Frammenti, 24 luglio 2010
Tags : Henri Bergson
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BERGSON, HENRI"
La Paladino viaggia, invitata a San Pietroburgo e New York, Varsavia e Parigi, dove attorno al tavolino si siedono i coniugi Curie, Bergson, Flammarion.
Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 11/7/2010, pagina 90
Il filosofo francese Bergson, nella sua «Evoluzione Creatrice» aveva avuto una felice intuizione, dicendo in parole povere che l’intelligenza più acuta tra tutti gli organismi viventi del pianeta fosse attribuibile all’uomo in prima linea, ma dopo all’ape e al polpo.
Giorgio Celli La Stampa 10/7/2010
Da sempre vicino all’ambiente religioso don Massaferro si è laureato nel ”99 in filosofia con una tesi su ”Etica e religione in Henry Bergson”
Marco Raffa, ”la Stampa” 30/12/2009
In qualche maniera, e non so se sia proprio giusto dire così, Imanishi, come tanti evoluzionisti prima di lui, pensa che il passaggio di specie sia determinato non dalla selezione naturale, ma da cause interne, simili, io penso, all’«élan vital» di Bergson.
Giorgio Celli, La Stampa 16/12/09
Riassumendo, per Daniele Rosa, l’evoluzione si svolgerebbe secondo un «élan vital» alla Bergson, senza che la selezione ricopra la funzione egemone che le ha attribuito Darwin.
Giorgio Celli, La stampa 27/5/2009
Voglio chiudere con una citazione sul concetto di bello: «Una forma è bella se ogni più piccola parte del suo contorno contiene un sapere sull’intera figura e può essere completata solo in quest’unica forma». Una definizione che mi fa venire in mente quella che Henri Bergson dà di «grazia». Un movimento è dotato di grazia se in ogni istante posso prevedere con precisione la movenza successiva.
Corriere della Sera 16 maggio 2008, EDOARDO BONCINELLI
Siamo di fronte ad exploit artistici che testimoniano una consapevolezza espressiva degna della Pietà Rondanini o dell’ultimo Tiziano: quando la forma si piega all’interiorità, e non più l’interiorità alla forma. allora che questi artisti ci parlano della vita con il distacco venato di nostalgia di chi scrive dall’aldilà. Proust chiamava tale fosca vivacità la «frivolezza dei morituri». Per Bergson era la «visione panoramica» cui ogni individuo ha diritto un attimo prima di crepare.
Corriere della Sera 18 febbraio 2008, ALESSANDRO PIPERNO
L´esperienza della velocità dell´automobile e la nuova tecnologia, insieme al pensiero di Henri Bergson, fanno intuire ai futuristi che la realtà è prima di tutto dinamismo
La Repubblica 10 febbraio 2008, DANIELE DEL GIUDICE
Io assistetti un giorno alla discussione sull’insonnia tra Bergson e Proust che avrei dovuto, se fossi stata capace di farlo, stenografare interamente: fu un sublime squarcio di doppia eloquenza e, ahi! di doppia impotenza, perché infine i due grandi insonni riconobbero che nulla, non la camomilla, non i sonniferi, non l’autosuggestione, non il bagno caldo potevano farli dormire.
Irene Brin, il Giornale 03/09/2006
Sant’Agostino non si è, comunque, accontentato di questa risposta piuttosto negativa e ha tentato di delineare in qualche modo anche una soluzione positiva della coesistenza del tempo e dell’eternità. A questo scopo fa notare come il concetto di presente sia molto problematico quando lo si considera più da vicino; infatti, quando vorremmo cogliere un momento come presente, esso è gia trascorso; ciò significa che il presente per noi uomini nasce soltanto dal fatto che la nostra coscienza ritiene e fissa un certo numero di momenti, rendendoli presenti. Quindi passa a considerare come nella nostra coscienza esiste una trplice forma di presente: una presenza del passato, una presenza del presente e una presenza del futuro. Tutti e tre sono presenti nella presenza della nostra memoria, ma come passato, come futuro, ecc. Partendo di qui si può in qualche modo immaginare che tutto il creato nel suo divenire esiste per il fatto che l’unica presenza nella coscienza divina lo tiene unito e lo porta in sé come presente precisamente nel suo divenire e nel suo trapassare. Tale soluzione è stata ripresa e ripensata ai nostri giorni soprattutto dal filosofo H. Bergson (cfr. Ch. Tresmontant, Essai sur la pensée hebraïque, Paris 1953).
Joseph Ratzinger, Famiglia Cristiana, 6 agosto 1967
Più difficile fare i conti, passando dalla musica alla filosofia, per valutare le fatiche di Henri Bergson: un testo di 495 pagine scritte a mano dal pensatore francese, premio Nobel nel ’27, a dicembre è stato aggiudicato per 14mila euro, contro una stima di 5mila. Si trattava del rarissimo autografo del Corso di filosofia tenuto nel 1892 e finito nelle mani di un amico e poi svanito nel nulla: Bergson infatti era solito distruggere tutti i manoscritti delle sue opere edite, donando a volte gli appunti agli allievi.
Luigi Mascheroni Il Giornale, 26/08/2004
«Non sono mai riuscito a classificare davvero la comicità. Ho letto Freud e Bergson, ma ho smesso di farmi troppe domande in materia. E poi certi conti non mi tornavano: per esempio gli studiosi dicono che gli animali non hanno senso dell´umorismo, si vede che non hanno mai giocato con un cane lupo... E insomma la teoria non mi appassiona, mi sento un marinaio che ha confidenza con il mare, ci naviga in lungo e in largo, ma non ha nessun bisogno di sapere davvero che cos´è l´acqua. (Quino)
La Repubblica 04/12/2005, pag.44-45 Michele Serra
A cosa serve ridere? Nel passato, grandi pensatori, a cominciare da Platone e Aristotele, hanno provato a rispondere a queste domande. All’inizio del ’900, il filosofo francese Henri Bergson zittì tutti sostenendo che il riso è per sua natura inconoscibile: «ridicolo pretendere di studiarlo. Chi ci prova, fa come il bambino che crede di afferrare con la mano la schiuma di un’onda del mare, meravigliandosi poi di veder scorrere tra le sue dita solo qualche goccia d’acqua».
MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2004
L’impulso si esprime con la malignità, il disprezzo, la velata crudeltà della condiscendenza o semplicemente con un’assenza di simpatia per la vittima dello scherzo, con «un’anestesia momentanea del cuore» per dirla con il filosofo Henri Bergson.
Il Sole 24 Ore 28/08/2005, pag.39 Arthur Koestler
Bergson, il maestro dell’Evoluzione creatrice che anche al Pierre studente e novizio aveva dato «slancio vitale» e intellettuale, spalancandogli l’intuizione di un’opera divina destinata a prolungarsi e durare nel tempo.
Il Giornale 09/06/2005, Alessandra Iadicicco
E poi c’è la sua Parigi, sospesa nel tempo ma densa di persone, di ritratti, di dialoghi, di affetti. Bresson ci lascia delle immagini ”rapite” non semplicemente alla realtà, ma al consumo del tempo, ci lascia la lezione di una ”lunga durata”, quella stessa che un filosofo che Cartier-Bresson deve avere molto amato, Henry Bergson, teorizzava in volumi dove si parla appunto di ”slancio vitale” ma anche di ”Materia e memoria”» (Arturo Carlo Quintavalle, ”Corriere della Sera” 5/8/2004).
Se dovessi indicare fra i suoi maestri quello che maggiormente influì sul suo [di De Gaulle] carattere sceglierei anch’io, come l’autore di questo libro, Bergson, filosofo dell’intuizione e dello slancio vitale.
Sergio Romano, Corriere della Sera 23/9/2003