Paolo Siepi, ItaliaOggi 13/12/2013, 13 dicembre 2013
PERISCOPIO
Poi gli chiederanno: «Cosa hai fatto in tutti questi anni?». «Mi sono alzato presto la mattina». Maurizio Crippa. Il Foglio.
Confessioni - Mi vergogno ma confesso che ieri ero d’accordo con Brunetta. Jena. La Stampa.
Enrico Letta deve assumere impegni precisi, che consentano agli elettori, fra uno o due anni, di poter valutare il suo governo. Nessuno pretende infallibilità. Ma nel momento in cui il presidente del consiglio chiede agli italiani più meritocrazia, anche lui deve poter essere valutato. Meglio un governo che raggiunge la metà degli obiettivi che si è posto, di uno che obiettivi non ne ha e quindi può dichiararsi comunque vincitore. Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. Corsera.
Carlo Cottarelli, incaricato della spending review, ha l’ufficio a Roma in una stanza piccina e un po’ triste in via XX Settembre, ministero dell’Economia, un santino ingiallito di Giorgio Napolitano incorniciato da un ramoscello d’ulivo (secco), un inquietante ritratto d’anonimo deputato con baffi umbertini («non so chi sia»), un gagliardetto dell’Inter su una modesta scrivania impiegatizia («la mia debolezza»). Lo squallore è ricercato, oleografico, fa parte del ruolo, questa è una tana austera e penitenziale («Lei non è mica protestante?». «Cattolico») e il suo inquilino compare con umiltà di potente, di mestiere adopera la penna sul bilancio dello stato come il chirurgo adopera il bisturi nell’estrazioni dei calcoli renali, o al fegato. Salvatore Merlo. Il Foglio.
Uno degli ultimo slogan di Renzi: «L’Italia cambia verso». Ma è la poesia di Bondi. Edelmàn. Il Fatto quotidiano.
È nelle parate dei talk show a ciclo continuo, dalla mattina alla sera, che la casta dà il peggio di se stessa. Deputati, senatori, capetti di questo o di quel partito, piangono di continuo sulle sorti dell’Italia. Urlano che siamo vicini allo sfascio. Spiegano che una crisi si somma a un’altra e poi a un’altra ancora. Ma non c’è nessuno che abbia il coraggio di dire: è anche colpa mia, sono stato un disastro come parlamentare o dirigente di partito, dopo quest’ultimo giro mi ritiro a vita privata, farò l’idraulico, la maestra di scuola, il romanziere, il pappone... L’autocritica è sempre un tabù. Guai a farla. Guai persino a evocarla. Giampaolo Pansa. Libero.
Chissà dove cinguettava Francesco Merlo (che ora su Repubblica paragona Grillo ai killer di Walter Tobagi, di Pippo Fava e di Giancarlo Siani) un mesetto fa, quando il neostatista Alfano chiese al padron Silvio la cacciata di Sallusti dal Giornale perché si era permesso di attaccarlo. La verità è che tutti questi indignati a scoppio ritardato insulterebbero Grillo anche se non avesse mai minacciato un solo giornalista. Infatti lo insultavano anche prima che lo facesse, da quando iniziò a disturbare il loro piccolo mondo antico. Non ce l’hanno con i suoi tanti errori ed eccessi. Ce l’hanno con l’unico suo merito. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.
Abbiamo colpevolmente ignorato la natura autoritaria e illiberale della società che si intendeva edificare; abbiamo colpevolmente accettato l’equazione anticomunismo=fascismo e ascritto solo alla categoria della resa dei conti contro il fascismo, ogni forma di violenza perpetrata contro chiunque si opponeva all’annessione di Trieste, di Fiume e dell’Istria alla Iugoslavia. Noi antifascisti di sinistra non abbiamo per anni riconosciuto che fra le motivazioni dell’esodo di massa delle popolazioni di lingua italiana nelle aree istriane e giuliane ci fosse anche il rifiuto, fondato, di un regime illiberale, autoritario, di controlli polizieschi sulle opinioni religiose e politiche spinti alle prevaricazioni e alle persecuzioni. Maurizio Angelini, coordinatore dell’associazione nazionale partigiani in Veneto, in un convegno tenutosi a Padova.
La Costituzione non voleva fare delle Regioni dei mini-Stati. E invece questo sono diventate con il tempo le Regioni-Stati. E spesso le funzioni si raddoppiano perché lo Stato mantiene molte delle prerogative amministrative anche nei settori gestiti dalle Regioni, con conseguenti sprechi di risorse. Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, Fi. Il Giornale.
Le foto, chi le ha viste lo sa, impressionano. In una, Dallas Wiens è senza faccia. Il suo viso è una parete di pelle piatta. Niente bocca, niente naso, niente orecchie, niente. Nel 2011 ha iniziato le cure e l’altro giorno i medici della Radiological Society of North America hanno mostrato il miracolo compiuto da un trapianto facciale completo, durato 30 ore. Un miracolo della scienza che ha spinto i medici a invitare tutti, quando si muore, a donare, non solo il cuore o il fegato, ma anche il viso. Sperando che molti rispondano all’appello. Questo fa altresì pensare che il più in là possibile, intendiamoci, ma quando arrivasse il momento, il dottor Saccomanni avrà il grande privilegio di poter donare, indifferentemente, sia la faccia che il sedere. Andrea Marcenaro. Il Foglio.
Il 7 agosto 1943 Ugo la Malfa ed Enrico Cuccia erano nerissimi per aver perso il treno ministeriale. Raffaele Mattioli aveva per La Malfa simpatia e affetto ma non condivideva nessuna delle sue idee, né le invettive verbali. Sul quadriumvirato degli intellettuali vicini a Mattioli (Carlo Antoni, Guido De Ruggiero, Umberto Morra di Lavriano, Piero Pancrazi) poi diventato una pentarchia con Luigi Salvatorelli, non si faceva illusioni. Pochi si salvano dal giudizio affilato di Mattioli: il filosofo-giurista Guido Calogero è «una uomo colto, maestro e didatta: ma dal poco cervello e pieno di sé»; lo storico della filosofia Guido De Ruggero è «debole e pieno di vanità», l’archeologo Umberto Zanotti Bianco «sembra una zitella inglese, è amato dalle donne, tra le quali, dicono, passi incontaminato». Solo per lo storico Luigi Salvatorelli, pur nel dissenso, Mattioli ha parole di stima: «È un uomo con delle idee, e con una sana conoscenza dei fatti relativamente agli ultimi cento anni. Di tutto il Partito d’Azione è il solo che rispetti». Massimiliano Majononi d’Intignano, capo della Comit di Roma, Sopravvivere alle rovine. Diario privato di un banchiere. Aragno.
L’appartamento in via Merulana era proprietà di lui. Affari, interessenze in affari, compartecipazioni de ccà e de là. Proprietario de ccà, mezzo proprietario de là. Prestare per ipotecare, ipotecare p’agguantare. Chillu aveva a esse no futtut’in gulo. Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti, 1957.
La vita comincia con i pannolini e finisce con i pannoloni. Roberto Gervaso. Il Messaggero.