Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 09 Domenica calendario

ROMA — «Sì

beh, inidoneo... succede». E mortificato, ovvio: «Mi brucia parecchio, ma il giudizio dei commissari era buono, mica ci hanno scritto che sono un ciuccio». Dario Nardella, 38 anni, natio di Torre del Greco emigrato a Firenze, renzianissimo deputato Pd (per 4 anni è stato vicesindaco del Rottamatore) anche dopo la bocciatura al concorso per docenti in Diritto costituzionale non si sente un ultimo della classe: «A scuola ero secchione, laureato in Giurisprudenza con 110 e lode, ho vinto un dottorato e un assegno di ricerca». Nonostante il curriculum tornito («Ho insegnato Istituzioni di diritto pubblico e sono docente a contratto di Legislazione dei Beni culturali all’università di Firenze. A titolo gratuito, ecco») al concorsone nazionale non ce l’ha fatta. «Nella vita ci sta. I test vanno bene e vanno male». Niente prove, si passava soltanto per titoli. «Ed è strano, perché la monografia che ho presentato era piaciuta e giuristi e professori, ho ricevuto tanti complimenti, ma quel concorso, non è che lo dico io, è piuttosto chiacchierato». Il commissario esterno, il costituzionalista spagnolo Balaguer Callejon, in effetti, si era polemicamente dimesso. Ammessi e respinti — tu guarda — si sapevano con due mesi di anticipo. «Anche io. Ma la comunicazione l’ho avuta due giorni fa». Certo è curioso che i cervelli fedelissimi di Matteo Renzi si becchino l’equivalente di un’insufficienza.
È già capitato a Filippo Taddei, macroeconomista responsabile Economia della segreteria, che ha mancato l’abilitazione da associato in Politica economica. «Eh... ma il suo è un caso diverso, quello è il suo lavoro, io non ho avuto il tempo di dedicarmi appieno alla carriera universitaria» spiega Nardella, nella direzione nazionale del Pd. «Persino Francesco Clementi, uno dei saggi di Matteo, è risultato non idoneo al concorso per docenti di prima fascia. La verità è che all’università resiste il modello baronale, la stragrande maggioranza degli ammessi sono ricercatori strutturati, per noi che stiamo fuori dal sistema è durissima, io non ho angeli custodi. Delle due l’una. O noi renziani siamo tutti asini, o non siamo raccomandati».
Giovanna Cavalli