
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Berlusconi ha commentato la decisione della Fiat di andare a costruire la L.0 in Serbia con queste parole: «In una libera economia ed in un libero stato un gruppo industriale è libero di collocare dove è più conveniente la propria produzione. Mi auguro però che questo non accada a scapito dell’Italia e degli addetti a cui la Fiat offre il lavoro».
• Non si voleva riaprire una trattiva?
Sì, il ministro del Welfare, Sacconi, ha convocato le parti per mercoledì prossimo, ore 10, nella sede della Regione Piemonte. Sacconi aveva detto: «Non ho capito. La produzione in Serbia era prima destinata a Mirafiori?». La risposta è sì. Sacconi ha aggiunto: «Tra le organizzazioni firmatarie di Pomigliano d’Arco e la Fiat il dialogo non si è interrotto e confido anche nella Cgil». Maroni ha quasi imprecato: «Fiat in Serbia? Non sta né in cielo né in terra». Il sindaco Chiamparino ha fatto sapere di aver parlato con Marchionne: «A Marchionne ho chiesto che si possa affrontare il nodo Mirafiori e mi è sembrato di trovare da parte sua ampia disponibilità e volontà di non pregiudicare quella ’T’ che nell’acronimo Fiat rimanda a Torino. Dico questo senza indulgere a facili ottimismi».
• Ma, volendo, il governo può impedire alla Fiat di andare a fare le macchine in Sebia?
Direi proprio di no. Il governo avrebbe avuto un qualche diritto di parola con gli incentivi o simili. Fiat adesso dallo Stato non prende un euro.
• E tutti i soldi ricevuti in passato?
La gratitudine non è di questo mondo, specie quando si parla di business. Del resto, il discorso di Marchionne è stato molto chiaro: se si vuole che la fabbrica resti in piedi bisogna, primo: produrre e vendere sei milioni di pezzi l’anno (non ci siamo ancora), secondo: garantirsi margini sul prodotto, terzo: cercare alleanze, quarto: avere come punto di riferimento il mondo. Se si guardano i numeri, si vede che la Fiat si sta trasformando, e anche piuttosto rapidamente, in un’azienda mondiale. La 500 prodotta in Messico sta andando molto forte in Brasile e negli Stati Uniti. La Uno costruita a Belo Horizonte piace ai brasiliani al punto che la Fiat resta leader di quel mercato con una quota del 23,3% delle vendite e ha rintuzzato bene l’attacco di Gm e Volkswagen. I camion, buco nero del passato, hanno portato molto fatturato dai paesi emergenti, Cina compresa. Il mercato europeo, e in particolare quello italiano, suona una musica completamente diversa. Nel primo semestre Fiat ha perso il 20,6% e controlla adesso solo il 7,4% del mercato. In generale sul nostro continente le vendite di auto a giugno sono calate del 6,2%. Per esempio: Germania: -32,3, Italia -19,1, Francia -1,3. Non è un caso che l’annuncio dello spin off e della Serbia – l’annuncio di cui abbiamo parlato l’altro giorno – sia stato dato da un consiglio d’amministrazione riunito a Auburn Hills, negli Stati Uniti. La Chrysler ha dato, al processo di internazionalizzazione dell’azienda, il colpo decisivo.
• Okay, ma questa L.0 non si poteva fare a Torino?
In Serbia ci sono alcuni vantaggi molto concreti. Intanto le autorità di Belgrado hanno messo sul piatto un contributo di 250 milioni che uniti ai 350 di Fiat e ai 400 della Bei (Banca Europea degli Investimenti) fanno un miliardo di euro a disposizione. Inoltre, come ha spiegato Giorgio Airaudo, responsabile nazionale Fiom per il settore auto, «in base all´accordo firmato due anni fa dal governo di Belgrado e dal Lingotto, lo Stato paga la bonifica dello stabilimento e cede la proprietà alla Fiat. La bonifica è costosa. La fabbrica, la vecchia linea produttiva della Zastava, è stata bombardata dagli aerei Nato nel ‘99, durante la guerra che divise l’ex Jugoslavia. Nell’area sono disperse 370 tonnellate di diossine e altri veleni. Dei 2.600 ex dipendenti della vecchia Zastava la Fiat ne ha assunti solo 1.000 lasciando gli altri a libro paga dello Stato serbo fino a quando la salita produttiva del nuovo modello non consentirà nuove assunzioni. Per ogni dipendente assunto la Fiat, in base all´accordo, riceve 10.000 euro di finanziamento pubblico. Inoltre per dieci anni il Lingotto non pagherà tasse né al governo di Belgrado né al comune di Kragijevac».
• Capisco. Allora perché inizialmente era stato comunicato che la L.0 si sarebbe costruita a Mirafiori?
Credo che Marchionne stesse fortemente puntando a un risultato positivo del referendum di Pomigliano. Che invece, dal punto di vista del Lingotto, non è andato bene: quasi 4 no su 10 e quasi 5 no su 10 da quelli del montaggio. La Fiat, che in questo momento è forte, vuole un sindacato totalmente al suo fianco, senza se e senza ma. Come il sindacato americano, la Uaw, che non cessa per un minuto di tessere le sue lodi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/7/2010]
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