Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Notizie politiche di ieri: la Finocchiaro corre per diventare governatore in Sicilia. Veltroni ha presentato il programma. Casini, parlando a Mestre, ha salutato Berlusconi e annunciato che l’Udc correrà da solo.
• Cominciamo da Veltroni.
Programma in 12 punti. Un aumentare del 50 per cento le tratte ferroviarie regionali, produrre energia con sole e ambiente, costruire rigassificatori, termovalorizzatori eccetera. Due: soldi al Sud tagliando i contributi a pioggia e concentrandosi su pochi obiettivi prioritari. Tre: tagliare la spesa pubblica, colpire le inefficienze. Quattr ridurre le tasse, specialmente per i lavoratori dipendenti e i redditi bassi. Cinque: aiutare le donne a esser madri e a lavorare. Sei: mettere sul mercato 700 mila case da dare in affitto a canoni di 3-500 euro. Detrarre dal 740 250 euro di affitto al mese. Sette: dare 2.500 euro alle coppie che fanno il primo figlio e altri incentivi a chi fa più di un figlio. Raddoppiare gli asili nido, far la guerra alla pedofilia. Ott aprire le scuole al pomeriggio, creare campus. Nove: lottare contro il precariato e gli incidenti sul lavoro. Il compenso minimo di mille euro al mese ai precari serve a rendere più conveniente l’assuzione a tempo indeterminato. Dieci e Undici: accelerare i processi, impedire ai giornali di pubblicare le intercettazioni. Dodici: realizzare una tv di qualità rompendo il duopolio.
• Caspita. E come si riescono a fare tutte queste cose?
Lasci stare adesso. Non voleva notizie anche di Casini?
• Beh, ci sarebbe da dir qualcosa sulla Finocchiaro.
Sulla Finocchiaro c’è poco da dire perché non si sa chi avrà come avversario. Berlusconi sta tentando di sfilare Lombardo all’Udc e di farlo correre per lui. Lombardo ha detto che per decidere voleva vedere come sarebbe andata a finire la bega tra il Cavaliere e Casini.
• Ed è finita male.
E’ finita male, sì. Casini ha detto che «correrà da solo» e ha aggiunt «non tutti sono in vendita». Mah. Berlusconi è stato implacabile. Per un bel po’ di giorni non si è fatto neanche trovare al telefono. Poi lo ha ricevuto e con estrema cortesia, con tutta l’affabilità di cui è capace (Berlusconi è uno specialista nell’annegarti nel miele), gli ha ridato pari pari l’ultimatum: o ti sciogli dentro il Partito delle Libertà o niente. Casini ha risposto niente e a questo punto non avrebbe potuto far diversamente. D’altra parte è indubbio che a partire dal 2005 ha reso la vita impossibile al Cavaliere, mettendoglisi continuamente di traverso. A questa forte azione di disturbo di Casini si può dare qualunque spiegazione. Ma una cosa è sicura: il capo dell’Udc voleva visibilità, voleva gloria a dispetto del Capo. E, come sanno tutti quelli che hanno lavorato in Fininvest o in Mediaset, da quelle parte c’è un solo sole.
• Sì, però l’uscita di Casini a Berlusconi può costar cara. O no?
Sul piano nazionale Casini valeva il 6 e rotti per cento. Se togliamo al centro-destra questi voti e aggiungiamo al centro-sinistra i voti di Di Pietro vediamo che, in percentuale, Berlusconi e Veltroni si sono avvicinati. Il conto però va fatto in termini di saggi. Alla Camera basta un voto in più per avere una maggioranza del 54 per cento. Per dar fastidio al Cavaliere, perciò, Casini dovrebbe compiere qualche impresa al Senato. Ma è assai difficile. L’altra volta ha avuto più dell’8 per cento solo in Sicilia, nelle Puglie e nelle Marche. Ma nelle Puglie e nelle Marche ha preso l’8,1, una percentuale che può pericolosamente trasformarsi in un 7,9 se si considera che un gruppetto di Udc è già entrato nel Popolo delle Libertà, che un altro gruppetto è andato a fare la Rosa Bianca con Pezzotta e che quel tipo di elettorato – diciamo filodemocristiano – non ama le formazioni che, prevedibilmente, dopo il voto conteranno poco o niente. Casini adesso ha 20 senatori e dopo il 14 aprile dovrà far salti di gioia se ne prenderà 5. Dice che non si sta mangiando le mani? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/2/2008]
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