Monica Perosino, La Stampa 9/2/2014, 9 febbraio 2014
ALLA RICERCA DEL SILENZIO PERDUTO
Alla fine doveva succedere: l’uomo è riuscito a cancellare il silenzio. Non esiste più un posto sulla Terra non contaminato dai rumori artificiali, quelli prodotti dalla «civiltà».
Che nelle nostre affollatissime città il silenzio sia violato costantemente non è una gran scoperta. Anche nella più ovattata delle domeniche, chiusi in una casa ben isolata, il ronzio del frigorifero, l’aspirapolvere del vicino, un autobus che passa in lontananza sono lì a ricordare che il silenzio non esiste. Sembrerebbe facile trovarlo, ma a meno che non si scavi un bunker sottoterra o si decida di vivere su una zattera in mezzo all’Oceano Pacifico, è impossibile. Neppure nelle profondità oceaniche: il rumore dei respiratori rovinerebbe tutto. E, mentre un gruppo di medici ha stabilito per la prima volta il legame della mortalità per malattie respiratorie con il rumore ambientale delle città, e in Europa circa il 20% della popolazione ha problemi di salute causati dal rumore, c’è ancora chi non si dà per vinto e continua a cercare il paradiso del silenzio in terra.
Un professore americano della Ucla, George Michelson Foy, e un ecologo, Gordon Hempton, oltre a diverse équipe scientifiche, lavorano da anni su questa «ossessione»: trovare il silenzio. Tutti sono arrivati alla stessa conclusione: non esiste. La stessa a cui sono arrivati fisici, medici, esperti di acustica, ecologisti.
Per anni hanno perlustrato le regioni più remote della Terra, dalle foreste della Tanzania ai ghiacci della Siberia, fino ad arrivare ai deserti africani, ma non c’è stato verso.
Il candidato migliore sembrava essere l’Antartide, ma neanche laggiù gli aeroplani, le barche, i generatori diesel delle basi scientifiche - il cui rombo si sente fino a 30 chilometri - non si tengono abbastanza lontani.
Gli aerei sono i principali colpevoli: il rumore dei motori viaggia fino a 150 chilometri e non c’è altitudine che li tenga abbastanza distanti. Basta guardare una qualsiasi mappa delle rotte mondiali per capire che non c’è scampo: perfino nel cuore della foresta Amazzonica, a 2000 chilometri dalla città più vicina, il rombo di un reattore vi raggiungerà. «Anche se siete lontani da una strada, non siete mai lontani dalle strade del cielo», dice l’ecologo Gordon Hempton, che descrive alla «Bbc» la mappa delle rotte sopra gli Stati Uniti come un «enorme piatto di spaghetti». «Non ci sono luoghi sulla Terra non colpiti dal suono umano – aggiunge Bernie Krause, esperto di bioacustica –. Ovunque, non passa giorno in cui non si sente qualcosa».
Se i rumori dell’umanità sono sempre con noi in una forma o nell’altra, i ricercatori hanno tentato di trovare almeno i posti più tranquilli. Negli ultimi 30 anni, Hempton è andato a caccia degli ultimi rimasti: aree senza rumore per almeno 15 minuti, grandi almeno 3000 chilometri quadrati - abbastanza per creare un effetto buffer che attutisca il suono attorno a un punto centrale di assoluta tranquillità. La lista di Hempton si fa più corta ogni anno. Per ora resistono ancora, tra gli altri, la Hoh Rainforest di Washington, il Grasslands National Park in Canada, il Galeakala National Park alle Hawaii. Dalla sua ricerca sono state escluse l’Europa e l’Asia - troppo caotiche - anche se potrebbero esistere luoghi tranquilli in Svezia, Norvegia e Finlandia e in alcune parti della Polonia. Ci sarebbe anche il Northumberland, in Inghilterra, peccato sia vicino a un campo di addestramento militare.
Se i minatori e il disboscamento si fermassero anche la foresta tropicale Samboja Lestari (Borneo) e la riserva naturale Kronstky (Russia) offrirebbero bolle silenziose, eppure, per chi cerca l’assenza assoluta del rumore, c’è un’unica soluzione: le camere anecoiche, totalmente fonoassorbenti e insonorizzate. Peccato che dopo 45 minuti compaiano i primi sintomi di disagio fisico e psichico, allucinazioni, ansia e attacchi di panico.