Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Udc, a quanto pare, correrà da sola...
• Buffo, no? Che Veltroni si sia messo d’accordo con Di Pietro e Casini abbia invece divorziato da Berlusconi. Oppure ho capito male?
Per ora è così. Cioè: il Partito democratico, che prima doveva correre da solo, poi ha fatto sapere di essere non solo, ma «libero». Sembrava una brillante correzione linguistica, era invece il preannuncio di una tendenza: la «libertà» di cui parla Veltroni è il divorzio dal resto della sinistra. In questo senso è molto significativo il fatto che non abbia voluto far cartello con il piccolo partito socialista di Boselli. Con questo ragionament «Abbiamo talmente tante cose in comune che non capisco perché non ti sciogli nel Pd». Boselli non se ne fa una ragione. Di Pietro invece non ha niente in comune con il Partito democratico e tante volte s’è detto e scritto che, se dall’altra parte non ci fosse Berlusconi, Di Pietro starebbe o dovrebbe stare a destra. Mettendoselo in casa, Veltroni punta a rendersi simpatico ai tifosi di Beppe Grill Di Pietro è l’unico politico che non gli stia sulle scatole. Poi la dote del 4 per cento dei voti, di cui è accreditata l’Italia dei Valori, è attraente. Il guaio di quell’alleanza è che anche il Pd ha ormai molta diffidenza per i giudici e Di Pietro, invece, è il paladino della magistratura, alla quale – come si sa – dà sempre ragione.
E Pannella?
Veltroni non vuole Pannella, almeno fino ad ora. Cioè, metterebbe in lista la Bonino domani mattina, ma non vuol fare un accordo organico con i radicali. Non dobbiamo dimenticare che il Partito democratico è una cosa più complicata dei vecchi Ds. Ci sono dentro i cattolici e ci sono dentro anche i cattolici di un certo tipo, quelli – come la Binetti o Carra – che sui temi cosiddetti etici la mettono giù dura. Niente Dico niente aborto niente fecondazione assistita nessun riconoscimento a transessuali, omosessuali e generi vari. Ieri le città d’Italia sono state attraversate da una quantità di cortei formati da donne che difendevano la legge sull’aborto e protestavano per il blitz poliziesco al Policlinico di Napoli. Il Pd se ne è tenuto alla larga e quei pochi suoi esponenti che hanno sfilato con le donne lo hanno fatto a titolo personale.
• Già, c’è il problema Ferrara.
C’è il problema dei cattolici che si presentano con tre formazioni: la Lista Ferrara, la Rosa Bianca e l’Udc, che proprio ieri ha deciso di correr da sola.
• E se non entrasse in Parlamento nessuno di questi?
Almeno in Sicilia l’Udc dovrebbe portare a casa qualcosa. Sa che in Sicilia è scoppiata la guerra mondiale: il vecchio governatore Cuffaro, – Udc –, condannato a cinque anni dalla magistratura in primo grado per favoreggiamento a un mafioso, non voleva dimettersi sostenendo che mancavano ancora i due appelli, la condanna non era definitiva e non c’era bisogno di far gesti di rottura. Senonché l’uomo di Forza Italia in Sicilia, cioè Gianfranco Miccichè, ha osservato che questa teoria era abbastanza insostenibile. Essendo la condanna di primo grado, Cuffaro non sarebbe andato in galera. Ma continuare a fare il presidente, proprio no. Così è scoppiata la guerra, che ha avuto il suo peso nella rottura tra Casini e Berlusconi. Rottura non definitiva, badi. Tutti e due si sono lasciati, nelle dichiarazioni, qualche spiraglio. probabile che decidano i sondaggi e anche le mosse del centro-sinistra.
• Ma qualcuno di questi piccoli, secondo lei, ha speranza di farcela?
Forse Storace e la sua Destra. Confluendo nel Partito della Libertà, e dunque spostandosi verso il centro, An ha lasciato uno spazio importante a destra. Le mine vaganti della prossima legislatura potrebbero essere, se Casini non ce la fa, proprio questi due: Storace e Di Pietro. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15/2/2008]
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