Libero 24 febbraio 2008, RENATO FARINA, 24 febbraio 2008
Ora vogliono falce, martello e pannolini. Libero 24 febbraio 2008. Pagina di pubblicità sul Manifesto per impedire la scomparsa tra i simboli elettorali di falce, martello e bandiera rossa
Ora vogliono falce, martello e pannolini. Libero 24 febbraio 2008. Pagina di pubblicità sul Manifesto per impedire la scomparsa tra i simboli elettorali di falce, martello e bandiera rossa. C’è l’elenco dei primi duecento firmatari. Sono sicuro: essi sanno. Sanno. Hanno piena coscienza dei delitti commessi nel nome della falce e del martello. E allora perché non una sola sillaba contiene la memoria della terribile carneficina comunista? Che razza di coscienza c’è in questa gente? L’ideologia (...) segue a pagina 11 e il sogno hanno una capacità di cancellare la realtà da spavento. Eppure, scriveva un loro eroe, Lenin, "i fatti sono testardi" (Lettere da lontano, 1917). Cosa dicono i fatti, impossibili da far tacere? Il libro di Martin Amis - per me il maggior scrittore inglese vivente - dedicato a Stalin comincia così: «Robert Conquest, La collettivizzazione sovietica e il terrore-carestia , seconda frase: "Possiamo forse dare ora un’idea di ciò che accadde dicendo che nel corso delle azioni qui raccontate persero la vita circa venti persone non per ogni parola, ma per ogni lettera di questo libro"». Era un libro di 411 pagine, quanti milioni di morti sono che pesano sulla falce e sul martello per la solo carestia provocata ad arte dai comunisti in Ucraina. Ci sono 522 parole nell’appello dei nostri connazionali pubblicato dal Manifesto, per un totale di 2748 lettere. Tutte entusiaste, epiche, avveniristiche, gloriose. Lotte, conquiste, nuovi orizzonti. Contro la schiavitù, la destra reazionaria, per i diritti civili. Questo testo (esclusi i firmatari) quante vite sono per lettera? Si va dai 60 milioni di morti calcolati da Solgenitsin ai circa 94 milioni conteggiati da Stéphane Courtois. Secondo quest’ultimo ecco la lista orribile: Urss, 20 milioni di morti, Cina, 65 milioni di morti, Vietnam, 1 milione di morti, Corea del Nord, 2 milioni di morti, Cambogia, 2 milioni di morti, Europa dell’Est, 1 milione di morti, America Latina, 150.000 morti, Africa, 1 milione 700.000 morti, Afghanistan, 1 milione 500.000 morti, Movimento comunista inter- nazionale e partiti comunisti non al potere, circa 10.000 morti. Teniamo buono però il conto più moderato di Solgenitsin, cioè 60 milioni. Allora ogni lettera di quelle sottoscritte da Gianni Vattimo e Margherita Hack e dagli altri magnifici 198 sono 21.834 vite assassinate, cioè cadaveri da loro nascosti, occultati, trasformati in baluardo del sogno. Scrivere "falce" sono 109170 vite. Basta così. Ci siamo capiti. Eppure perché tutto tace? E si accorda dignità di notizia senza commento a un simile balletto macabro sui teschi di povera gente? Giustamente ci si indigna se qualcuno agita la croce uncinata dei nazisti: per fortuna nessuno osa pagare pubblicità per reclamizzare quello scempio. Lo so bene che il nostro amico Giampiero Mughini fa la differenza tra ideali di operai che hanno sventolato bandiere di quelle vagheggiate sul manifesto in buona fede e con animo pieno di generosità. E allora? Chi abbia letto il libro "La Rosa bianca" sull’omonimo movimento di resistenza antinazista fatto da cat- tolici, sa come costoro fossero anch’essi all’inizio un po’ abba cinati dal modo con cui Hitler parlava di riscossa, libertà, felicità. Ma quando vedi l’orrore poi ti ribelli. Questa gente sa dell’or rore di Pol Pot e persino dell’ap provazione del compagno Palmiro Togliatti alle stragi di Stalin alle fosse di Katyn. Perché questa gente può permettersi di fingere? Perché i morti non parlano? Nessuno può permettersi di impugnare di nuovo quei simboli fingendo di non sapere che sono stati la copertura operaia e contadina di uno stragismo di massa da parte di intellettuali ubriacati dal potere. Di certo, però, la falce e il mar- tello sono stati e sono cose serie. Orribili ma serie. La cosa insopportabile è fare battute sui campi dove c’è del sangue vivo di poveri morti. Sui giornali è stata riportata con divertita allegria la frase del più in voga tra i firmatari. Più della scienziata Hack, che non manca mai alla firma di infamie, come la lettera del giugno 1971 che condannò a morte Luigi Calabresi; più del calciatore Cristiano Lucarelli, peraltro reduce dall’Ucraina dove magari avrebbe potuto studiare la carestia degli anni ’30 e Chernobyl; più di loro c’è Marco Baldini a essere sulla cresta dell’onda. Fa la spalla di Fiorello, fa réclame per la Fiat. Ride sempre. Ha spiegato perché vuole il ritorno della falce e martello: «Ha un valore romantico: mi ricorda la mia infanzia, come l’ippopotamo dei pannolini». Il culetto di Baldini nel pannolino con l’ippopotamuccio e lui che ci fa la cacca. Comunista di merda, si può dire? RENATO FARINA