Corriere della Sera 17 febbraio 2008, Gaia Piccardi, 17 febbraio 2008
Cibo, il grande spreco. Corriere della Sera 17 febbraio 2008. Grandi Spreconi, i supermercati, in media gettano via 170 tonnellate all’anno di cibo perfettamente consumabile, pari a sette tir pieni
Cibo, il grande spreco. Corriere della Sera 17 febbraio 2008. Grandi Spreconi, i supermercati, in media gettano via 170 tonnellate all’anno di cibo perfettamente consumabile, pari a sette tir pieni. I Piccoli Spreconi, noi, da qui alla fine del 2008 avranno buttato in pattumiera 27 kg di cibo commestibile, per uno scialo annuale di circa 584 euro. Ogni giorno finiscono in discarica 4 mila tonnellate di alimenti: il 15% del pane e della pasta che gli italiani acquistano quotidianamente, il 18% della carne e il 12% della verdura e della frutta. Eppure, con un po’ più di coscienza etica, basterebbe un semplice passaggio tra stomaci per trasformare l’avanzo in risorsa e lo spreco in sviluppo sostenibile. E, magari, evitare realtà come quella di Napoli, sommersa dai suoi stessi scarti e da un cortocircuito nella connessione tra rifiuti e smaltimento. Dalla mela all’uovo di Pasqua Che fine fanno, all’orario di chiusura, i bigné invenduti della pasticceria all’angolo? E le casse di frutta appena ammaccata dell’Ortomercato? E, in crescendo, tutte le eccedenze alimentari della catena della grande distribuzione? Quei prodotti, cioè, che pur integri e commestibili vengono tolti dal commercio per le ragioni più varie: errori sulle etichette, rinnovamento del packaging, stagionalità (le enormi eccedenze di panettoni dal 26 dicembre o di uova di cioccolato da Pasquetta, per esempio), prossimità alla data di scadenza consigliata, eventi meteo imprevisti (in un’estate dal clima insolitamente mite scendono a picco i consumi di cibi freschi), cessazioni di attività. In totale, sono 6 milioni le tonnellate di alimenti di varia provenienza scartate ogni anno in Italia. Con esse si potrebbero sfamare 3 milioni di persone. Molto già si fa, moltissimo potrebbe essere fatto. Il Banco del (mutuo) soccorso Creato nell’89 su iniziativa di don Giussani e Danilo Fossati, presidente della Star, la fondazione Banco Alimentare Onlus raccoglie e ridistribuisce tra gli enti e le associazioni convenzionate le eccedenze alimentari a livello nazionale. «La richiesta di cibo è potenzialmente infinita – spiega Marco Lucchini, direttore della fondazione BA ”. Solo nel 2007 abbiamo recuperato 59 mila tonnellate di alimenti provenienti dal-l’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura che distribuisce le eccedenze di produzione agricola e industriale, dal settore ortofrutta, dalla grande distribuzione, dalle collette e dalla ristorazione». I supermercati (quasi tutti) e le piccole e grandi aziende affiliate al BA, che ha sedi in tutta Italia e fa parte di una Federazione europea che raccoglie 174 banchi in 12 Paesi, permettono di assistere oltre 8 mila strutture e quasi un milione e mezzo di indigenti. La stima economica del «raccolto» 2007 di BA è stata di 165 milioni di euro. In applicazione della legge del buon samaritano (n.155/2003), che disciplina la distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale, cinque anni fa è nato il progetto Siticibo («siti» è l’italianizzazione della parola inglese city), che recupera cibo cotto e fresco in eccedenza presso la ristorazione organizzata (mense aziendali, refettori scolastici, alberghi, persino il Gran Premio di F1 di Monza) e lo gira in poche ore (tra preparazione e ritiro non ne passano più di 24) ad enti caritativi che assistono persone bisognose. La ratio della legge è incoraggiare il recupero di prodotti perfettamente commestibili, il cui unico svantaggio è aver perso valore commerciale. Il risultato? 340.500 porzioni di piatti pronti servite a Milano dal 2003 al 2007. «Prima della legge eravamo fermi al cibo fresco confezionato – dice Lucchini ”, ora possiamo raccogliere anche il cotto. Ma è importante sot Last Minute Market nato a Bologna, nella facoltà di Agraria, dieci anni fa. Insegna a Comuni, Asl, aziende e ipermercati come si fa a non sprecare La risorsa Con gli alimenti che si gettano si potrebbero sfamare 3 milioni di persone. L’idea: punti di smistamento del surplus fuori dai supermercati Gaia Piccardi