La Repubblica 17 febbraio 2008, JENNER MELETTI, 17 febbraio 2008
Meredith, carceri separate per i tre imputati. La Repubblica 17 febbraio 2008. Ha appena il tempo di offrire pasticcini ai sette docenti arrivati in carcere per discutere la tesi di laurea
Meredith, carceri separate per i tre imputati. La Repubblica 17 febbraio 2008. Ha appena il tempo di offrire pasticcini ai sette docenti arrivati in carcere per discutere la tesi di laurea. «Raffaele Sollecito, la proclamiamo dottore in informatica». Al ritorno in cella, la sorpresa. «Deve seguirci, lei è trasferito». Un breve viaggio in cellulare verso Terni, nel carcere di massima sicurezza. Tutto questo per «favorire il reinserimento del detenuto», ma l´improvvisa decisione della direzione carceraria apre la porta a tante ipotesi e getta nello scompiglio gli uffici degli avvocati difensori. C´è chi sostiene che il trasferimento è «normale» in quanto chi è accusato di omicidio, per regolamento, viene detenuto in carceri di estrema sicurezza. C´è chi fa un´altra ipotesi: si vuole dividere il gruppo dei tre accusati della morte di Meredith perché qualcuno ha deciso di confessare. «No - questa un´ultima tesi - gli imputati vengono divisi perché non possano avere nessun contatto tramite "radio carcere" e preparare nuove versioni per gli inquirenti». Di fatto, la partenza del cellulare segna una piccola svolta nel giallo di Perugia, in stand by da oltre un mese. Secondo un avvocato, anche Amanda e Rudy potrebbero cambiare luogo di reclusione: la prima a Rebibbia, dove c´è una sezione femminile, l´altro a Spoleto. Rudy ha chiesto di incontrare il pubblico ministero. Per tutta la mattina, dieci telecamere in attesa nel vento di tramontana. «Mio figlio Raffaele - dice suo padre Francesco - questa laurea l´ha meritata. Ecco, dedico a lui questa giornata che non può essere di festa ma solo un punto di partenza verso un futuro. Ma non gli ho fatto nessun regalo, non mi sembra il caso». Francesco Sollecito esce dal carcere alle ore 13. «Il voto della tesi? Non lo dico. Raffaele è arrabbiato perché su di lui sono state scritte cose inverosimili e denigranti. E allora mi ha pregato di non dire il voto. Anche Raffaele ha diritto a un po´ di privacy». Non ci vuole molto a sapere che il voto, per la tesi compilativa su «Programmazione genetica e sue applicazioni», corso di laurea triennale in informatica presso la facoltà di scienze, è stato di 6 punti. Assommati ai 93 di media del libretto, portano un risultato di 99 punti. Ora Raffaele Sollecito è dottore. Venti minuti di discussione, davanti a 7 docenti, nella biblioteca del carcere. Seduto su una seggiola dietro al figlio, solo il padre. Sulla porta, gli avvocati Luca Maori e Marco Brusco. Non era comunque questa la giornata che la famiglia Sollecito sognava per la laurea del figlio. «Volevamo fare una grande festa a Giovinazzo - dice il padre - perché Raffaele sarebbe stato il primo nipote laureato con il nome del nonno». I due ragazzi avevano già prenotato la festa di laurea per il 16 novembre, nel pub il Convento. Tre mesi dopo, la discussione in carcere. Dopo la laurea il padre è rimasto in carcere un´altra ora, per il colloquio del sabato. Poi, davanti ai cronisti, ha continuato a difendere il figlio. «La perizia ha stabilito che Meredith non è stata violentata e che non c´è stato nessun rapporto sessuale. E allora tutta l´accusa, fondata sulla violenza carnale, non ha fondamento. Speriamo che la Cassazione ora faccia luce e ci porti fuori da questo incubo». Parole diverse anche per Amanda, in passato descritta come la donna che ha portato il figlio alla rovina. «Solo Rudy dice di essere stato, quella sera, in quella casa. Cosa abbia fatto, lo diranno gli inquirenti. Mio figlio non c´era, l´impronta trovata non è quella della sua scarpa. E allora probabilmente non c´era nemmeno quell´Amanda». Ieri sera Le Chic, il locale di Patrick Lumumba (arrestato e poi scarcerato) ha riaperto i battenti. Il sequestro era finito 15 giorni fa, ma c´erano da fare alcuni lavori. L´uomo è ancora indagato per omicidio. «Nelle prossime ore - dice l´avvocato Giuseppe Sereni - chiederò che il Pm faccia richiesta di archiviazione. Patrick ha il diritto di vivere sereno». JENNER MELETTI