Il Sole 24 ore 17 febbraio 2008, E.R., 17 febbraio 2008
Un’economia dominata dalle attività criminali. Il Sole 24 ore 17 febbraio 2008. «Urime parvasia», benvenuta indipendenza, è il brindisi che risuona in queste ore in Kosovo
Un’economia dominata dalle attività criminali. Il Sole 24 ore 17 febbraio 2008. «Urime parvasia», benvenuta indipendenza, è il brindisi che risuona in queste ore in Kosovo. Oggi per gli albanesi kosovari è giorno di festa. Da domani dovranno fare i conti con le illusioni covate per anni nel rincorrere il sogno dell’indipendenza e la realtà di uno Stato sovrano che, almeno nel breve periodo, non sarà in grado di reggersi sulle proprie gambe. Uno Stato che l’Europa ha contribuito a rendere indipendente, di cui però da domani dovrà farsi carico anche sul piano economico. Il Kosovo entra a far parte della comunità internazionale come "il buco nero" dei Balcani: un’economia che non c’è, il Pil pro-capite (circa 900 euro) più basso d’Europa, un tasso di disoccupazione da alcuni stimato al 70 per cento. Soprattutto un’economia fondata sui traffici illeciti: da quello della droga che inonda l’80% del mercato europeo dell’eroina (stime dell’Interpol) a quello del petrolio, dal traffico di esseri umani all’export di armi. Tutto ciò avviene, per ammissione dell’Unmik che amministra il Kosovo dal 1999 (e che a sua volta ha messo sotto accusa alcuni suoi alti esponenti per il coinvolgimento in traffici malavitosi) nell’ambito di un intreccio strettissimo con i vertici locali della politica. Si tratta di esponenti di primo piano dell’Uck, l’esercito di liberazione del Kosovo protagonista alla fine degli anni Novanta della lotta armata contro Belgrado, che hanno smesso la divisa per indossare il doppiopetto da businessmen e statisti. accaduto a colui che da oggi sarà non più il primo ministro della provincia autonoma del Kosovo bensì il premier di uno Stato sovrano: Hashim Thaci, che guida il clan familiare che controlla i traffici petroliferi. Il suo predecessore, l’ex generale Uck Agim Ceku, si è ritirato a vita privata ma non ha abbandonato il controllo del mercato delle armi, dicono i rapporti dell’Unmik. Il Kosovo del resto è sempre stato considerato il "pozzo senza fondo" della ex Jugoslavia, che ha drenato per decenni dalle allora casse federali risorse enormi. Basti pensare che la Slovenia nel 1990 decise lo strappo con Belgrado proprio a seguito dell’ennesima incursione monetaria nella Banca centrale jugoslava, decisa dalla Serbia per finanziare il Kosovo. Quasi vent’anni e una guerra dopo, la situazione non è mutata. Al di là della nascita di qualche piccola impresa e il commercio di prodotti di largo consumo, l’economia "pulita" si basa su tre settori: gli autolavaggi, gli sfasciacarrozze, l’importazione dei generatori destinati a sopperire alla carenza di energia elettrica. La pensione media dei kosovari si aggira attorno ai 100 euro mensili: conti alla mano sono a mala pena sufficienti ad acquistare pane e latte e pagare luce e affitto. Eppure nella capitale del nuovo Stato balcanico proliferano le scuole private e c’è chi può permettersi di pagare l’equivalente della retta annuale della Bocconi, oltre ottomila euro l’anno, per mandare i figli a un liceo internazionale. I soliti noti legati all’economia dei traffici e della corruzione, ovviamente. O quelli che si occupano della grande "lavanderia" come viene chiamata qui: il sistema bancario che consente di riciclare i capitali di quella che Pino Arlacchi ha definito «etnomafia albanese». Che nemmeno i russi disdegnano perché considerano il Kosovo il "paradiso fiscale" europeo più affidabile. Dal 1999 il Kosovo ha vissuto di aiuti internazionali e della presenza delle varie organizzazioni governative e non. Presenze destinate però a diminuire con l’avvio della missione europea Eulex. Se la dirigenza politica kosovara non sarà in grado di avviare una reale lotta all’economia dei traffici illeciti e alla corruzione, in modo da riuscire ad attrarre investimenti esteri nei pochi settori interessanti (agricoltura, rame, acque minerali, centrali elettriche) il rischio sarà l’esplosione del malcontento sociale di una popolazione illusa per anni con l’equazione: indipendenza eguale riscatto economico. E.R.