Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri è terminato il periodo in cui i ferrovieri non possono scioperare. Però, nonostante otto licenziamenti a Genova, cinque lavoratori a rischio licenziamento a Treviso e soprattutto un sindacalista addetto alla sicurezza spedito a casa perché le sue dichiarazioni non sono piaciute ai vertici aziendali, nessun sindacato ha ancora preannunciato neanche un minuto di sciopero.
• Come mai?
Secondo il sociologo Luciano Gallino siamo ormai tutti acquiescenti al potere. Secondo un’altra studiosa, Nadia Urbinati, avremmo dimenticato che il dissenso è il sale della democrazia.
• Beh, intanto: i licenziamenti erano giusti o no?
Chi lo sa. Per esempio, nel caso di Treviso si sostiene che i cinque si sono fatti timbrare il cartellino da un collega perché non volevano far risultare in straordinario la doccia: avevano terminato un turno massacrante, con un caldo torrido e si sono ficcati di corsa sotto l’acqua fresca. C’è un’inchiesta. Pare che gli otto di Genova siano invece indifendibili, anche qui si tratta di una timbratura di cartellino collettiva, affidata a un collega. Tra l’altro è venuto fuori che questa pratica di far timbrare il cartellino a uno solo per tutti era molto diffusa. Il caso del sindacalista è invece più complicato. Il 14 luglio un treno Etr 500 senza passeggeri che stava uscendo dal deposito di Milano si è spezzato, cioè si è rotto il gancio tra le carrozze 11 e 12. La notizia s’è saputa qualche giorno dopo e il 18 luglio l’agenzia AdnKronos ha telefonato a uno dei rappresentanti della sicurezza delle Ferrovie (un sindacalista eletto dai lavoratori) e gli ha chiesto un parere. Il sindacalista, che si chiama Dante De Angelis, ha detto quanto segue: «Non abbiamo ancora ricevuto alcuna chiamata dai vertici aziendali, ma confidiamo che nei prossimi giorni ci spieghino cosa sta succedendo a questi treni. Negli ultimi mesi, come delegati, abbiamo messo in evidenza e segnalato all’azienda, a tutti i livelli, dall’amministratore delegato ai dirigenti territoriali, problemi riguardanti gli Etr e relativi a manutenzione, controlli sulla manutenzione e usura. Si tratta di treni oltremodo sfruttati». Questo alle 15.55. Alle 18.19 di quello stesso pomeriggio, l’azienda ha fatto sapere che, per ammissione degli stessi lavoratori, il treno s’era spezzato per un errore umano, cioè – come si è saputo in seguito – un certo dispositivo che doveva essere disinserito è invece rimasto in funzione. Uno sbaglio che, tra l’altro, s’è ripetuto pochi giorni dopo. Richiamato dall’AdnKronos alle 18.30, De Angelis ha insistito: «Non accettiamo che la responsabilità sia scaricata, come al solito, su un errore umano, essa è solo della cabina di comando e di responsabilità».
• Non è che queste denunce del sindacalista siano chiarissime...
L’azienda, nella lettera di contestazione spedita il 24 luglio, sostiene che quanto detto dal sindacalista non risponde a verità e getta «grave discredito sulla Società e sulla Sua dirigenza, creando peraltro una grave situazione di procurato allarme ex-art 658» del Codice civile eccetera. Si chiedono giustificazioni, che il lavoratore sindacalista ha dato e che le Ferrovie non hanno ritenuto accettabili, per cui il giorno di Ferragosto è arrivata la lettera di licenziamento.
• Bah, non mi pare tutta questa tragedia. Poi i sindacati, da che mondo è mondo, dicono sempre cose di questo genere. Non si allarma più nessuno.
Questo è un punto, ed è talmente vero che, sfogliando i giornali del 19 luglio, non si trova traccia delle dichiarazioni di De Angelis, dichiarazioni che quindi non hanno impressionato neanche gli impressionabilissimi giornalisti. Su questo il tribunale darà facilmente torto alle Ferrovie. Mi chiedo tuttavia che razza di vittoria sia questa: il sindacalista sarà trattato come Biscardi, che un magistrato giudicò non querelabile perché manifestamente non credibile.
• C’è il fatto che, in ogni caso, i sindacati stanno fermi e ingoiano tutti questi licenziamenti, e le campagne di Brunetta, senza fiatare.
Nel caso delle Ferrovie, un punto da non sottovalutare riguarda la posizione di Moretti, l’amministratore delegato tagliateste, che è un ex dirigente della Cgil ed è stato messo a quel posto da Prodi e dal centro-sinistra. Una sollevazione della sinistra contro di lui darebbe al governo la possibilità di sostituirlo con un uomo di An o più probabilmente della Lega, che ci punta. Poi c’è la questione dei privati. Dall’anno prossimo compagnie private potranno trasportare passeggeri sulla rete e in particolare sulla rotta Roma-Milano, su cui si darà da fare pure la nuova Alitalia. Sono in arrivo i francesi e soprattutto i tedeschi. A quel punto, per la nostra azienda ferroviaria, non sarà più possibile scherzare. E Moretti – che scade nel 2010 – lo sa. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 21/8/2008]
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