Enrico Mannucci, Corriere della Sera 24/07/2010, 24 luglio 2010
MUSSOLINI, ECCO I DIARI CONTROVERSI
Diventeranno cinque libri. I diari di Mussolini passeranno dalle pagine scritte con calligrafia decisa - inchiostro nero e poche cancellazioni - ai caratteri a stampa. Sì, si tratta delle agende della Croce Rossa dove il Duce avrebbe redatto le sue memorie quotidiane dal 1935 al 1939. Un’ araba fenice di cui si parla da mezzo secolo, materializzatasi nelle mani di Marcello Dell’ Utri che il 10 febbraio 2007 ne annunciò con notevole clamore il reperimento e il probabile acquisto e che oggi conserva le agende - «da custode» - nella Biblioteca di via Senato a Milano. Pubblica Bompiani. Prima uscita a novembre. Titolo: I diari di Mussolini. Si parte col 1939 e poi, senza seguire un ordine cronologico, un volume ogni sei mesi. Non ci sarà un vero e proprio curatore. «Non vogliamo mettere un cappello valutativo sulla storia e non dobbiamo rilasciare certificati», spiega Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale della Bompiani e artefice dell’ accordo per i diritti concluso ieri con gli eredi Mussolini e con la società Ede Copyright: «So bene che c’ è molta discussione sull’ autenticità: alcuni storici la negano, gli eredi osservano che in quelle pagine figurano particolari talmente personali che un falsario non avrebbe mai potuto immaginarli. Come editori non vogliamo entrare in questo campo. Ci sarà, certo, uno storico che curerà le note e verificherà la correttezza filologica della trascrizione. Io so che ho visto per la prima volta quelle agende un mese e mezzo fa e sono rimasta colpita. Ci sono le riflessioni di un protagonista del Novecento, a ridosso dell’ entrata in guerra: sono documenti che è giusto offrire ai lettori». Tre anni fa, Dell’ Utri dette notizia della scoperta distillando abilmente i particolari. Prima rivelò che i quaderni erano in mano agli eredi di un partigiano del gruppo che aveva catturato il Duce. Avvicinato come esperto bibliofilo nonché possibile acquirente, stava contrattando. Dalla prima impressione dichiarò che l’ immagine di Mussolini risultava assai modificata: «Il suo atteggiamento verso la guerra fino al ’ 39 è negativo. Fa di tutto per evitarla». Oppure: «Ci sono giudizi sorprendenti su alcuni gerarchi». In seguito il partigiano è stato identificato: si chiamava Lorenzo Bianchi, nome di battaglia Renzo, è morto nel 1988 dopo aver acquisito la cittadinanza svizzera e aver trovato lavoro come croupier al Casinò di Campione. Sono poi uscite nuove indiscrezioni sul contenuto dei diari e, infine, Dell’ Utri ha completato la transazione: «Non ho comprato io come avrei voluto all’ inizio. Ma ho individuato una società, la Ede Copyright rappresentata dall’ avvocato Niccolò Rositani, che ha acquistato le agende da uno studio legale di Bellinzona e poi ha trattato con gli eredi i diritti dell’ opera». A dispetto di un coro di perplessità e articolati dubbi sull’ autenticità del materiale. Se Dell’ Utri ora si defila - «Non comparirò nell’ edizione. Non ho alcun titolo, non sono uno storico o un perito» - dal punto di vista storiografico l’ affare è scottante. E da molti anni. Dei diari di Mussolini si cominciò a parlare nell’ immediato dopoguerra, quando proliferarono i memoriali di gerarchi: alcuni veri, altri apocrifi, altri ancora originali ma poi manipolati o disconosciuti (è il caso di Farinacci, la tiratura del cui diario venne distrutta da Rizzoli quando era pronta per andare in libreria). A metà degli anni Cinquanta parve che i sospirati diari venissero alla luce nelle mani di Rosa e Amalia Panvini, madre e figlia vercellesi: una sentenza del Tribunale di Milano dispose la distruzione delle agende (della Croce Rossa anche queste) perché clamorosamente falsificate. Da allora, periodicamente, la storia si ripete. Con un copione che prevede, assai spesso, un contatto in Italia, una trasferta in Svizzera, generalmente a Bellinzona, qualche intoppo successivo. L’ esperienza accomuna storici e giornalisti, italiani e stranieri: fra gli altri, Denis Mack Smith, Silvio Bertoldi, Pasquale Chessa, Brian Sullivan e Nicholas Farrell. In coincidenza si scatenano le discussioni fra gli addetti ai lavori. In astratto, senza riferirsi a una specifica «apparizione», Renzo De Felice è stato un capofila dei possibilisti sull’ esistenza di carte mussoliniane ancora sconosciute: uno schieramento di cui fanno parte studiosi - politicamente anche assai distanti - come Francesco Perfetti, Mack Smith, Aurelio Lepre, Claudio Pavone, Nicola Caracciolo, Max Gallo, Paolo Simoncelli. Più freddi davanti all’ ipotesi di una emersione dei «veri diari» sono storici come Giovanni Sabbatucci, Valerio Castronovo, Emilio Gentile, Luciano Canfora. Da loro sono partite le bordate più violente contro la plausibilità della «scoperta» di Dell’ Utri. È per questo che la scelta di Bompiani innescherà nuove controversie. Con un aspetto ulteriore da approfondire: il fenomeno della fascinazione che le dittature del Ventesimo secolo ancora esercitano. Robert Harris con I Diari di Hitler (i falsi clamorosi acquistati nel 1983 da Stern a carissimo prezzo) ha costruito un libro notevole sulla «presa che la figura del Führer continua ad avere sull’ immaginario collettivo in tutto il mondo». Ora spiega: «I diari hanno sempre un grande potere d’ attrazione perché offrono l’ opportunità di vedere da vicino, dal loro lato più personale, le celebrità. Nel caso dei dittatori, poi, si tratta di un osservatorio privilegiato sul male, sul demonio. I falsi diari di Hitler dettero la misura di quanto fosse forte questo appetito pubblico. Del resto credo che ci sia una zona di ambigua ma potente attrazione verso il nazismo e il fascismo: con le loro uniformi, le parate, l’ ostentazione delle armi e le adunate oceaniche». Di sicuro l’ accordo concluso ieri pomeriggio fra Elisabetta Sgarbi per la Bompiani, l’ avvocato Rositani e gli eredi Mussolini e la prossima pubblicazione segnano una svolta in annose polemiche. Per gli storici scettici come per i possibilisti sarà ora possibile argomentare le proprie opinioni basandosi sul complesso dei reperti e non su brani isolati, frammenti estrapolati, giornate fuori sequenza.
Enrico Mannucci