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 2010  luglio 24 Sabato calendario

ORGOGLIO COATTO

Due ragazze romane, una giornata di afa, l’irrompere della tv per un banale servizio sulla quotidianità del litorale laziale. Dal nulla, un formidabile circuito fatto di neologismi e involontaria ilarità. Le due fanciulle reinventano un angolo di linguaggio ”Stamo a ”fa la colla” e in Rete, il video tocca in poche ore il record di visualizzazioni. Un milione e duecentomila clic. Il più visto della settimana. Un caso nazionale.
Sessantadue volte. Marco Giusti e una parola, coatto, ossessivamente ripetuta per il solo gusto di pronunciarla in soli trenta minuti di conversazione. Gli cammina dentro, è più forte di lui. Sul cinema di retroguardia e sui cafoni, il grossetano Giusti, buttero nato alla vigilia di Natale del ’53, lavora da anni nel ruolo di felice esegeta. È l’eterna adolescenza di un serio studioso di cinema, che dietro il ventaglio trash, ha inventato una professione lucignolesca. ”Stracult”, bestiario senza snobismi di ogni eccesso captato dall’inventore di Blob e di Fuoriorario tra cinema greve e tv estrema, festeggia il decennale. Poi programmi, libri, biografie di pornostar, saggi. Una fabbrica dell’orrore senza la quale Giusti non potrebbe vivere. Il video di Ostia, primo assoluto nella classifica italiana di YouTube lo entusiasma: ”Stamo a ’fa la colla” è una frase storica. non l’avevo
mai sentita. C’è del talento e
un dato incontestabile. Il trionfo assoluto della creatività romana. Nel confine multiforme del Grande Raccordo Anulare sono tutti sceneggiatori, ma la colpa è di Bossi. Da quando la Lega attacca Roma, si
ride soltanto con i comici locali. Al cinema funzionano soltanto loro, è strano ma i guitti del Nord, Boldi e Pozzetto sono
scomparsi. Così il coattume storico romano è implementato dal coattume romano moderno. Di
questa sintesi, naturalmente, Ostia
rappresenta il massimo esempio. Gli elementi ci sono tutti. il mare, l’estate, le creme solari al plutonio, l’evasione. Messi tutti insieme, come ha notato la ragazza, fanno la colla e il Calippo, non a caso, emergeva già in una canzone di un cafone doc come G Max, ”Mortacci de Pippo/ Come succhia quer Calippo”. Di seguito, la costellazione ”giustiana”. Attori, politici, coatti involontari. Esserci è un onore, rimanere fuori un delitto.
ll Grande fratello e il progenitore
dei coatti, Mario Brega
IL COATTUME è romano, non si discute. E in cima alla piramide, con degne spalle come Tomas Milian, sosta Mario Brega, spalla decisiva in tanti filmdiVerdone.Quandopronunciabattutecome: ”Sentist’olivachedè,ègreca”sembradiessereconlui, in certe drogherie di quartiere, dove la grevità è la regola. Su Brega, da cui tutti gli epigoni discendono, imbastii anche un film di un’ora trasmesso dalla Rai: ”Orgoglio Coatto”. La Padania ci tormentò per sei mesi: ”La Rai produce oscenità con i soldi pubblici”. Era il 1999. In qualche modo, di lì a poco, con l’hit musicale del Supercafone e l’avvento del Grande Fratello, il genere riprese il volo. Trasformato. Il grande fratello è uno straordinario momento coatto. La nascita del salotto dei coatti. Piccoli Ricucci senza conti in banca che sembravano dire: ”Ci siamo presi il salotto della tv”. Al posto di Mina e di Alberto Lupo, stanziavano quattro stronzi impegnati a fare palesemente i fatti loro sul divano. Superato quel confine, mettere freno al peggio non è più stato possibile. Quella roba piaceva, faceva milioni di ascolti, produceva remake che pur distanti dall’originale con Taricone, non deludevanoloshare.VenneroLilloeGreg,neologismicome ”A frappè” e poi, con Enrico Brignano, una serie di tremendi comici romani di cui
Enzo Salvi, in arte il cipolla, con il suo repertorio scandito da flatulenze e rutti, riportava alla luce una linea sepolta per sempre con Alvaro Vitali e Bombolo. Dieci anni così avrebbero steso chiunque. Qualcosa di bello però, in un panorama simile, esiste. Il coattume è un’attitudine profondamente popolare, perfettamente incarnata da Francesco Totti. Il mio capitano. Il calcio in culo a Balotelli, il matrimonio in diretta tv e la maglietta ”Vi ho purgato ancora”, rappresentano delle perle coatte spaventose. I nostri miti giovanili erano MaurizioArenaeMr.Ok,maTottilisupera,perché di un certo modo di essere ha fatto una religione. Lo invidiano, gli vanno dietro. Il ragazzo timido che arrossiva davanti alle telecamere è diventato un opinion maker. Non è una parolaccia, ma qualcosa che equivale alla pietra filosofale. Se Totti tocca qualcosa, la trasforma in oro.
Bagaglino, politica
e ridicolo involontario
IL PALLONE è un ambito coatto naturale, ma il veroproscenioincuilamaleducazioneel’eccesso superano la realtà per porsi nel campo di una cocretissima fantasia è la politica. Il Palazzo è coatto per definizione. Gli esempi fioccano e mi scuso per le dimenticanze. Nel Pantheon albergano Clemente Mastella che si fa tirare la torta in faccia al Bagaglino, Maurizio Gasparri che con gli occhi sbarrati pende dalle forme di Pamela Prati o Umberto Bossi in sigaro e canottiera. Coattissimo. Poi naturalmente il cafone per eccellenza, Silvio Berlusconi. Quando fa le corna al ministro spagnolo Piquéositoccalepalle,rinverdiscelagrandecommedia all’italiana. Istanti di immortale cafoneria. i più cafoni di tutti sono i fascisti, ex, post o del 2000 che siano. Quelli della nidiata romana, sullo stracafonal e sulla militanza dura e pura, hanno saputo costruire una carriera intera. Esempi? Il più fulgido, un vero e proprio capolavoro di ingegneria coatta è quello di Giorgia Meloni, ma non disprezzabile, su un altro versante è il lavoro fatto dall’ex compagna di Luciano Gaucci, Elisabetta Tulliani. Per par condicio, devo dire anche che certi Di PietrourlantinelprogrammadiSantoromeritanouna menzione speciale. Quando Tonino gonfia le vene, urla e gesticola, io registro. E poi, con calma, riassaporo.
Premi letterari, cafoni
inconsapevoli e tribune
SE RIPENSO a palcoscenici in cui il coattume è per così dire, istituzionalizzato, non posso fare a meno di citare i premi. Che siano letterari o pseudotali, cinematografici o in memoria di qualcuno, come il Giorgio Almirante, sono sempre colmi di spunti. Tra le gemme degli ultimi dieci anni un posto d’onore lo merita il Premio Strega. Il coattume intellettuale è inarrivabile perché oltre a esporsi, presume moltissimo di sè. Lo Strega condotto da Gigi Marzullo mi vide in prima fila, con il rimpianto eterno di non aver ripreso una serata costellate dalle gaffes. E comunque, a scanso di equivoci, la cafonaggine pura è sana, quella mascherata dal denaro, terrificante.
Briatore e l’illusione di essere
eleganti
SIMONA Ventura è molto coatta e come tutti i coatti, non pensa di esserlo. Sintetizzando, il massimo, se si pensa che l’essere coatta è il suo aspetto migliore. Lei pensa di essere fine e in quell’inganno, non sa di essere popolare perché incarna qualcosa che agli italiani piace profondamente. Simonapoièperspicaceemoltoattentaallemode.del Nord e adora i coatti romani come G Max. Assecondando quella deriva, si spiega il cambiamento del gusto e lo riproduce. Se è tenera con i cafoni, vuol dire che quel ”Roma coatto look” è tornata di moda. Lo share è la sua Religione e sul tema, non ammette errori. Il suo amico Briatore invece è ricco e cafone, ma tutto sommato è un personaggio relativamente interessante. Marginale. Non è il mio genere, robetta. Non come Bisteccone Galeazzi e Maurizio Costanzo che deliravano senza articolare le parole a tarda sera durante ”Notti Mondiali” sulla prima rete Rai. Solo per godere di quello spettacolo, avrei desiderato che i Mondiali proseguissero per un altro anno senza soluzione di continuità.
Il cinema colto,
Ozpetek e i Cesaroni
I MIGLIORI spot coatti, i migliori in assoluto, li interpreta Christian De Sica. De Sica è tutto tranne che cafone, però conosce le mosse, i segreti, la grandiosa bassezza utile a rendere sullo schermo un coatto indimenticabile. Più in là della pubblicità, mi appassionano le contaminazioni non previste. Accade spesso nei film di Ferzan Ozpetek, nelle venaturepoliticamentescorrete che sono quanto di più prevedibile esista. Il turco è un caso particolarissimo. In ”Mine vaganti” aveva individuato un lato coatto-gayestremamenteinteressante e poco esplorato. L’arrivo nella casa del notabile locale interpretato da Fantastichini, di tre omosessualiamicidelfiglio(Scamarcio), vestiti alla moda è straordinario. Se avesse girato l’interofilmsuquellafalsarigasarebbe stata la pellicola della mia vita. Purtroppo poi, neanche sforzandoti, riesci a credere a tutto il resto.
I coatti migliori degli ultimi anni di cinema italiano li ha prodotti comunque Virzì. In Ferie d’agosto, Piero Natoli ed Ennio Fantastichini stesso, villeggianti di destra ipercafoni contrapposti ai gauchisti,toccanovettesublimi. Arrivano in spiaggia con lo stereo acceso, buttano resti di cocomero in mare, insultano i coltissimi Vù cumprà senegalesi e non riescono neanche per un momento a rinunciare alla loro guida spirituale, la tv. Il successo di tre cafonissime serie del piccolo schermo come Boris, i Cesaroni e Romanzo criminale per tornare ad Ostia e alle ragazze del video moltissimo devono al gusto new coatto emergente, altrimenti un similetrionfodispettatorisarebbedifficiledaspiegare. E’ la nascita di un nuovo linguaggio che parla ai giovani e che intuire dove nasca davvero, se in ufficio, al supermercato o sui muretti, è difficile come rivelare un segreto di Fatima. A Roma, quando vedrà la luce una nuova battuta non lo sai mai. L’altra sera alle tre entro in una trattoria. Ho fame. Chiedo timidamente cosa gli sia rimasto: ”giusto la
chiave ”pe chiudette fuori”. E’ una battuta che i
nostri sceneggiatori non saprebbero mai inventare.