Francesca Paci, La Stampa 9/2/2014, 9 febbraio 2014
TOKYO, SCIOPERO DEL SESSO CONTRO IL POLITICO MISOGINO
Le donne giapponesi saranno pure umorali, ma hanno la memoria lunga. A Tokyo, per esempio, non hanno dimenticato quando nel 1989 l’allora professore universitario Yoichi Masuzoe le definì inadatte ai ruoli dirigenziali per via del ciclo che, a suo parere, le renderebbe irrazionali. Sono passati gli anni, Masuzoe è stato ministro della Salute e popolare commentatore politico in tv, ma ora che corre da favorito per il posto di governatore di Tokyo deve fare i conti con l’altra metà del cielo. Da settimane un’organizzazione femminile rilancia su Internet lo «sciopero del sesso» contro qualsiasi uomo voti per lui, il candidato del partito del premier Shinzo Abe. Difficile dire che impatto avrà questo boicottaggio sulle urne che si aprono oggi, ma in Rete la campagna è già virale con 130mila visitatori registrati sul blog, una petizione su Change.org e tremila follower sull’account Twitter@Nomasuzoe. All’epoca di Lisistrata, l’omonima celebre commedia di Aristofane, l’astinenza militante praticata dalle ateniesi servì a disarmare i belligeranti. Nel 2011 la consegna del premio Nobel per la Pace a tre donne, tra cui l’attivista liberiana Leymah Gbowee nota per aver rispolverato nel suo paese l’idea di Lisistrata, fu letto da qualcuno come un riconoscimento dello sciopero del sesso contro la guerra. A Tokyo non è detto che funzioni. Almeno a giudicare dal recente studio sull’inappetenza sessuale dei giapponesi, sempre più single e poco interessati al «contatto fisico» (il 45% delle donne under 24 e il 25% degli uomini).
(Francesca Paci)