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 2008  febbraio 15 Venerdì calendario

ADELE

ADELE (Adele Laurie Blue Adkins) Londra (Gran Bretagna) 5 maggio 1988. Cantante • «Il Times l’ha definita la “nuova Amy Winehouse”. Però la vita “maledetta” della cantante di Rehab non si addice ad Adele Adkins, la promessa della musica inglese. “La gente non fa che chiedermi se mi consumerò come Amy Winehouse — ha ammesso in un’intervista —. Prima di tutto, nessuno, me compresa, sa che fine farà. Ma ogni volta mi dico: ‘Naturalmente no". Posso vedere il suo volto triste in prima pagina, ma poi sull’iPod ascolto Back to Black e ricordo che ha un talento straordinario. Ma se a Amy avessero chiesto: ‘Finirai come Billie Holiday?’, sono sicura avrebbe detto ‘No’”. Adele (il cognome l’ha tolto perché lo “odia”) va pazza per le canzoni sentimentali. D’amore parlano i brani del suo album di debutto, 19 (come i suoi anni), del produttore Mark Ronson, lo stesso della Winehouse. [...] “I pezzi li firmo tutti io e raccontano di come ci si sente tra i 18 e i 19 anni. Le canzoni sono un po’ tristi, parlano di tradimenti e sconfitte sentimentali. Quando sono felice non ho tempo per scrivere. Ci riesco soltanto se sono depressa” [...] La sua casa discografica l’ha scoperta su MySpace. [...] Occhi smeraldo e fisico procace (“Porto la 46”, ha confessato senza imbarazzo lei, che vive in un Paese dove le coetanee sono ossessionate dalla taglia 36), non fa uso di droghe e vorrebbe smettere di fumare perché fa male alla gola. Adele è cresciuta con la mamma e vive ancora con lei nel quartiere londinese di Tottenham (“Avrei voluto comprare un appartamento con i primi soldi guadagnati, ma li ho spesi in vestiti”). Il papà non l’ha mai conosciuto: “Non mi sono persa niente”. A quattordici anni si è esibita per la prima volta davanti a un microfono e ha deciso che da grande avrebbe fatto la cantante (“Mi è sempre piaciuto stare al centro dell’attenzione”). Si ispira a Etta James ed Ella Fitgerald, però non disdegna le star del pop: da piccola voleva diventare un’artista impegnata ma, di nascosto, ascoltava Céline Dion. Adesso non ha paura di confessare i suoi gusti musicali: Girls Aloud, Kylie Minogue, Spice Girls, Mika. «Certo, voglio essere credibile, però ogni tanto c’è bisogno di una bella risata”» (Sandra Cesarale, “Corriere della Sera” 15/2/2008) • «[...] È una ragazzona taglia extralarge, viso bellissimo, voce rotonda (come Alison Moyet e Mama Cass). [...] “Mi sembra brutto dire che non ho fatto una lunga gavetta, perché so che lì fuori ci sono migliaia di artisti che cercano un posto al sole, ma per me è stato tutto piuttosto naturale [...] Estate 2006: finito il college, periodo di vacanze, tempo da perdere. Decido di mettere una canzone su Myspace. So che altre ragazze inglesi, come Lily Allen, hanno fatto centro proprio in quel modo. Infatti: due mesi dopo mi offrono il primo contratto discografico. Firmo quasi subito, e neanche mi abituo all’idea di essere una cantautrice a tempo pieno che già mi ritrovo in sala d’incisione. Partecipo a Later, lo show televisivo di Jools Holland (dove incontro anche McCartney), inizia il passaparola, scrivono che sono un fenomeno. Che dire? Ce l’ho fatta senza sudare le proverbiali sette camicie” [...]. I genitori, che solitamente scoraggiano le carriere artistiche, hanno invece alimentato la sua ambizione. “Soprattutto mia madre [...] Mi metteva davanti allo specchio e mi agghindava come Gabrielle per farmi cantare Rise. Ma mi ha anche insegnato a non cullarmi in sogni di gloria. Ho deciso che sarei diventata cantante solo nel momento in cui ho avuto un contratto da firmare. Io non sono la bellona della porta accanto, la biondona tutta tette che sogna di finire in copertina ai tabloid. Per me tutto questo è un miracolo. [...] Etta James, l’unica per la quale ho una vera e propria venerazione [...]. Avrei voluto fare tutto quello che ha fatto lei, cantare come lei, vestirmi come lei... Ma mi sono dovuta arrendere al fatto che la mia vena di cantautrice andava in un’altra direzione, che vivo in un’epoca diversa, che la mia voce non assomiglia affatto alla sua. Etta ha il potere di farmi credere che la canzone che sta cantando è diretta a me. Pensavo a lei quando, a 16 anni, scrissi il mio primo brano, e mi resi conto che non avrei mai potuto cantare con passione canzoni scritte da altri, parole che non sentivo, che non mi appartenevano. E in quel momento, Adele prese il sopravvento su Etta. Non posso cantare nulla se non sento quel fuoco qui, nell’ombelico”. È stata la devozione per il R&B doc che le ha meritato il titolo di “nuova Amy Winehouse”. Il paragone non l’indigna: “Conosco Amy e l’adoro. Lo prendo come un complimento, anche se ci esprimiamo in modo diverso. Ho imparato in fretta che i giornali hanno sempre bisogno di paragoni, e nel caso delle giovani leve inglesi è quasi un obbligo far riferimento a colei che nel mondo ha fatto più scalpore. Non c’è competizione tra noi ragazze. La gelosia è solo fomentata dai media. Lily Allen, Amy, Duffy e io siamo così diverse... [...]”» (Giuseppe Videtti, “la Repubblica” 5/4/2008).