Gianluca Paolucci, LA STAMPA 21/8/2008, 21 agosto 2008
l 35,32% di Hopa, più Sangemini, Bios-Sorin e il 25% di Markfactor passeranno per 48,8 milioni di euro alla cordata Mittel-Equinox-Mps-Banco Popolare
l 35,32% di Hopa, più Sangemini, Bios-Sorin e il 25% di Markfactor passeranno per 48,8 milioni di euro alla cordata Mittel-Equinox-Mps-Banco Popolare. I soci Fingruppo verseranno nelle casse dalla società un «contributo» 39 milioni di euro, oltre 37 milioni cash e il resto in azioni Hopa valutate 0,1 euro ciascuna. Liquidazione «in bonis» con le partecipazioni ancora detenute dalla finanziaria che verranno liquidate per risarcire i creditori. Sono i termini principali dell’accordo per la ristrutturazione del debito della finanziaria bresciana, firmato nella tarda mattinata di ieri, appena in tempo per essere depositato al tribunale di Brescia che doveva pronunciarsi sul fallimento della società. Un accordo complesso, al quale legali, consulenti e banche creditrici hanno lavorato per tutta la notte precedente con il liquidatore di Fingruppo, Diego Rivetti. A questo punto manca solo il via libera di Gianni Sabbadini, il giudice della sezione fallimentare del tribunale di Brescia al quale spetta pronunciarsi sulla richiesta di fallimento avanzata dalla procura. Via libera che, salvo sorprese, dovrebbe arrivare oggi, dopo un nuovo rinvio della decisione, ieri, per avere il tempo di esaminare i dettagli dell’accordo. L’accordo «copre» 296,3 milioni di debiti sui 437 milioni totali e riguarda il gruppo Mps (circa 101 milioni di euro complessivi), Popolare Lodi (158,1 milioni), Unipol (16 milioni) e Unicredit (7,5 milioni) oltre ai 12 milioni vantati da Gpp Finanziaria. Per i 109 milioni relativi ad un contratto di finanziamento di Morgan Stanley del marzo scorso, che ha in garanzia l’1,48% di A2A (sull’1,96% denuto in totale dalla finanziaria e acquisito nel marzo scorso), lo scoglimento del contratto collar con la vendita della quota nella multiutility dovrebbe portare nelle casse della società 5 milioni di euro. Nel dettaglio dovrebbero essere circa 80 milioni i debiti «stralciati». Mps e Banco Popolare, le due banche più esposte, saranno quelle ad addossarsi i sacrifici maggiori. La delibera di del cda di Mps prevedeva una rinuncia massima di 26 milioni di euro, mentre l’accordo prevede l’incasso delle quote azionarie già in pegno alle due banche (Hopa, ma anche piccole partecipazioni in Ubi, Banco Popolare, A2A, Telecom Italia, più un bond della Lodi finito in pegno alla stessa banca. Salvo poi la liquidazione dei debiti residui una volta terminata la liquidazione volontaria. Prevista anche la rinuncia da parte di Antonveneta all’opzione per vendere a Fingruppo la sua quota in Hopa. Per Unipol, il sacrificio richiesto è invece di 6,1 milioni euro, mentre Unicredit venderà i titoli in pegno (13 mila azioni Intesa Sanpaolo) e riceverà il 36% dei debiti residui. Il veicolo utilizzato per l’acquisto delle partecipazioni è invece la Tethys, una srl acquisita da Mittel nel marzo scorso da due professionisti milanesi e nella quale sono entrati, a ridosso dell’accordo, Equinox Two (il fondo di Salvatore Mancuso) Mps e Banco Popolare, con un contratto concluso poche ore prima della firma dell’accordo di ristrutturazione. parte dell’accordo è il versamento di 37,7 milioni cash da parte dei soci Fingruppo nelle casse della società. Si tratta di alcuni dei soci storici della finanziaria: oltre agli Gnutti, Emilio Annovazzi, Romano Marniga, Tiberio Lonati, Luciano Marinelli, Marino Pasotti e altri. Oltre a Morgan Stanley, resta fuori dall’accordo Intesa Sanpaolo (credititrice per 9 milioni) e Maryland, una società che dovrebbe far capo a Bellavista Caltagirone che vanta un credit di 17,2 milioni a saldo per l’acquisto di un immobile a Roma. Stampa Articolo