Frammenti, 24 luglio 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DAVIGO, PIERCAMILLO"
2010
«La più grande e famosa delle indagini giudiziarie italiane, quella di Mani pulite, le intercettazioni non le ha quasi usate. Poche, pochissime. Gli indagati, per lo più, confessavano; e per fare i processi bastavano le loro ammissioni, insieme ai documenti bancari dei conti all’estero. Senza aggiungere che, allora, i cellulari erano assai meno diffusi... Quando il clima è cambiato e i corrotti sono tornati a sentirsi forti, le intercettazioni telefoniche e ambientali sono diventate uno dei pochi strumenti d’indagine capaci d’inchiodarli alle loro responsabilità: così Piercamillo Davigo, uno dei pm di Mani pulite, spiega l’aumento delle intercettazioni negli ultimi anni [...] (Gianni Barbacetto, Il Venerdì di Repubblica 5/3/2010)
In fin dei conti, come aggiunge Piercamillo Davigo, ora giudice di cassazione, ex membro del pool Mani Pulite, «dal ”94 a oggi non ci sono stati provvedimenti anti-corruzione. E se la tangente che si paga sembra essere minore, è semplicemente perché è diminuito il rischio di essere beccati» (PIERO COLAPRICO, la Repubblica 14/2/2010)
La teoria di Davigo dice da sempre che tra guardie e ladri è come tra leoni e gazzelle: quelli che non vengono arrestati è solo perché sono davvero più bravi, cioè più il leone è veloce - più la politica del rispetto delle regole è perseguita con determinazione - più la gazzella e quindi i ladri devono far fatica per salvarsi. (Paolo Foschini, Corriere della Sera 13/02/2010)
2008
Il guaio è che il nodo della corruzione in Italia, al di là delle sorti giudiziarie degli indagati, cui auguriamo di dimostrare un’innocenza cristallina, è rimasto irrisolto dai tempi in cui Silvio Berlusconi racconta che «a Milano non si poteva costruire niente se non ti presentavi con l’assegno in bocca». Lo dicono decine di processi in tutto il Paese. Lo confermano gli studi di Grazia Mannozzi e Piercamillo Davigo che esaminando 20 anni di casellari giudiziari hanno accertato che la bustarella non è tramontata mai anche perché le condanne per corruzione (poi ci sono le assoluzioni, le prescrizioni...) sono nel 98% dei casi inferiori ai due anni (Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 19-12-08)
Il sibillino scambio di accuse ricorda un dialogo che il pubblico ministero Piercamillo Davigo ebbe - stando al menestrello ufficiale delle gesta del pool Mani pulite, Marco Travaglio - con due "signori delle tessere", uno della Dc e uno del Psi, finiti in carcere su mandato di cattura del medesimo Pm: "Quando andò a interrogarli, quello della Dc disse di quello del Psi: ”Avete fatto bene ad arrestarlo: tesserava interi caseggiati, un autentico farabutto”. ”Sì”, obiettò Davigo, ”ma anche lei tesserava interi caseggiati”. ” vero”, spiegò quello, ”ma lui tesserava i caseggiati che avevo già tesserato io”". Non c’è da stupirsi che oggi avvenga la stessa cosa nel Partito democratico. (Il Giornale 20 febbraio 2008, Stefano Lorenzetto)
2007
Piercamillo Davigo, ex pm del pool Mani Pulite e ora magistrato in Cassazione, dice che nulla è cambiato dai tempi di Tangentopoli: «Abbiamo preso le zebre lente, sono rimaste le più veloci. Anzi potremmo dire di avere migliorato la specie dei predatori, sono rimasti i più forti. E se fossero batteri potremmo dire di avere creato una specie resistente agli antibiotici». (APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 28 MAGGIO 2007)
Ed era il novembre 1998 quando Vaccarella preparò un atto di citazione di Berlusconi contro il giudice Piercamillo Davigo; chiedeva 5 miliardi di lire a risarcimento dopo un’intervista del magistrato («Esternazioni che costituiscono fatto illecito»). (Francesco Grignetti, La Stampa 3/5/2007)
Disse Davigo: «Se una cosa la sappiamo in tre, e io come magistrato sono tenuto al segreto, e l’avvocato è tenuto al segreto perché altrimenti commette un illecito disciplinare, e un terzo, l’imputato, invece non è tenuto al segreto, allora una notizia non è più segreta». (Il Giornale 21/04/2007, Filippo Facci)
2001
La frase simbolo i mani Pulite è diventata quella di Piercamillo Davigo, che voleva rivoltare ”l’Italia come un calzino”. (Il Foglio, 15/11/2001)