Isabella Bufacchi e Celestina Dominelli, Il Sole 24 Ore 13/12/2013, 13 dicembre 2013
POSTE AI PRIVATI, IL MERCATO APPREZZA
ROMA L’operazione entrerà nel vivo solo il prossimo anno. Ma, a giudicare dalle prime reazioni raccolte tra gli addetti ai lavori, il mercato guarda con favore alla privatizzazione di Poste. A partire dalla decisione, anticipata dal premier Enrico Letta, di aprire il capitale del gruppo anche ai dipendenti che, insieme allo Stato (al quale resterebbe la quota di controllo), rappresenterebbero un elemento di stabilità per il titolo e una tipologia di azionariato tendenzialmente non in conflitto con il management. Senza contare, poi, che lo stesso effetto sarebbe assicurato pure dalla scelta di favorire l’ingresso nel capitale del retail, la cui fidelizzazione con il "brand" Poste è documentata anche dalla grande fetta di risparmiatori che investono in buoni e libretti postali, emessi comunque da Cassa depositi e prestiti, ma che nell’immaginario collettivo sono in qualche modo associati alla società dei recapiti (che ne gestisce la vendita in esclusiva).
Insomma, gli umori sono positivi tanto che la tempistica tratteggiata dall’esecutivo è in linea con quella immaginata dal mercato che ritiene verosimile l’avvio dell’operazione nella seconda metà del 2014. E il test del prestito obbligazionario concluso da Poste a metà giugno (3,6 miliardi di ordini a fronte di un collocamento da 750 milioni), fa ben sperare sull’esito della partita. Sulla quale si accenderanno i riflettori di asset manager, fondi pensione e assicurazioni, già in prima linea nella privatizzazione di altre "omologhe" europee.
Certo, prima del via, il mercato aprirà un faro sui numeri del gruppo cercando di valutare con particolare attenzione fatturato, utile netto e livello di indebitamento. Gli ultimi dati diffusi dalla società dei recapiti indicano, nel 2012, 24 miliardi di ricavi totali, un risultato netto consolidato di 1.032 milioni di euro e investimenti per 477 milioni. «Si tratterà di capire - osserva un banker - qual è il trend del gruppo. L’azienda ha già dimostrato di sapersi diversificare rispetto all’attività caratteristica di gestione del servizio postale, che è nettamente in crisi un po’ ovunque». Ecco perché gli occhi saranno puntati sulle attività non tradizionali che, va detto, nell’ultimo bilancio disponibile, hanno giocato la parte del leone, incidendo per l’80% sul giro d’affari dello scorso anno: solo la controllata Poste Vita (assicurazioni) ha archiviato il 2012 con 10,5 miliardi di ricavi e 4,7 milioni di contratti. «È chiaro - spiega un analista - che bisognerà vedere come la società chiuderà il 2013 e considerare poi l’andamento almeno dei primi due trimestri del2014. Alcuni dei numeri che circolano sono buoni, ma certo dovrà essere approfondita anche la strategia di riduzione del debito».
Il gruppo quindi si prepara all’appuntamento consapevole che, accanto ai conti, anche il prossimo business plan finirà sotto la lente degli addetti ai lavori, i quali esamineranno, come sempre accade in questo tipo di operazione, i livelli di profittabilità. Con particolare attenzione poi ad alcune voci: dall’ottimizzazione del contratto per il servizio universale alla performance dei servizi finanziari, fino all’accordo che lega Poste a Cassa depositi e prestiti e che, proprio guardando alla privatizzazione, andrà rinegoziato a un valore fair per entrambe le società. Tutti tasselli su cui il management sta già lavorando proprio per presentarsi al mercato con un buon biglietto da visita.