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 2010  luglio 24 Sabato calendario

DI PIETRO VUOLE FINI

Sostiene Antonio Di Pietro: «È giunta l’ora di dividere il campo in due: da un lato il partito dell’illegalità a struttura e vertice piduista, dall’altro il partito della legalità. Il mio è un invito a Bersani e Fini: facciamo una coalizione nuova. Sia chiaro, però, che il mio campo resta quello del centrosinistra».
Il presidente della Camera riprende in mano la vecchia bandiera della “sua” destra, quella della legalità, e rischia di fare la fine dell’interista Mario Balotelli, il pezzo più pregiato di questo calciomercato estivo. Chi lo vuole cacciare. E chi se lo prenderebbe subito.
Del resto, da quando Gianfranco Fini ha introdotto la questione morale nella maggioranza, il suo consenso potenziale sul mercato della politica si è triplicato. Dal 4 al 12 per cento, come riportato giovedì scorso dal Corriere della Sera.
Preoccupato, onorevole Di Pietro?
E perché? Semmai orgoglioso. Sono anni che insisto sul tema della legalità. Fino all’ultima manifestazione che ho fatto a Piazza Navona sono stato considerato quasi un extraparlamentare sulla questione morale. Ma lei lo sa che cosa ha detto Bersani ultimamente?
Dica.
Il segretario del Pd si è sfogato coi suoi e ha detto che non bisogna lasciare a me la bandiera dell’etica in politica. E io anche di questo sono orgoglioso. Significa che sarò pure un contadino con le scarpe grosse ma ho dimostrato di avere il cervello fino. Ci avevo visto giusto. Ora fanno tutti i giustizialisti.
Quindi?
In una situazione grave come questa per battere il modello piduista al governo del paese c’è bisogno di dividere il campo in due in nome della questione morale. Anche perché le persone oneste esistono a destra come a sinistra. Mi rivolgo a Bersani e anche a Fini.
Nel 2007 lei e Fini avete presentato insieme un ddl contro la casta. Senza contare il sostegno missino alle inchieste di Tangentopoli.
La legalità non ha colore politico. Quando le nostre inchieste scoperchiarono il malaffare della Prima Repubblica, i partiti che non non avevano le mani sporche ci sostennero. È il caso del Msi di Fini ma anche alla Lega di Bossi.
Fini, dunque, ritorna all’antico?
Sta vivendo una fase di resipiscenza che spero porti a compimento. Chissà, sarà stata la sua nuova vita privata. È una cosa che mi può fare solo piacere, ma bisogna essere conseguenti. Non si può lanciare la pietra e poi nascondere subito la mano.
Cioè?
In Senato è stata respinta la richiesta d’arresto per un ex An, Vincenzo Nespoli. I finiani che hanno fatto?
Per il momento, quella di Fini è una battaglia dentro un partito devastato da cricca e P3.
Una battaglia persa in partenza. La legalità non può convivere insieme con una struttura piduista. Lì dentro non è possibile una destra che rispetta le regole. Come possono stare insieme il Male rappresentato da Berlusconi e l’esempio eroico di Borsellino? Ah, se mi avessero ascoltato nel ’94.
In che senso?
Sarebbe state sufficienti tre regolette. La prima: non candidare i condannati in via definitiva. La seconda: nessun incarico per i politici sotto processo. La terza: niente appalti per gli imprenditori con problemi col fisco e con la giustizia. Oggi avremmo avuto un’altra classe dirigente.
Invece siamo di fronte a un nuovo tsunami giudiziario.
Stavolta è peggio.
Perché?
L’altra volta il corpo era malato ma ci fu un’operazione chirurgica per asportare il tumore. Oggi il cancro si è riformato ma il corpo malato respinge le cure ed è in metastasi. E così si criminalizzano i magistrati e l’informazione.
Di qui il bisogno di una coalizione legalitaria.
Io mi auguro una scomposizione ma sempre in senso bipolare. Affrontando subito la riforma del sistema elettorale e la risoluzione del conflitto d’interessi.
A sinistra, i suoi critici sostengono da sempre che lei in realtà sia di destra.
Guardi, io sono un liberale vero.
E in passato?
Io provengo da una famiglia contadina molto tradizionalista in campo politico. Mio padre nel portafogli, accanto all’immaginetta della Madonna di Bisaccia, aveva due tessere.
Quali?
Quella della Coldiretti e quella della Libertas.
Lo scudocrociato della Dc e la sua organizzazione collaterale dei contadini.
Esatto. Per mio padre era una cosa automatica, non so come spiegarle. Gliele davano e basta.
E sua madre?
Mi diceva di stare attento a non fare peccato votando per certe forze politiche. Poi, dopo, da magistrato mi sono slegato da ogni ideologia. Io sono per il libero arbitrio e per le persone oneste.
Viva il partito della legalità, allora. Da Bersani a Fini.
Sì, anche se ho un timore.
Quale?
Più che Berlusconi temo il berlusconismo che si è impadronito della società e che preferisce le scorciatoie. Oggi il berlusconismo esiste anche a sinistra, purtroppo.