Vincenzo Giardina, L’Espresso 13/12/2013, 13 dicembre 2013
BUONE NOTIZIE SI MUORE MENO PER LE MINE ANTI-UOMO
Meno vittime, più fondi, bonifiche più estese. Per la lotta contro le mine anti-uomo (tema su cui si spese molto la defunta principessa Diana) il 2012 è stato un anno da record. Lo rivela l’ultimo rapporto dell’International Campaign to Ban Landmines, alleanza di organizzazioni non governative già Premio Nobel per la pace. Secondo lo studio, tra il 2011 e il 2012 il numero di persone uccise o menomate dall’esplosione di mine anti-uomo
o da frammenti di bombe a grappolo è diminuito da 4.474 a 3.628.
La media è di dieci vittime al giorno mentre era di 25 nel 1999, l’anno dell’entrata in vigore del Trattato
di Ottawa. Un accordo che vieta l’impiego, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento di mine anti-uomo ratificato da 161 paesi ma non da potenze come Stati Uniti, Russia, Cina, India o Israele.
I miglioramenti segnalati nel rapporto riguardano anche l’estensione delle opere di bonifica e il numero degli ordigni distrutti, 240 mila. In crescita anche i fondi disponibili, a quota 681 milioni di dollari nonostante i tagli di Paesi in controtendenza come l’Italia (meno 37 per cento quest’anno rispetto al 2012). Secondo gli esperti dell’International Campaign to Ban Landmines, «le mine anti-uomo continuano a essere impiegate
in un numero limitato di paesi».
Critica la situazione nello Yemen, dove tra il 2011 e il 2012 il numero di vittime di questi ordigni è aumentato da 19 a 263. Tra lo scorso anno e l’inizio del 2013, le mine hanno ucciso soprattutto in Siria, Afghanistan, Myanmar, Colombia, Pakistan e Thailandia.