Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
In Spagna si sono svolte ieri una decina di manifestazioni contro la legge del ministro Gallardon che limita fortemente la possibilità di abortire, eppure l’attenzione dei media nazionali e internazionali s’è concentrata sul caso clamoroso dell’Infanta, la figlia del re, accusata di frode fiscale e tangenti, in una col marito, e convocata perciò dai giudici del tribunale di Palma de Maiorca, di fronte ai quali ha dovuto rispondere, per parecchie ore, a un mucchio di contestazioni assai circostanziate.
• Come si chiama questa signora? Sento il bisogno di saperne di più.
Si chiama Cristina di Borbone, lei saprà che i Borboni sono una delle casate più antiche d’Europa, erano Borboni i re di Francia, Borbone il re di Napoli. Cristina è quindi, sotto tutti i punti di vista, un gran personaggio, anche se si presenta con un’aria piuttosto mesta. Ieri, arrivando in tribunale (percorso a piedi ridotto a tredici passi invece dei soliti cinquanta), non ha fatto che sorridere a tutti, salutare, dire «va bene, va bene» secondo un’etichetta che devono averle insegnato da bambina, quando un reale appare in pubblico deve sorridere sempre. Ieri in realtà c’era poco da sorridere, una folla nutrita e tenuta a bada da un nugolo di agenti inalberava cartelli assai eloquenti «Libra noos de la korrupción», «La Justicia tiene nombre Castro», «Estamos de los Borbones hasta los cojones», «Sangre real=Justicia irreal». Castro è il magistrato di 68 anni che sta perseguitando Cristina e il marito. Lo strano modo di scrivere «nos», cioè «noos», si riferisce alla società attraverso la quale il marito di Cristina, secondo il giudice con la complicità di lei, avrebbe intercettato tangenti e alimentato i propri conti in banca personali. Questa società si chiamava appunto "Noos". Il marito di Cristina è un ex nazionale di palla a mano, bel fusto, alto, atletico, insomma quello che ci vuole per una principessa. Si chiama Iñaki Urdangarin. Iñaki e Cristina hanno insieme quattro figli. Lei ha 48 anni. All’inizio lasciarono Madrid per Barcellona, poi emigrarono a Washington, infine si sono sistemati a Ginevra. Ricchi sono ricchi. Il mutuo per la casa di Barcellona costava ventimila euro al mese, più un milione e due di anticipo ottenuto dalla banca grazie alla garanzia presentata dal re. Il re Juan Carlos ha un appannaggio di otto milioni l’anno. E la Spagna attraversa la crisi che sappiamo.
• L’accusa qual è, esattamente?
Urdangarin aveva messo in piedi una società di promozione sportiva, chiamata Noos. Con la famiglia reale alle spalle, si faceva mettere sotto contratto da chiunque e specialmente dagli enti pubblici. Questi contratti affidavano alla Noos l’organizzazione di manifestazioni, che in realtà non hanno mai avuto luogo (e nessuno dei clienti protestava). I soldi incassati invece finivano in un’altra società, la Aizoon, e di questa società Cristina era presidente. Le carte di credito dell’Infanta (a proposito, è settima nella linea di successione, cioè un giorno potrebbe essere regina) testimoniano spese del tutto voluttuarie, biglietti per andare a vedere con i figli il Re Leone a New York oppure la finale di Champions a Roma (Barcellona-Manchester 2-0, nel 2009, primo triplete di Guardiola). Ed erano soldi pubblici, incassati per altri scopi. Così almeno sostiene il giudice Castro.
• Come ha spiegato ai magistrati queste cose, ieri, l’Infanta?
Nove volte su dieci ha risposto: «Non ricordo», oppure «Non sapevo». Il giudice Castro sostiene invece che non poteva non sapere. Anche per via della carica di presidente della Aizoon. L’Infanta è stata parecchio bersagliata, non solo da Castro, ma anche dagli avvocati difensori degli altri imputati. Sembra che abbia tranquillamente risposto, o non-risposto, a tutte le contestazioni. S’è presentata in camicia bianca, pantaloni grigi, giacca nera. Sempre con quel sorriso stampato.
• La monarchia è in pericolo?
Beh, l’istituzione è piuttosto traballante. C’è un fatto storico: gli spagnoli non hanno mai votato un referendum "monarchia-repubblica" come è capitato da noi. La monarchia venne tenuta in piedi da Franco e, alla morte del Caudillio, gli spagnoli se la sono, per così dire, trovata in casa bella e pronta. Juan Carlos ebbe una specie di legittimazione, tutta mediatica, al tempo del tentato golpe del tenente-colonnello Tejero, a cui si oppose. Anno 1981. Persino il presidente Pertini stravedeva per lui a quel tempo. Da allora, la stella del Borbone è precipitata.
• Perché?
A che serve un re?, si chiedono gli spagnoli e hanno sotto gli occhi il costo dell’istituzione. Juan Carlos, 76 anni, è poi un inveterato gaudente, secondo gli esperti avrebbe avuto più di mille amanti. La cosa agli spagnoli piace poco. La regina Sofia gli sta vicino nelle apparizioni pubbliche, ma in privato lo tiene a distanza. Due separati in casa. L’ultima scappatella è con la tedesca Corinna Sayn-Wittgenstein, che gli ha organizzato di recente un safari all’elefante in Botswana, con intollerabile dispendio di denaro pubblico. Il re dovette scusarsi pubblicamente. La Corinna, se il giudice ha ragione, ha persino qualche rapporto di complicità in affari con Urdangarin, benché sia colei con cui il padre di Cristina tradisce la madre.
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