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 2010  luglio 24 Sabato calendario

SVELATI I GRANDI NUMERI DI MILANO

Le 35 aziende della moda che hanno almeno la sede "creativa" a Milano generano un giro d’affari complessivo, nel mondo, di 11 miliardi di euro. Poco meno dei 13 miliardi attivati dalle 35 aziende parigine e più dei 10 miliardi delle dieci aziende con sede a New York. E ancora: in un anno gli ordini dei buyer a Milano raggiungono il valore di 17 miliardi di euro ( 12 miliardi con le collezioni di Milano moda donna e uomo, altri 5 in occasione delle altre dieci fiere come Milano Unica, Micam ecc, per un totale di 60 giorni espositivi).
Sono numeri sorprendenti. Allora Milano è davvero una grande capitale della moda? «In effetti ne esce fuori molto forte » commenta Claudia D’Arpizio, partner di Bain & Company ed esperta del settore moda e lusso, che ha curato un’analisi commissionata dal Comune di Milano e conclusa nei giorni scorsi. L’obiettivo era capire il valore della moda per Milano, i punti di forza e di debolezza della città rispetto ai principali concorrenti e la percezione di questo valore da parte dei cittadini.
I numeri emersi lasciano pochi dubbi sul "peso" del capoluogo lombardo, ma la sua capacità di gestire questo capitale, di sfruttarne le potenzialità e di trasmettere un’immagine di forza ne solleva molti. Lunedì prossimo, intanto, Comune, Camera della moda e Camera di commercio presenteranno le iniziative messe in campo per le sfilate di settembre. «Serve cambiare il passo – dice Giovanni Terzi, assessore alle Attività produttive del comune di Milano – ed è quello che stiamo cercando di fare, anche sulla base della ricerca di Bain». Ma andiamo con ordine. Nelle quattro settimane di Milano moda (due a gennaio-febbraio, due a giugno-settembre, per un totale di 22 giorni) i visitatori sono 55mila, mentre per le altre fiere del settore arrivano a 330mila.
In questo caso il confronto con il Salone del Mobile che in una settimana circa attira 350mila visitatori, è perdente, ma, sottolinea Claudia D’Arpizio, «il fatto è che loro sono riusciti a fare sistema». Sempre a Milano, poi, le vendite dei negozi di moda in un anno raggiungono 6 miliardi di euro (come valore degli scontrini emessi): 3 miliardi nei 300 negozi di lusso e altri 3 negli 800 negozi di fascia più bassa. Su questo fronte New York arriva a totalizzare 12 miliardi e Parigi nove, ma si tratta di città con un flusso di turisti molto più alto. «Milano vanta comunque la spesa pro capite più elevata» ricorda l’analista di Bain. A ciòsi aggiunge l’indotto generato dalla moda negli alberghi, ristoranti, trasporti e così via, calcolato in 115 milioni di euro. Infine i posti di lavoro collegati con il sistema in senso lato: sono 50mila circa, considerando aziende, negozi, scuole specializzate e tutto ciò che ruota intorno alla moda.
I cittadini interpellati da Bain sono convinti che quello della moda sia un settore molto interessante a Milano, come opportunità di lavoro e capacità di generare ricchezza, ma se la domanda si sposta sugli eventi, l’interesse cala,e di molto. Che fare, allora?
Lo studio di Bain presenta alcune linee guida di intervento per il comune. Spiega D’Arpizio: «Milano deve conservare il focus sull’aspetto di business delle sue sfilate e fiere, ma dalle richieste di operatori e giornalisti emerge che deve anche evitare l’autoreferenzialità e aprirsi di più agli stilisti internazionali e ai nuovi talenti (come fa Parigi), deve fare più scouting, recuperare quell’avanguardia che si è persa». Poi, certo, bisogna migliorare i trasporti, "calmierare" le tariffe di alberghi e ristoranti, semplificare la logistica, scegliere due o tre posti fissi per le sfilate, magari vicini. Ma soprattutto bisogna rendere esteticamente più bella la città: lo chiedono tutti. E più attraente: con mostre legate alla moda, «o magari inventando dei mini fuorisalone realizzati con il coinvolgimento di chi non sfila, con piccoli eventi nei negozi, aperture prolungate e così via. Insomma, tutto ciò che serve a rendere più viva Milano, anche aprendosi ai giovani con forme di comunicazione innovative e cercando di attrarli verso le nuove professioni che si stanno aprendo in questo settore.Ma soprattutto – conclude D’Arpizio ”occorre un coordinamento generale che ancora manca».
Ma questa volta potrebbe arrivare. Terzi anticipa in parte quanto verrà detto lunedì: «Per le sfilate di settembre abbiamo messo a punto un format nuovo, nato dalla collaborazione di tutte le istituzioni, e che dovrà costituire un metodo di lavoro. Che indubbiamente potrà essere aggiornato, migliorato nel corso del tempo. Ora siamo all’anno zero, la città si mette in moto e bisogna che le istituzioni giochino in squadra».