Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  agosto 21 Giovedì calendario

MASSIMO NUMA

TORINO
Armi detenute legalmente in Italia: 10 milioni. Cinque milioni di italiani hanno in casa almeno un fucile o una pistola. Un business da capogiro, grazie anche alle vendite di munizioni, gadget, e vestiario. Eppure fatti recenti di cronaca dovrebbero far riflettere il legislatore. Perché le norme attuali, soprattutto per la detenzione, sono apparse, in molti frangenti, inadeguate.
Viaggio nel tempo. In Piemonte, il 15 ottobre 2002 Mauro Antonello, un tipo dall’aria anonima e con la casa piena di armi anche da guerra, con i certificati medici in regola, uccise sette persone, l’ex moglie e i suoi familiari, e poi si tolse la vita. Nel giardino della sua villetta, vicino a Torino, aveva allestito una specie di poligono insonorizzato. Nelle rastrelliere c’erano alcune mitragliette, un fucile a pompa, pistole e munizioni.
Ci furono polemiche, dopo, per i certificati d’idoneità firmati dal medico di famiglia e da quello dell’Asl. Tutto ok, secondo loro. Antonello, per chi lo visitò, era l’uomo più normale ed equilibrato del mondo. Ma per sterminare i nemici si era vestito e armato come Rambo. Aveva scelto la mitraglietta: una Sites Spectre M-4 a puntamento laser, costruita a Cuneo, in dotazione anche ai servizi segreti, Mossad compreso. Esplode sino a 900 colpi al minuto ed è, a detta degli esperti, «la miglior mitraglietta del mondo per l’impiego a corta distanza in locali chiusi». Caricata con 80 colpi ne sparò 40, quasi tutti a segno. Poi due pistole: due semiautomatiche Tanfoglio T 21 S 9x21 con cui abbattè, uno per uno, i suoi bersagli. Vuotò quattro caricatori da 15 colpi, uno fu quello di grazia alla nuca dell’ex moglie. Mauro Antonello si suicidò, secondo il piano. Scelse, da intenditore, una Smith & Wesson 38 special modello 70, un revolver che non s’inceppa mai. La storia di questo uomo introverso e preciso diventò un simbolo delle mancanze e degli errori dello Stato.
La strage di Chieri è stata seguita da fatti simili. L’ultimo, novembre 2007, a Guidonia (Roma). Angelo Spagnolo, 52 anni, ex capitano dell’Esercito, uccise, in 180 minuti di terrore sparando dal balcone di casa, due persone. Ne ferì otto, comprese due bambine.
Oggi il problema degli arsenali fai-da-te s’è aggravato. Il porto d’armi per difesa personale nel 2007 ha raggiunto quota 34 mila; sono state rilasciate 800 mila licenze di caccia e 178 mila per uso sportivo. sempre più facile procurarsi armi, anche micidiali. Internet è un gigantesco mercato, spesso illegale. Poi ci sono i canali «coperti» dov’è possibile, pagando cifre modeste, acquistare armi d’ogni tipo, con pezzi provenienti dai depositi degli eserciti smobilitati dell’Est. Persino detonatori e timer per ordigni esplosivi.
Infine c’è la questione, non risolta, dei permessi sportivi. Troppi e incontrollabili, secondo polizia e carabinieri. «E’ un’emergenza grave, sempre più inquietante - spiega il portavoce nazionale del Sap, Massimo Montebove - ci vuole una stretta, rapida, da parte del governo per limitare il possesso di armi per uso sportivo e anche per la caccia. Spesso le questure sono costrette, dalla legge, a concedere i permessi a persone note per utilizzarle in tutt’altro modo. Ci vogliono più controlli nei poligoni, per verificare chi veramente spara per sport. Se il signor X non s’è mai presentato, questo dovrebbe far scattare una verifica e, nei casi più significativi, la sospensione immediata. Molti delitti vengono consumati proprio con armi regolari, tanto è facile procurarsele e detenerle. Hanno firmato stragi familiari e delitti passionali. Noi siamo convinti che in Italia debbano circolare sempre meno pistole o fucili. E’ lo Stato - sottolinea Montebove - che deve avere il compito di tutelare la sicurezza. La filosofia americana dell’autodifesa personale non è compatibile con la nostra cultura. E anche in America sta fallendo».
Smith & Wesson 38
E’ un revolver calibro 38 adoperato in passato dai marines americani e tutt’ora in uso alla polizia di Stati Uniti, Canada e Giappone. Pesa poco meno di un chilo, è maneggevole e ha un tamburo girevole da sei colpi.Beretta 7.65
E’ una pistola semiautomatica, leggera, di dimensioni ridotte adatta sia all’uso civile che a quello militare e di polizia. Prodotta dall’azienda bresciana leader mondiale nel commercio d’armi. Glock 9x21
Pistola semiautomatica con canna in acciaio e fusto in polimeri, molto compatta, prodotta dalla celebre azienda austriaca. Utilizzata per la difesa personale ma anche da parte dei corpi militari e di polizia. Difesa personale
Per ottenere il porto d’armi è necessario avere una ragione valida e motivata che giustifichi il «bisogno» di essere armati. L’autorizzazione, rilasciata dal prefetto, permette di portare l’arma fuori dalla propria abitazione e deve essere rinnovata ogni anno.L’uomo con il fucile camminava lunedì senza fretta ma sicuro, guardando in viso quelli che incontrava. Puntava verso la stazione Brignole e riconosceva qualcosa nei volti di chi lo scrutava, si scansava, con una scarto netto tagliava tra le auto e cercava l’altro marciapiede e si voltava a seguire la sua andatura fiera e infantile, da piazza Alimonda al groviglio di binari.
L’uomo con il fucile - canna verso l’asfalto - è andato su lento per i gradini, si è infilato nella stazione come se le telecamere non esistessero e si è diretto al bancone del bar. Decine di persone, lungo il tragitto e poi all’arrivo, rivivevano tra curiosità e paura, il «Giorno di ordinaria follia», di Joel Schumacher, film del 1993, dove l’uomo qualunque William «Bill» Foster, interpretato da Michael Douglas, tracima da solitudine, frustrazione alla violenza, prima con una mazza da baseball, poi con le armi da fuoco.
Il genovese con il fucile non ha fatto male a nessuno, nel quartiere San Fruttuoso. Però camminava a due passi dall’officina di Trenitalia dove, tanto per mostrare muscoli, l’azienda ha licenziato otto operai che avevano finito un turno di dieci ore: sette avevano chiesto all’ottavo di timbrare il cartellino per loro. Tanti si sono domandati se vendetta e follia si stavano incontrando.
William Foster, nel film, cammina come quest’uomo, un po’ più stravolto, la sua ira divampa da una vita di mitezza. Invece Antonello, 50 anni, uomo stralunato da un abbandono improvviso da parte di una donna non cerca bersagli. Arriva e entra a Brignole, va al bar. Lo fissano terrorizzati. Ha un viso - e ancora ieri aveva la stessa espressione pacata nel letto del reparto psichiatrico del San Martino - senza odio né livore. E’ attratto da come lo guardano. L’hanno guardato anche gli agenti della Polfer, negli schermi collegati alle telecamere. Con gesti misurati fanno uscire pian piano la gente in attesa di un caffé e di un treno.
Quando l’uomo con il fucile è solo, lo avvicinano. Sono attenti, rassicuranti. Gli spiace posare l’arma, o consegnarla? Il William di Genova non ha nulla in contrario. Anzi, chiede se vogliono vedere quello che ha a casa, ricordi di papà cacciatore. E’ contento: ha finalmente avuto il poco che cercava, attenzione, un tono amichevole, che viene pure da persone importanti, con una divisa. Antonello ha vinto senza far male a nessuno. La Polfer pure, con un esempio di intervento delicato: «Fino a che non ti consegna l’arma, non sai che farà, poi è un respiro molto lungo. E’ fatta».
Ma che ci faceva l’uomo con il fucile a passeggio per Genova? Quello che fa un bambino quando chiede sguardi e carezze. «Non ho spaventato nessuno, vero? Lo sanno che sono buono?», chiedeva nel repartino. Lo sanno adesso. Il fucile era scarico, anche se vicino c’erano duecento proiettili confezionati e due chili di polvere e l’occorrente per farne altri. Ma lui non voleva andare oltre la camminata dove lo guardavano.
E’ finita così. Antonello, diagnosi schizofrenia, orfano di papà cacciatore, è sempre vissuto ritirato e mite, con la mamma, che ora è malata. Qualche mese fa ha conosciuto una donna e ha pensato fosse quella della sua vita, ma l’ha lasciato subito. Allora è tornato dalla mamma: «Ho detto volevo dei maglioni, ma cercavo il fucile». E brilla il gusto dell’astuzia.
Il fucile stava, con un altro, avvolto nella carta, scarico, sopra un armadio dove l’aveva piazzato il fratello, sicuro che nessuno l’avrebbe mai cercato lì. Prudenza, anche se non secondo legge. Ma a quest’uomo solo, senza ire da sfogare, serviva qualcosa che dal suo mondo lo traghettasse in quello distratto degli altri.