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 2014  febbraio 09 Domenica calendario

Nomi e cognomi. La Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo ha detto che la legge italiana, che obbligava i figli ad assumere il cognome del padre, era discriminatoria nei confronti delle donne e ci ha obbligati a modificarla

Nomi e cognomi. La Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo ha detto che la legge italiana, che obbligava i figli ad assumere il cognome del padre, era discriminatoria nei confronti delle donne e ci ha obbligati a modificarla. C’è da esserne contenti? Forse sì, anche se la parità che si istituisce non riguarda niente di sostanziale. I cognomi sono segni di riconoscimento, un po’ come le targhe delle automobili. I nomi sono più importanti perché fanno parte di noi fino dall’infanzia, entrano nel nostro carattere e lo condizionano: ma ci vengono imposti da chi ancora non può conoscerci, dobbiamo tenerli per tutta la vita. Una delle più belle pagine della letteratura italiana secondo me è quella in cui Boccaccio dice di Dante che non poteva chiamarsi se non Dante («perciò che ottimamente seguì al nome l’effetto»): ma non tutti sono così fortunati. Anche senza credere nell’onomanzia, che era l’arte medioevale di leggere il destino nel nome, basta guardarsi attorno per accorgersi che molte persone hanno nomi sbagliati. Io penso che i nomi di battesimo dovrebbero essere provvisori, e che tutti, uomini e donne, a diciotto anni dovrebbero scegliersi il nome definitivo. (In quanto poi a Dante, sappiano a Strasburgo che il suo cognome per via paterna doveva essere Elisei. Alighieri, anzi Aldighieri, era la moglie ferrarese del suo antenato Cacciaguida).