fd’e, Il Fatto Quotidiano 9/2/2014, 9 febbraio 2014
CIRIACO DE MITA È PRONTO: SPERA DI ENTRARE NEL PD
Che nemesi. Molto più di Massimo D’Alema, che in questi giorni è il precedente più gettonato, è Ciriaco De Mita l’emblema del bivio cruciale che sta stritolando Matteo Renzi. De Mita, infatti, bruciò la sua parabola politica assommando, caso unico nel grande circo democristiano, le poltrone di premier e segretario politico. E proprio De Mita, che il 2 febbraio ha festeggiato 86 anni, sta preparando in questo ore il suo clamoroso ritorno nel Pd. Colpa di Casini e Berlusconi. Dopo la svolta a destra del capetto dell’Udc, l’ex presidente del Consiglio ha riunito i suoi fedelissimi e in una convention centrista a Napoli ha sparato a zero sulla mossa casiniana: “Tolta al Pdl la base popolare, resta il grillismo. Rimango sconcertato dal fatto che qualcuno possa pensare a un avvicinamento a Berlusconi, populista e antieuropeista. Stare con lui sarebbe irrazionale, è contro natura”.
IMPLACABILE, De Mita rottama anche il patto sull’Italicum: “Casini dice che è una buona legge elettorale. Ma come fa a dirlo? È incostituzionale, nata da un patto tra banditi”. Per De Mita questo è un fine settimana di incontri e riunioni a ripetizione. In Irpinia, il suo ritorno nel Pd, ne uscì quattro anni fa per finire nell’Udc, tiene banco da una settimana. Alcuni suoi amici, rimasti a sinistra, danno per scontato il ricongiungimento con il loro antico leader. Ecco dal sito Orticalab Rosanna Repole, sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi che fa parte dell’assemblea nazionale del Pd: “Noi che veniamo dalla storia della sinistra di base siamo quello che siamo grazie all’esempio di una classe dirigente di cui il presidente De Mita è sempre stato il massimo riferimento. Dovremmo sempre ricordarcelo. Io non ho mai paura dell’intelligenza. Qualora dovesse accadere quel di cui stiamo discutendo il Pd ne guadagnerebbe”. Ed ecco Alfredo Todisco del Pd di Avellino: “Qualora il ripensamento di De Mita dovesse trovare concretezza non potrei che accoglierlo con piacere perché farebbe bene al Pd, soprattutto a quello irpino. Un’evoluzione di questo genere consentirebbe a tanti di oltrepassare l’antidemitismo miope e strumentale, toglierebbe il terreno sotto i piedi ai servi emancipati che in questi anni nulla hanno fatto se non vivere dell’odio e del rancore nei confronti del vecchio padrone”.
NEL PD IRPINO LA SPACCATURA però è profonda. Non tutti ammazzerebbero il vitello grasso per il ritorno del patriarca prodigo. La polemica sfocia nell’analisi storica, vista l’età del personaggio. Andrea Forgione è un altro dirigente dei democratici avellinesi. Ancora dall’informazione locale: “Il demitismo è una cultura politica basata sulla gestione del potere fine a se stesso. Questo fenomeno politico è durato 50 anni e ha visto la sua massima espressione nel secolo scorso”. Conclusione: “Se il Pd dovesse accettare il ritorno fra le sue file del demitismo non aspetteremo un secondo a uscire dal Pd e a votare M5S”. Chissà Renzi come gestirà quest’altro spinoso caso proveniente dalla Campania, dopo la conversione al renzismo del sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca. Per De Mita, il ritorno nel Pd significherebbe però la rassegnazione a un sistema bipolare, abiurando per il momento la fede nel centro, inteso come luogo dello spirito e dell’elaborazione politica. È l’Italicum, bellezza. O da una parte, o dall’altra.
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