Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Le liste elettorali...
• No, se parliamo delle liste elettorali facciamo due puntate, una per la sinistra e una per la destra. Io mi sono perso.
Va bene, due puntate. E, visto che me lo chiede, cominciando da Veltroni. molto semplice. La scheda del centro-sinistra avrà accanto un altro simbolo, quello dell’Italia dei Valori. Cioè, Di Pietro. I giornali di destra hanno molto strillato per questa candidatura, dalla quale quella parte dello schieramento si sente offesa. Di Pietro, per costoro, resta il poliziotto che ha fatto carriera distruggendo la Dc, il Psi e centinaia di uomini politici, troppi dei quali meno colpevoli di quanto la pubblica opinione pensasse e pensa. Anche nel Pd questo apparentamento ha prodotto dei mal di pancia. L’opinione di quelli di sinistra è che si tratti di un opportunista-demagogo, che strilla per farsi piacere. Dopo l’accordo con Veltroni, ha subito detto che Mediaset va ridotta a una sola rete e Veltroni ha dovuto rimbeccarlo. Il premier che Partito democratico e IdV propongono è naturalmente Veltroni.
• Che me lo dice a fare?
La legge obbliga le coalizioni e i partiti a indicare il premier. L’altra volta i premier in corsa erano due e si poterono organizzare addirittura due faccia a faccia tra Prodi e Berlusconi. Stavolta, con tutti i piccoli partiti liberi sul territorio, ci sono parecchi candidati premier e a quanto pare non si faranno faccia a faccia per i quali si dovrebbe ricorrere a una specie di girone all’italiana.
• Quali sono gli altri partiti in libertà a sinistra?
La Sinistra Arcobaleno, che indica come premier Bertinotti. Stando ai sondaggi hanno problemi: vengono dati all’8-9 per cento, che è molto meno della somma dei quattro spezzoni da cui sono formati. Poi c’è Boselli, candidato premier del Partito socialista. Una sua pubblicità è apparsa sui giornali di ieri. Veltroni non ha voluto apparentarlo con questo argoment «Sei troppo simile a noi, a questo punto o vieni dentro o niente». Cioè sciogliti nel Pd, non fare corse solitarie. Boselli s’è risentito moltissimo e ha rifiutato. Per capire la resistenza allo scioglimento in un partito più grande bisogna anche ricordare che per prendere il rimborso elettorale non c’è bisogno di essere eletti. Basta raccogliere l’1 per cento dei voti.
• I radicali però hanno accettato di sciogliersi.
Sì, nonostante Veltroni abbia preteso l’esilio di Pannella, che non si candiderà. I radicali hanno rinunciato al simbolo per nove parlamentari e la Bonino come ministro. Un grosso bottino, in cambio - a quanto si dice - di appena 400 mila voti. La parte cattolica del Pd si è molto risentita per questo accordo e per la decisione di mettere capolista in Lombardia l’oncologo Veronesi che ieri Avvenire, il giornale dei vescovi, descriveva puntigliosamente come un ateo favorevole all’eutanasia e ostinatamente persuaso del fatto che l’uomo discende dalla scimmia e che Dio non c’entri niente. Ci sarà una riunione mercoledi prossimo di questi cattolici «per reagire all’ondata laicista». In realtà, Veronesi è un candidato scelto soprattutto per attrarre voti al Nord, dove il Pd è debole. Guarda al nord, in fondo, anche la candidatura di Ichino, il giuslavorista della Cgil che critica implacabilmente le rigidità sindacali e che quelli dell’Arcobaleno vedono come il fumo negli occhi. Marco Rizzo, del Pdci, lo ha chiamato “servo dei padroni”.
• Ho sentito che c’è stato un gran rumore per gli esclusi.
Sì. De Mita s’è indignato ed è andato con Pezzotta, Violante e Amato hanno rinunciato spontaneamente. Prodi non corre e uno degli sforzi di Veltroni è farlo dimenticare. Il segretario del Pd si candiderà in tre collegi, con la civetteria di piazzarsi al secondo posto della lista e di mettere al primo un trentenne. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/2/2008]
(leggi)