Il Giornale 24 febbraio 2008, Roberto Fabbri, 24 febbraio 2008
Cuba volta pagina ma non cambia. Il Giornale 24 febbraio 2008. Mentre continua la visita nell’isola del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, Cuba si accinge a scegliere il successore di Fidel Castro
Cuba volta pagina ma non cambia. Il Giornale 24 febbraio 2008. Mentre continua la visita nell’isola del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, Cuba si accinge a scegliere il successore di Fidel Castro. Questa mattina alle 10 (le 4 del pomeriggio in Italia) comincerà una storica sessione del Parlamento cubano - dove siedono unicamente deputati indicati dal partito comunista - che avrà, secondo il retoricissimo linguaggio del quotidiano ufficiale Granma, «la trascendentale e storica missione di eleggere / presidente, vicepresidente, cinque vicepresidenti vicari e il segretario del Consiglio di Stato». In bella sostanza, appunto, il successore del Comandante en Jefe, il Capo, e i suoi principali collaboratori. Cuba non volta pagina, dunque, perché il potere resta nelle mani dei comunisti, ma il regime sì. L’ottantunenne Fidel, malato e per sua stessa ammissione «esausto», scende dal virtuale trono dell’Avana e si scatena - invisibile al popolo nominalmente sovrano - la lotta per la successione. Che non sembra riguardare in realtà il posto del Numero Uno, che - pare scontato - è già riservato all’eterno Numero Due, il fratello di Fidel, Raul Castro. Il ”leader provvisorio” dovrebbe dunque essere oggi, alla bella età di 77 anni quasi compiuti, designato come effettivo. Ma è proprio l’età di Raul a rendere importante la nuova definizione dell’organigramma del partito comunista. Si giocano questa partita al vertice, salvo sorprese estremamente improbabili, quattro personaggi ben noti della nomenklatura comunista cubana: Ricardo Alarcon, Carlos Lage, Abel Prieto e Felipe Perez Roque. Vediamo nel dettaglio di chi si tratta. Ricardo Alarcon, il veterano. Ha 70 anni e dal 1993 è presidente del Parlamento. Principale consigliere di Fidel Castro per i rapporti con gli Stati Uniti, è stato ministro degli Esteri e per dodici anni ambasciatore presso l’Onu a New York. Tiene i contatti con i partiti di sinistra in Europa e nell’America Latina. Un ”duro”, in tutti i sensi. Carlos Lage, il medico. Di fatto è il capo del governo cubano, con tutti i limiti di questo ruolo in un sistema autocratico. Ben più importante il suo essere il rappresentante dell’ormai ex Líder Maximo nei vertici internazionali, oltre che membro del «Gruppo di coordinamento e di appoggio», una specie di circolo di amici molto influenti di Fidel Castro. Cinquantasei anni, medico pediatra molto rispettato, è anche esperto di questioni finanziarie ed energetiche. Ha gestito la relativa apertura economica di Cuba (il ”periodo speciale”) subito dopo la caduta dell’Unione Sovietica e di recente si è occupato dei vitali rapporti commerciali con il Venezuela di Hugo Chavez, che fornisce all’Avana petrolio a ”prezzo politico” in cambio di medicinali e dell’invio di medici cubani. Abel Prieto, il ”moderato”. Esponente relativamente moderato del partito comunista, ha 56 anni. Professore di lingua e letteratura spagnola, è ministro della Cultura da undici anni. conosciuto come autore di romanzi. Si ritiene che sia favorevole a qualche apertura al pluralismo e comunque una sua ascesa nelle gerarchie indicherebbe almeno l’intenzione di aprire all’Occidente. Felipe Perez Roque, l’’enfant prodige”. Laureato in ingegneria, a 21 anni era già nel Comitato centrale del Pcc, prediletto di Fidel. Oggi che ne ha 42 sembra già un veterano, oltre che l’uomo perfetto per incarnare nella transizione al dopo-Castro i disegni dei duri e puri del partito e dell’esercito. Dal 1999 è ministro degli Esteri e non è mai uscito dall’ortodossia del partito, che a Cuba significa dare sempre ragione al Comandante. Roberto Fabbri