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 2010  luglio 24 Sabato calendario

YUNNAN, DOVE LA MORTE ARRIVA CON LA PIOGGIA

E’ piena stagione delle piogge nello Yunnan e per gli abitanti dei piccoli paesi intorno a Dali è anche tempo di aver paura. Da oltre trent’anni in questa remota zona del sud della Cina l’estate porta con sé un’epidemia di morti improvvise: da giugno ad agosto gli abitanti del posto cadono stecchiti nel mezzo di conversazioni, camminando per strada, facendo la spesa, e in ogni sorta di situazione. Il cuore si ferma senza sintomi premonitori, e la morte è immediata e fulminante.
Dal 1978, il primo anno per cui sono disponibili le registrazioni di quella che è definita ”Morte improvvisa per cause incerte dello Yunnan”, le vittime sono state più di 400. «La sindrome colpisce indiscriminatamente, uomini e donne, giovani ed anziani. un vero rompicapo» spiega il dottor Robert Fontaine, un epidemiologo americano che ha condotto indagini con un team di ricercatori cinesi.
Wangjiacun è uno dei villaggi colpiti. Come i paesi nel circondario, si tratta di una piccola comunità montana dove gli abitanti più che vivere sopravvivono. L’economia locale ad altitudine fra i 1800 e i 2400 metri, si basa principalmente sulla coltivazione di tabacco e la raccolta di funghi selvaggi. Quando all’inizio della stagione dei monsoni, in estate, cade la prima vittima, la gente vive nel terrore. Il prossimo potrebbe essere chiunque.
Nel 2002 un’equipe del locale ospedale di Dali ha iniziato un’indagine sulle morti improvvise. Dapprima i medici hanno puntato il dito contro la malattia di Keshan, un’infiammazione del muscolo del cuore causata da un virus. Il decesso in questo caso non è immediato e non tutte le vittime presentavano lesione del cuore. Due anni più tardi anche il governo centrale è entrato in allarme: a seguito di una conferenza indetta dal ministero della Salute, Pechino ha incaricato il Centro per la Prevenzione delle Malattie di formare una squadra d’inchiesta e chiesto aiuto all’estero. Dagli Stati Uniti è arrivato il professor Fontaine, il quale dopo 5 anni di indagini ne ha appena pubblicato il risultato.
«Siamo partiti senza nessun indizio. Due terzi delle vittime aveva avuto sintomi un paio d’ore prima della morte. Alcuni presentavano anomalie al muscolo del cuore stabilite dall’autopsia, ma nulla che potesse stabilire un filo conduttore» spiega Fontaine. Avrebbe potuto trattarsi di acqua inquinata, di abuso di alcol o di ingestione di funghi. Mano a mano sono state scartate le prime cause, e l’attenzione degli esperti si è concentrata sui funghi. «Di funghi questa regione è molto ricca, ma nelle zone povere di montagna i contadini preferiscono vendere ciò che raccolgono per guadagnare soldi invece di mangiarli».
I compratori che percorrono i piccoli paesi montani dello Yunnan sono avidi di esemplari selvatici che i locali raccolgono nella stagione delle piogge. Alcuni tipi possono arrivare anche ad un centinaio di euro al chilo. Uno, invece, piccolo e poco succoso non ha alcun valore sul mercato, tanto da non avere neppure un nome. Qui lo chiamano ”Piccolo Bianco”, secondo la forma e il colore. Esso costituisce un elemento della dieta montana, che i ricercatori hanno trovato in quasi tutte le case dei deceduti per morte improvvisa. In una famiglia in cui la madre, due figlie e il genero sono morti nell’arco di poco tempo, il Piccolo Bianco era stato consumato poco prima. Le indagini di laboratorio hanno rinvenuto un’alta concentrazione di bario nel fungo, un elemento che altera il battito cardiaco e può provocare l’arresto in soggetti già a rischio.
Gli abitanti dei villaggi intorno a Dali sono stati però avvisati, e quest’anno per la prima volta la speranza è che si registrino zero morti, almeno quelle improvvise.