Avvenire 15 febbraio 2008, STEFANO VECCHIA, 15 febbraio 2008
la storia «Affari» in Nepal: 2.000 euro per un rene. Avvenire 15 febbraio 2008. Poco più di 2.000 euro, questo il costo (diviso a metà tra il mediatore e il donatore) di un rene in Nepal
la storia «Affari» in Nepal: 2.000 euro per un rene. Avvenire 15 febbraio 2008. Poco più di 2.000 euro, questo il costo (diviso a metà tra il mediatore e il donatore) di un rene in Nepal. Un ”affare” per i procacciatori di questo bene prezioso, l’ultima, disperata risorsa per chi è avvolto nella rete della povertà spesso aggravata dai debiti; salvezza insperata per migliaia di pazienti facoltosi che arrivano in India da ogni parte del mondo per recuperare la speranza. Ovviamente la donazione di reni in Nepal è illegale, con l’unica eccezione di congiunti. Ma il miraggio di poche rupie oppure di un fazzoletto di terra è troppo allettante e così a centinaia, i contadini impoveriti prendono la strada del confine per cedere un loro rene da impiantare su stranieri facoltosi. Il 6 Febbraio, proprio in Nepal, si è conclusa la fuga di colui che la polizia indiana considera la mente del maggiore tra i racket di trapianto di rene finora scoperti. Il dottor Amit Kumar è stato arrestato in un lussuoso albergo tra la natura incontaminata del parco nazionale di Chitwan. Per il 40enne chirurgo, che utilizzava le strutture di una lussuosa clinica di Gurgaon sobborgo rampante di Delhi, il Nepal doveva essere un rifugio sicuro – o forse solo un luogo di transito – per sfuggire alla caccia delle autorità indiane che a Gennaio avevano scoperto un traffico milionario (in dollari) di organi. Altre sei persone sono state finora arrestate in India, tra cui il fratello. Al medico indiano faceva capo un’organizzazione che va acquisendo dimensioni sempre più sconcertanti. «Si ritiene – avevano comunicato pochi giorni fa dall’Interpol, incaricata della cattura – che negli ultimi otto anni circa 500 persone siano state sottoposte a espianto dal dottor Kumar e i loro reni trapiantati su pazienti stranieri in sale operatorie non autorizzate». Alla polizia Kumar ha sostenuto la correttezza del suo operato di chirurgo attivo da 15 anni, ma addirittura ha portato a 3.000 la cifra dei suoi trapianti. «Fare trapianti è il mio lavoro», ha dichiarato Kumar, aggiungendo che al suo ospedale arrivavano richiedenti da Stati Uniti, Canada e diversi Paesi europei. Ha tuttavia negato l’entità delle cifre contestategli. La scoperta del racket del dottor Kumar ha risollevato la cortina di silenzio su un problema drammatico. La situazione in India, come nel confinante Pakistan, appare fuori controllo, aggravata se possibile dai casi accertati di vendita di reni da parta di capifamiglia impoveriti nelle aree colpite dallo tsunami del 26 dicembre 2004, diventa sempre più evidente che il traffico non preda soltanto sulle necessità, ma fa anche uso dell coercizione. Testimonianze raccolte dalla polizia indiana raccontano di immigrati nelle città in cerca di lavoro rapiti, narcotizzati ed espiantati senza il loro consenso. Per le autorità, a ciascun donatore – consenziente o meno – vengono consegnate 40mila rupie (circa 1.000 dollari). Briciole, rispetto ai 50mila dollari per ciascun rene che i responsabili degli interventi illegali percepirebbero dalla loro clientela internazionale. Stefano Vecchia