Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mi si chiede se in Italia è cominciata la rivoluzione e leggo infatti su un sito molto importante: «Oggi, a fronte di manifestazioni di scarso successo in Sicilia, il movimento 9 dicembre è esploso nel resto d’Italia, sia in provincia che nelle grandi città. E alle due categorie di base si sono aggiunti e sono diventati trainanti i ceti medi urbani costretti a scendere in piazza per difendere le loro vite: i piccoli commercianti e gli ambulanti di Torino, i tassisti di Roma, i titolari di bar e ristoranti di Genova. Via via, la protesta ha trovato consenso nel mondo giovanile e precario, tra i disoccupati adulti». Frase che, in base a quello che riferiscono le agenzie e a quello che ho visto con i miei occhi - mi trovo in una città del Nord -, fa ridere. Il ceto medio non è affatto sceso in piazza e il movimento dei cosiddetti Forconi non è affatto cresciuto rispetto al primo giorno. Si tratta dei soliti quattro gatti - un migliaio di persone al massimo - che possono però - piazzandosi in certi punti strategici - paralizzare un’autostrada e creare caos in un contesto urbano. Il nucleo principale dei protestatari è formato da camionisti, dissidenti rispetto al resto della categoria (il 95% dei camionisti, attraverso le loro rappresentanze, ha firmato un’intesa col governo e ottenuto quello che chiedeva), e i camionisti sanno che basta bloccare una decina di caselli strategici per paralizzare tutto. Però non è successo neanche questo in realtà. Un gruppetto di Forconi, in Piemonte, è andato a montare due tende all’accesso del ponte sul fiume Roja e sul cavalcavia di Roverino. Fastidi per chi deve andare in Francia e ha dovuto prendere il treno oppure l’autostrada a Bordighera. E questa è tutta la rivoluzione.
• Però ci sono i fatti di Roma.
Robetta anche quella. C’era un convegno sulla green economy (“La Natura dell’Italia”), al quale dovevano partecipare Napolitano e Letta, che hanno però dato forfait ventiquattr’ore prima. Un gruppo di studenti, non più di cinquecento, ha organizzato una manifestazione con striscioni e lancio di petardi. L’occasione era comunque buona, perché dentro erano presenti il ministro dell’Ambiente, quello dell’Economia, quello del Lavoro, quello delle Infrastrutture e della Salute. La polizia ha caricato in risposta a una bomba carta e alla manifesta volontà del gruppo di entrare nel rettorato. I convegnisti hanno poi ammesso una ragazza alla tribuna e la ragazza ha illustrato «le politiche che stanno distruggendo l’università e il mondo del lavoro». Niente di grave, alla fine: negli ultimi cinquant’anni la Sapienza di Roma ha visto molto di peggio. Saccomanni, comunque, ha lasciato la sede del convegno facendosi scortare. Ai numerosi cori «toglietevi il casco, non potete togliervi il casco solo quando siete in presenza dei fascisti», i poliziotti hanno risposto tenendosi il casco in testa. Le agenzie segnalano altre proteste a Roma: davanti a Palazzo Chigi c’è un presidio della Fiom, davanti a Montecitorio protestano i medici. Poche decine in tutti e due i casi. La classe media non abbassa le saracinesche dei suoi negozi neanche se minacciata.
• E chiaro, comunque, che studenti e Forconi non sono la stessa cosa. I Forconi che hanno fatto?
A Milano un migliaio di contestatori ha bloccato la tangenziale Ovest e la polizia ha dovuto chiudere l’uscita della Fiera Rho-Pero; a Torino la polizia ha respinto un gruppo che tentava di forzare il cordone di agenti posto a difesa della stazione di Porta Susa e ha fermato otto manifestanti, tutti dell’area cosiddetta antagonista, denunciandone altri nove; a Palermo, i Forconi sono andati ad esporre delle mutande davanti alla sede della Serit, l’agenzia locale di riscossione dei tributi; a Firenze hanno sfilato in 150 e gridato contro Renzi, Letta e Alfano; a Bari l’hanno smessa con i presidi sulla statale 16 e la provinciale 231 e sono andati a manifestare in città gridando ai negozianti di «abbassare le saracinesche in segno di solidarietà»; a Barletta i contestatori pretendevano che certi ambulanti non aprissero le bancarelle: ne sono stati denunciati sette.
• Alfano non doveva riferire alla Camera?
Sì, ha riferito. «Una deriva ribellistica genericamente indirizzata contro istituzioni nazionali ed europee. [...] Comprendiamo il disagio sociale, ma al tempo stesso non abbiamo alcuna esitazione nel dire che come si difende la libertà di manifestare, noi dobbiamo difendere la libertà dei cittadini di vivere in sicurezza e dei commercianti di aprire le proprie saracinesche [...] Il gesto di alcuni agenti [che ci sono sfilati il casco] è stato strumentalizzato. Leggerlo come un gesto di sostegno alla protesta è arbitrario e irrispettoso verso gli stessi agenti. Il casco è stato tolto quando ormai era scemata la tensione». I rivoluzionari sono stati attaccati anche da Letta.
• Però Grillo sta dalla loro parte.
Direi non più: ieri li hanno criticati anche quelli del Movimento 5 Stelle, forse consapevoli che i Forconi, nel Paese, hanno un seguito scarsissimo.
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