Andrea Scanzi, Il Fatto Quotidiano 9/2/2014, 9 febbraio 2014
GLI ASCOLTI VANNO MALE, MA NON ME NE FREGA NIENTE
[Andrea Vianello]
Sono entrato in Rai con concorso pubblico: 12 anni di radio, 12 di tivù. Ho creato Agorà dal nulla. Sono stato nominato all’unanimità dal Cda. Credo di avere proprio il profilo giusto per fare il direttore di Rete e penso di saperlo fare bene”. Andrea Vianello, direttore di RaiTre, replica alle critiche piovutegli addosso. Anche dal Fatto . “Un servizio senza pubblico è un controsenso, ma devi innovare. Anche a costo di prendere uova in faccia. La Rai ha il dovere di tracciare nuove strade e generare cultura. Non esiste lavoro più figo”.
Gli ascolti latitano.
Giudicarmi solo in base ai numeri è limitante, ancor più se si parla di RaiTre. E comunque vinco anche lì. A gennaio ho mandato il ricordo di Pippo Fava in prima serata: è andata male, ma lo sapevo e non me ne frega niente. RaiTre ha uno scheletro forte e deve azzardare. Per esempio la puntata di Presadiretta sulla violenza delle forze dell’ordine.
Ci abbiamo fatto la prima pagina.
Sì, ma poi date peso solo alle cifre. Magari sbagliate. È in atto uno sfarinamento generale, come le Dolomiti: il digitale, i canali tematici che erodono anzitutto noi. Nel 2013 sono calati tutti tranne La7. RaiTre è la generalista che perde meno. Ha il budget più basso, eppure è la terza rete nel prime time – dopo RaiUno e Canale 5 – e la migliore nel giorno medio.
Nell’ultimo trimestre 2013 avete perso non poco.
I germi di innovazione non vengono capiti subito. Ho ereditato cinque prime serate molto forti: Fazio, Gabanelli/Iacona, Ballarò, Chi l’ha visto e Ulisse. Due di questi prodotti ci coprivano solo la domenica: Fazio e Gabanelli.
Il lunedì era sguarnito.
Siamo gli unici, a parte Santoro, a mandare in onda in prima serata i reportage. Report e Presadiretta si scontrano contro Piazzapulita e Quarta colonna. Siamo andati alla guerra bendati: se cade il governo, noi non ci siamo. Eppure Milena vince sempre e Riccardo quasi.
La scorsa stagione Ballarò è arrivato al 24%.
Nel 2013 è successo di tutto: l’attualità ti traina o affossa. Ballarò ha perso in media due punti ma resta un colosso. E la concorrenza è cresciuta.
Anche i film non vanno bene.
RaiTre deve essere identitaria anche lì. Con un film su Bud Spencer farei più ascolti, ma preferisco ritrovare il cinema di qualità. Sono orgoglioso che 300mila persone abbiano visto Tree of Life.
Balbettano anche le serie tivù.
Scandal l’ho messa in prima serata e il nostro pubblico, per quanto evoluto, non è stato ricettivo. Magari cerca le serie in rete. Newsroom riconcilia con la purezza del giornalismo. È andata male? Sì. Se sommi però seconda serata e replica, ogni puntata fa un milione di spettatori. Un italiano su sessanta l’ha vista. Meraviglioso.
La guerra dei mondi.
Un progetto sullo scontro generazionale che già esisteva. Non è stato un flop, ma il pubblico ha reagito negativamente. Era giugno, il talk era demonizzato e forse lo scontro c’era già stato. Indovinare una prima serata è come trovare un filone d’oro nel Kentucky. Ai miei predecessori si diceva: RaiTre è troppo uguale a se stessa. Ditemi: devo provarci o mi volete immobile? Potrei vivere di rendita e non rischiare, ma che senso avrebbe stare qui?.
Celi, mio marito.
Altro caso ingigantito. C’era un problema eterno: il buco tra Blob e Un posto al sole, riempito fino allo sfinimento con Stanlio e Ollio. Abbiamo provato il prodotto più economico nella storia della Rete: le comiche facevano il 4.5, Celi il 4.
Discutibile paragonare una replica con una produzione.
Nonostante la bravura di Lia, il tentativo di fare Una posta del cuore 2.0 non è riuscito appieno. Perdona la piaggeria, ma Twitter in tivù lo sanno raccontare solo Gazebo e Reputescion. Almeno Gazebo posso rivendicarlo?.
Prego. Solo quello?
Anche Sconosciuti, un successo di cui sono entusiasta. Dovreste sbandierarlo tanto quanto i presunti fallimenti. Accetto chi mi critica, non chi è prevenuto o mi insulta.
Maracanà neanche è nato.
Volevo parlare di calcio in chiave colta, non solo attraverso Sfide. Ogni lunedì. Doveva farla Polito, che – dopo mesi di lavoro – si è defilato. Ci ha messo in difficoltà. Abbiamo riprovato con Geremicca, ma era difficile ripartire.
Nel frattempo è arrivato Tikitaka. A cui hai fatto i complimenti, pur essendo un rivale.
Mi avete attaccato anche lì. Pardo è bravo e ha fiutato l’aria. Maracanà è stata una ciambella nata male, anzi neanche nata. Mi sono scottato e non so se andrà mai in onda.
Masterpiece.
Il talent è un linguaggio accattivante, ma non potevamo farlo su frittate o cantanti: siamo RaiTre. Così ho scelto i libri. Gli scrittori col sogno nel cassetto non erano mai stati raccontati.
E forse un motivo c’è.
Masterpiece è un prodotto di qualità. Grazie a noi John Fante è finito nei trending topics. Per gli ascolti aspetterei la fine, e comunque il 4% in quella fascia è sopra la media precedente di rete. La prima puntata ha fatto più della prima di X Factor.
Voi siete generalisti, loro sono Sky.
Certo, ma loro hanno più mezzi. Abbiamo inventato un format, ne ha parlato tutto il mondo: magari male, ma ne ha parlato. L’innovazione non andrebbe applaudita? Tutto mi aspettavo tranne gli attacchi per aver fatto un programma (pop) sui libri.
La collaborazione con Rcs vi vincola.
Abbiamo fatto una gara trasparente a tutte le case editrici e la proposta più vantaggiosa è stata la loro. L’unico autore Rizzoli è De Carlo. Nessun vincolo.
Anche Il Pane Quotidiano zoppica.
Concita De Gregorio ha ereditato un programma che Augias ha condotto dieci anni e che non partì bene. Il cambio di conduzione lo paghi, mi accadde quando sostituii Marrazzo. Concita salirà come Corrado, che peraltro tornerà a fine marzo con Visionari. Seconde serate di altissima qualità: a RaiTre vogliamo cose elevate.
Un’altra novità?
Donato Carrisi, il sabato in prima serata. Sei puntate, in attesa che torni Ulisse.
È vero che telefona a Fazio per imporre gli ospiti di destra?
Falso. C’era una sentenza ingiusta da rispettare, e su cui abbiamo fatto ricorso, che imponeva il riequilibrio. Mercoledì il Tar ci ha dato ragione. Non puoi fare informazione col bilancino come vorrebbe Brunetta.
Non sempre un bravo giornalista è un bravo direttore di Rete. È mestiere da Freccero.
Sono stato in prima linea e mi sentivo abbandonato dai generali: oggi il generale sono io. Non ho né vinto né perso: sto giocando. Ed è un ruolo adatto a me.