre ore e in cui ai difensori erano stati concessi, per le arringhe, appena venti minuti. All’annuncio del riconoscimento, Pechino ha avuto una reazione durissima: il governo ha convocato l’ambasciatore norvegese, preannunciando un peggioramento delle relazioni con Oslo. Il comunicato non lascia spazio a illusioni: «Questo premio è un’oscenità che viola i principi stessi del Nobel. Xiaobo è un criminale condannato dalla giustizia».
• Mi domando come può la Cina essere un paese che lascia libertà alle imprese, permettendo a tutta una classe di nuovi borghesi di arricchire, senza ammettere nello stesso la libertà di pensiero, di parola, di opinione.
Il regime governa in ogni caso tutto dal centro. Quelle libertà sono apparenti. Nessuno può arricchire senza il beneplacito delle autorità. Crede che i vertici del Paese non conoscano il livello della corruzione? Non sappiano che nelle province spadroneggiano e arricchiscono per mezzo di ogni sorta di violenze funzionari di partito identici ai nostri boss mafiosi? Ogni tanto qualcuno viene preso e fucilato o ucciso con l’iniezione. Ma solo perché questo è utile ai capi o il personaggio giustiziato ha commesso un errore troppo grosso. I balzi da gigante del loro Pil si basano su un’economia che procede senza alcun rispetto per chicchessia: intere popolazioni sono deportate da un posto all’altro, a migliaia di chilometri di distanza, a fini puramente speculativi. Le Olimpiadi, per esempio, crearono una immensa domanda di mano d’opera a Pechino, milioni di persone emigrarono dalle campagne, salvo trovarsi per strada a Giochi chiusi e senza più neanche la consolazione del campicello da coltivare. Noi siamo impressionati dal Pil e dalla nascita di una classe di 150 milioni di ricchi, che vengono a passare le vacanze in Europa. Ma dobbiamo sapere che anche questo progresso è stato ottenuto con i soliti mezzi: sfruttamento, genocidio, indifferenza per le sorti dei cittadini. La libertà d’impresa, così come la intendiamo noi, non esiste. Un mucchio di aziende non sono che laogai mascherati, e col doppio nome: uno che qualifica la ditta, l’altro che designa il carcere.
• Che cosa sono i laogai?
Campi di concentramento, che forniscono un’enorme forza lavoro a costo zero alla produzione di giocattoli, scarpe, mobili, computer, componenti elettronici, autobus ecc. Roba che poi va anche all’estero e che compriamo pure noi. Sedici ore di lavoro al giorno, niente sicurezza né igiene. I prigionieri dei laogai di campagna si ritengono fortunati perché almeno possono mangiare i serpenti. Del resto, i cinesi organizzano le esecuzioni capitali quando la domanda e i prezzi degli organi da espiantare sono sufficientemente alti. Questo essendo il quadro, come vuole che ammettano la libertà di pensiero e di parola?
• Qual è la storia del Nobel Liu Xiaobo?
La motivazione del premio: ««Per oltre due decenni Liu è stato un grande difensore dell’applicazione dei diritti garantiti (solo formalmente) dall’articolo 35 della Costituzione cinese (libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso), ha preso parte alla protesta di Tienanmen nell’89, è stato tra i firmatari e i creatori del Manifesto 08 della democrazia in Cina. Liu ha costantemente sottolineato questi diritti violati dalla Cina. La campagna per il rispetto e l’applicazione dei diritti umani fondamentali è stata portata avanti da tanti cinesi e Liu è diventato il simbolo principale di questa lotta». Liu è un professore di Letteratura di 55 anni, sposato e senza figli, laureato all’università di Jilin e poi fatto dottore dalla Normale di Pechino. Negli anni ha lavorato alla Columbia University, all’Università di Oslo, all’Università delle Hawaii ecc. Ha già fatto 18 mesi ai tempi della piazza Tienanmen, poi, nel 1995, è stato rinchiuso per tre anni in un laogai: aveva criticato il governo. Alla fine dei tre anni gli fu interdetto l’insegnamento. La condanna del 2008 venne inflitta per via della Charta 08, firmata da 303 scrittori e presa d’assalto da migliaia di dissidenti nei pochi minuti che è riuscita a stare su Internet.
• Attraverso Internet non si può fare niente?
Scrivendo su Baidu, il più famoso motore di ricerca cinese, le parole “Liu Xiaobo”, “premio Nobel”, “8 ottobre 2010” compare il messaggio: «I risultati della ricerca potrebbero non essere conformi alla legge, al regolamento e alle politiche e non verranno visualizzati».
• Come potrà ritirare il premio?
Non potrà. Non sa neanche di averlo vinto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/10/2010]
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