Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  febbraio 24 Domenica calendario

Omaggio a Pagliarani. Corriere della Sera 24 febbraio 2008 rende omaggio a Elio Pagliarani, il poeta che ha cantato l’alienazione del boom economico attraverso la storia di una giovane dattilografa, esordiente nella vita e nel lavoro

Omaggio a Pagliarani. Corriere della Sera 24 febbraio 2008 rende omaggio a Elio Pagliarani, il poeta che ha cantato l’alienazione del boom economico attraverso la storia di una giovane dattilografa, esordiente nella vita e nel lavoro. Nell’affascinante sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, Pagliarani riceverà domani l’Ambrogino d’Oro dall’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi. Un’occasione speciale per un riconoscimento necessario al poeta nato a Viserba di Rimini nel 1927, che ha trascorso a Milano un ventennio, tra gli anni Quaranta e il 1960, prima di trasferirsi a Roma dove vive. Proprio a quegli anni, tra l’autunno 1954 e il Ferragosto del 1957, risale la scrittura del poemetto narrativo La ragazza Carla, apparso nel 1960 sul secondo numero di Menabò, rivista d’avanguardia fondata da Elio Vittorini e Italo Calvino. Carla, impiegata, 17 anni, vive tra le voci degli altri – riportate nei rispettivi toni orali e tra gerghi tecnici specifici come quello del manuale di dattilografia – l’uscita dall’adolescenza e l’ingresso nel mondo del lavoro durante il sogno del boom economico; ma bastano pochi versi rivolti a lei – «Perché non mangi? Adesso che lavori ne hai bisogno / adesso che lavori ne hai diritto / molto di più» – per chiarire la fragilità di un’illusione. Qui Pagliarani adotta una via sperimentale polifonica che dà conto di un momento spesso elaborato nella narrativa di quegli anni, da Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri del 1959 al successivo Memoriale di Paolo Volponi del 1962. Delle vicende di Carla Dondi domani sera, alle 20.30, verrà presentata una lettura scenica recitata da Carla Chiarelli con le musiche di Alessandro Nidi: una celebrazione per l’onorificenza – preceduta da un dialogo con il critico Gillo Dorfles, il regista Giulio Cingoli e lo scrittore Giorgio Falco – che certo non trascura il resto dell’opera poetica dell’autore. Ancora milanesi, infatti, sono gli ambienti del romanzo in versi La ballata di Rudi, scritto dal 1961 al ’95, un testo dalla forma «organicamente incompiuta», come osservò Giovanni Raboni, che intreccia la storia del nostro Paese alle vicende degli ignoti protagonisti. Le due opere di Pagliarani hanno un taglio civile, impegnate nel cercare chiavi di rappresentazione – spesso attraverso la tecnica del «collage» – a ritmo con il cambio antropologico prodotto dai tempi e dal lavoro, e dunque, tra i due episodi maggiori di narrazione poetica, non si può dimenticare la sua militanza nella Neoavanguardia, fin dall’antologia I Novissimi (1961) che aprì la strada al Gruppo 63, di cui è stato parte anche come teorico. Oggi raccolta in Tutte le poesie (1946-2005), l’opera di Pagliarani, curata da Andrea Cortellessa, è uscita per Garzanti, e non è un caso: «Dare spazio alla poesia del secondo Novecento – racconta il direttore editoriale Oliviero Ponte di Pino – è nel nostro Dna: Attilio Bertolucci era consulente di Livio Garzanti e oggi offriamo nella collana "Gli Elefanti" grandi poeti come Pasolini, Luzi, Giudici, senza un apparato critico soverchiante che rischierebbe di ostacolare il dialogo con i lettori giovani confermato dalle continue ristampe». Che posto occupa la scrittura di Pagliarani? « una poesia ricca di un’ironia irresistibile, che si confronta con la realtà e ha una forte tensione etica e conoscitiva. importante che voci di questo tono continuino a trovare lo spazio editoriale e civile che meritano». Alessandro Beretta