Bernardo Valli, La Repubblica 21/8/2008, 21 agosto 2008
Arrivato alla duemillesima pagina e rotti, cioè quasi alla fine, invece di sentirmi sollevato, invece di guardare con soddisfazione le poche pagine ancora da leggere, e quindi provare la soddisfazione di chi avvista infine il traguardo dopo una spossante maratona, ho cercato di sapere se ci sarà sul serio, come si mormora, un Millenium 4
Arrivato alla duemillesima pagina e rotti, cioè quasi alla fine, invece di sentirmi sollevato, invece di guardare con soddisfazione le poche pagine ancora da leggere, e quindi provare la soddisfazione di chi avvista infine il traguardo dopo una spossante maratona, ho cercato di sapere se ci sarà sul serio, come si mormora, un Millenium 4. Stavo finendo il terzo ed ultimo volume (del quale, dopo i primi due, si aspetta l´uscita dell´edizione italiana) e non dico che mi comportassi da drogato in crisi d´astinenza, ma lo stato d´animo era più o meno quello. Accompagnato per la verità anche da un vago senso di vergogna per avere passato un´intera settimana immerso nella lettura di tre libri spessi come altrettante bibbie, e di essere giunto alla beata convinzione che la storia mi avesse catturato perché "simpatica". Una spiegazione piuttosto magra. Tra i milioni di lettori che la trilogia poliziesca di Stieg Larsson ha conquistato, e sta conquistando nel mondo, ce ne sono certamente alcuni più perspicaci, più capaci di analizzare il fascino delle duemila pagine dalle quali sono emersi con un giudizio meno primitivo del mio. Giudizio al quale io però, ripensandoci, resto fedele, perché se allungo lo sguardo alle spalle, ai grandi romanzi letti e poi riletti più volte, sempre d´un fiato, come se non li avessi mai sfogliati prima, mi accorgo che la "simpatia" (nel suo senso letterale, in quanto inclinazione istintiva di gradimento nei confronti di personaggi e vicende) è stato un irresistibile stimolo. Uno stimolo assai frequente, ma non sempre ammesso, anzi spesso occultato, perché quel sentimento semplice ed impreciso che è la simpatia appare riduttivo. Non degno, se nudo e crudo, di un nobile lettore. Ho dunque passato una settimana intensa, appassionante, con Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist, i due eroi di Stieg Larsson. Lei, Lisbeth, è una giovane e gracile donna, coperta di tatuaggi e trafitta da innumerevoli piercing, capace di demolire giganti invulnerabili al dolore, criminali incalliti o fanatici reazionari, sopravvissuti alla "guerra fredda" nella democratica e ipocrita Scandinavia. un hacker geniale, prodigio dell´informatica, in grado di penetrare negli antri più segreti di internet, di spostare e sottrarre miliardi manovrando il suo computer come un grimaldello, ed è dotata di una memoria visiva che le consente, ad esempio, di imparare rapidamente un trattato di astronomia sferica. Lisbeth sarebbe la versione adulta di Pippi Calzelunghe (Pipi Langstromp), celeberrimo personaggio di una serie di romanzi svedesi per bambini. Una volta grande, ha immaginato l´autore, Pippi sarebbe diventata un genio femminile che la società perseguita, condanna, rigetta, prima di riconoscerne la probità, sia pur singolare, e il talento, sia pur sconcertante. Come appunto accade a Lisbeth. I tre volumi di Millenium sono tre romanzi polizieschi femministi (un femminismo spigliato, non pedante), in cui le donne non sono soltanto libere, ma anche coraggiose, scaltre, operose, e spesso vittime della violenza maschile. Gli uomini sono di riflesso quasi sempre cattivi, vigliacchi e pericolosi. Fa eccezione Mikael, reporter idealista, impegnato con la sua rivista "Millenium" a denunciare (non soltanto) gli scandali economici, e ricercato oggetto sessuale delle donne testé descritte. evidente che Stieg Larsson ha messo molto di se stesso nel protagonista maschile della sua trilogia poliziesca. Larsson è stato ucciso da una crisi cardiaca a cinquant´anni, poco dopo avere consegnato i tre volumi di Millenium all´editore. Era un gran fumatore, era sempre incollato al computer, si muoveva il meno possibile. Quel giorno, il 9 novembre 2004, l´ascensore dell´edificio in cui c´è la sede di EXPO (una fondazione e una rivista con lo stesso nome che ha contribuito a creare per denunciare le attività dell´estrema destra razzista) era guasto, e Larsson è salito al settimo piano a piedi. morto poche ore dopo, appena ricoverato all´ospedale. Cosi non ha avuto il tempo di conoscere lo straordinario successo dei suoi romanzi, che gli avrebbero dato fama e ricchezza. Nella storia della sua vita c´è una chiave di lettura dei suoi romanzi polizieschi. Stieg nasce nel Nord della Svezia e i giovanissimi genitori se ne liberano quasi subito affidandolo ai nonni materni, accampati in una baracca di legno, riscaldata da una stufa a legna e affondata in una foresta, dove la luce invernale non dura più di trenta minuti e la temperatura scende a quaranta sotto zero. Stieg va a scuola con gli sci da fondo e alla luce della luna. Il nonno, un militante comunista, sentendosi emarginato, senza lavoro e senza soldi, si è rifugiato in quel bosco, dove Stieg vive un´infanzia rude ma felice. La morte del nonno riconduce Stieg dai genitori, dai quali si allontana appena trova un lavoro alla Posta, nell´attesa di diventare giornalista. In una manifestazione contro la guerra del Vietnam conosce Eva, una studentessa d´architettura, con la quale passerà più di trent´anni, il resto della vita. A Stoccolma comincia a fare lo stenografo nell´agenzia di stampa TT, e ne diventa presto un redattore. Come capita ai grandi lettori autodidatti, Stieg Larsson ha immagazzinato negli anni una cultura vasta ed eclettica: divorava i libri di fantascienza, di strategia militare, di politica, di spionaggio, di informatica, con una predilezione per i romanzi scritti da donne, in particolare quelli polizieschi. Trovava lo stile femminile più preciso, più accurato. La sua specialità era tuttavia l´estrema destra xenofoba, alla quale ha dedicato numerose pubblicazioni, fino a diventare un esperto di fama internazionale. I tre volumi di Millenium non hanno occupato molto spazio nella sua vita. Le duemila pagine non sono il frutto di una costruzione studiata, di un disegno sapiente. Nello studio del settimo piano, a EXPO, in vetta alla scala che ha stroncato il suo cuore di intellettuale sedentario e fumatore, Stieg Larsson non aveva, come si potrebbe immaginare, incollato a una parete un gigantesco grafico in cui figuravano i numerosi personaggi della trilogia, collegati tra loro con frecce per impedire all´autore di perderne le tracce nella vasta, intricata trama poliziesca. Eva spiega (alla rivista parigina Elle) il metodo di Stieg. Egli scriveva brani della storia, in disordine, senza seguire un preciso filo del racconto. Erano pezzi di un mosaico che veniva poi costruito. Lei, Eva, leggeva ogni giorno quel che Stieg aveva scritto, e vi inseriva i luoghi e dettagli vari: un indirizzo, la descrizione di un edificio, l´interno di un appartamento, la marca di un´automobile. Cosi cresceva Millenium. Il lettore non si accorge di questa composizione a mosaico: il racconto scorre veloce, spinto dallo stile lineare, popolato da una folla di personaggi ben disegnati, animato da un susseguirsi di avvenimenti che non lasciano troppo spazio alle pause descrittive. Anche se alcuni aspetti della società svedese affiorano con forza. Stieg non ha sposato Eva. Non ci ha pensato. E ha sbagliato. Ha commesso un grosso errore. I soldi della sua trilogia sono andati ai membri della famiglia che egli erano estranei, vedi ostili, ma che erano gli eredi legittimi. Adesso pare che in un computer nascosto ci sia una parte del Millenium 4. E si dice che Eva, la compagna tradita dalla morte improvvisa di Stieg, potrebbe completarlo. Sono in molti ad augurarselo. SEGUE A PAGINA 5