Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 24 Sabato calendario

L’IMPIANTO RISORTO DOPO LE BOMBE NATO

«Vada nelle vie dell’antica Kragujevac e vedrà che la prima lingua straniera parlata è l’italiano». Non parla delle nuove generazioni Sanda Raskovic-Ivic ambasciatrice serba in Italia ma di quelle che erano a scuola prima che cadesse il muro di Berlino quando nelle aule si insegnava l’italiano come oggi si insegna l’inglese. Una tradizione quella del rapporto con l’Italia che è continuata e la cui ragione si capisce dal racconto che Sanda Raskovic- Ivic comincia quando sente il nome Fiat. E subito va con la mente alla sua «Jugo Florida, la mia prima macchina che era prodotta dalla Zastava. Ma con motore Fiat. L’auto ha 21 anni, è un po’ vecchia ma funziona ancora bene e adesso è passata a mia figlia».
Kragujevac, 180 chilometri a sud di Belgrado ha circa 200mila abitanti e nella prima metà dell’800 è stata capitale della Serbia. In città il nome Fiat hanno cominciato a conoscerlo dagli anni 5o quando venne firmato uno storico accordo da Gianni Agnelli e dal maresciallo Tito. Quel rapporto, cominciato con la produzione della 600 per il mercato locale, è stato messo a dura prova dai bombardamenti Nato della seconda metà degli anni ’90 che, se hanno distrutto il sito della Zastava, poi ricostruito con fondi governativi, non hanno però cancellato le competenze di una forza lavoro che per molti decenni si è specializzata nella produzione di piccole auto. «Dagli anni ’50 in poi da Torino sono arrivati ingegneri e tecnici che hanno formato i nostri lavoratori il cui know how ha ormai raggiunto livelli molto alti» dice Raskovic- Ivic.
Nel 2008 arriva un nuovo accordo tra il Lingotto e il governo serbo che porta alla creazione di una joint venture, detenuta al 67% da Fiat e al 33% dal governo serbo. Nel 2009 da Kragujevac sono uscite 22mila Punto classic, appena il 10%, in termini numerici, dei progetti futuri di Fiat sullo stabilimento che ha una superficie di un milione e 400mila metri quadrati e mille lavoratori. Di due giorni fa l’annuncio dell’investimento di quasi un miliardo (proveniente per una parte, 400 milioni, da un prestito Bei, una, 250 milioni, dal governo di Belgrado e il resto dalla Fiat) per arrivare a una capacità produttiva di 190mila auto a fine 2011. Il modello di punta dovrebbe essere – stando all’annuncio dell’ad di Fiat Sergio Marchionne – il monovolume Lo. I dipendenti diventeranno 2.400.
Il progetto avrà un ampio supporto da parte del governo, che l’ambasciatrice serba riassume in due esempi. «Innazitutto la Serbia concede importanti incentivi alle imprese che investono nel paese e il gruppo torinese per un investimento così importante avrà un’esenzione dalletasse per un periodo di 10 anni. Inoltre esiste un finanziamento a fondo perduto per cui per ogni lavoratore serbo che verrà assunto è previsto un contributo che va dai 2.500 ai 10mila euro, a seconda della qualifica». A questo si aggiunga il salario che per un «operaio qualificato è intorno ai 400 euro ». Un altro potenzialevantaggio competitivo è rappresentato «dall’intesa per cui la merce prodotta in Serbia per il 51% e che ha l’etichetta made in Serbia può essere esportata nella federazione russa con una tassa di appena l’1%». L’accordo è valido solo per i componenti, ma la Serbia conta di estenderlo.
Se il governo serbo supporterà il progetto Fiat con sgravi fiscali e incentivi, gli operai di Kragujevac sembra che lo sosterranno con il loro entusiasmo. A due giorni dall’annuncio del Lingotto stanno ancora festeggiando ma Zoran Mihajlovic, presidente del Samostalni Sindikat Fas (So Fas), una delle principali sigle delle tute blu serbe, sottolinea che «non dovrebbero essere percepiti come nemici di quelli italiani e i sindacati che rappresentano entrambi dovrebbero collaborare in modo da proteggere gli interessi degli uni e degli altri». Cristina Casadei • «QUESTA LA CITT DEL FUTURO» - «Questa sino a cinque anni fa veniva chiamata la Valle della morte, oggi Kragujevac è la città del futuro» afferma il sindaco, Veroljub Stevanovic. Nel 2005 dallo stabilimento serbo riprese, su licenza Fiat, la produzione della Zastava che era stata bloccata negli anni dell’embargo internazionale contro Slobodan Milosevic. Tre anni dopo, la vera svolta con la firma dell’accordo per la nuova società Fas che vede la Fiat azionista di maggioranza con il 67% del pacchetto azionario e il Governo serbo al 33%. «Ho creduto nella Fiat sin dall’inizio» afferma il sindaco, un ingegnere che ha lavorato per lunghi anni alla Zastava e dal 2000, anno della caduta di Milosevic, è sindaco di Kragujevac. L’embargo e i bombardamenti della Nato nel 1999 avevano lasciato pesanti segni sugli stabilimenti della Zastava. «Ora sta rinascendo» commenta Stevanovic ricordando che l’accordo con la Fiat prevede investimenti italiani per oltre 700 milioni. Duecento milioni costerà solo il reparto verniciatura, raso al suolo durante la guerra.
Sull’annuncio di Sergio Marchionne riguardante la produzione di una nuova monovolume in Serbia dalla fine del 2011, il sindaco mantiene il massimo riserbo e ricorda solo che l’accordo con lo Stato serbo siglato nel 2008 già prevedeva per quella data la produzione di un secondo modello. Le voci circolate in questi mesi negli ambienti economici serbi, però, parlavano della produzione in Serbia della "nuova Topolino". «L’investimento della Fiat sarà anche un enorme volano per l’insediamento di aziende internazionali della componentistica». Il Governo ha messo a disposizione 70 ettari di terreni, che godranno – come avviene per la Fas – lo stato di zona franca e le nuove imprese saranno esentate per 10 anni dalle imposte comunali oltre ad ottenere un contributo governativo di 10mila euro per ogni addetto assunto. Hanno già espresso interesse la Magneti Marelli e numerose altre aziende di componentistica. Elena Ragusin