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 2008  agosto 21 Giovedì calendario

1 - CDA L’UNITA’ NOMINA CONCITA DE GREGORIO ALLA DIREZIONE

(Adnkronos) - Concita De Gregorio e’ il nuovo direttore del quotidiano ’l’Unita’’. La nomina, a quanto apprende l’ADNKRONOS, e’ giunta dal cda della societa’ editoriale riunito in mattinata che ne ha dato comunicazione formale al cdr del giornale dove il nuovo direttore arrivera’ lunedi’ mattina.

Colombo e Padellaro
Con l’atto formale comunicato oggi alla rappresentanza sindacale dei giornalisti, infatti, lunedi’ saranno passate le 48 ore previste dal contratto per l’informativa. Oggi pomeriggio alle 5 e’ previsto un saluto alla redazione del direttore uscente Antonio Padellaro.

Concita De Gregorio e’ la prima donna chiamata a dirigere ’l’Unita’’, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, di cui oggi e’ editore Renato Soru, presidente della Regione Sardegna e patron di Tiscali.

Nata a Pisa il 19 novembre del 1963 da madre catalana e padre di origine siciliana ma con profonde radici in Toscana, De Gregorio si laurea all’Università di Pisa in Scienze Politiche. Inizia la professione giornalistica nelle radio e tv locali toscane per passare al ’Tirreno’ come praticante. Al giornale toscano diventa professionista e lavora per otto anni nelle cronache, facendo esperienza nelle redazioni di Livorno, Lucca e Pistoia. Nel 1990 arriva al quotidiano ’la Repubblica’, dove si occupa di cronaca e politica interna. Successivamente diventa inviato e segue anche eventi di cronaca e costume, dalle Olimpiadi al Festival di Sanremo ai Mondiali di calcio. Firma anche una rubrica su ’D’, il femminile del quotidiano di Largo Fochetti e spesso scrive recensioni di libri e di spettacoli.

2 - L’UNIT SI FA ALLA SARDO-CATALANA
Emiliano Fittipaldi per L’espresso

Meno antiberlusconismo. Più temi sociali. Una pattuglia di fedelissimi. Grafica in stile spagnolo. Così la De Gregorio cambierà il giornale del Pd

Per la rivoluzione in salsa sardo-catalana, declinata dalla coppia Soru-De Gregorio, è ormai questione di ore. A ’l’Unità’ la tensione si taglia a fette. L’arrivo di Concita non sarà un semplice cambio di direzione, ma un big bang. Perché nulla, nel giornale fondato da Gramsci, sarà più come prima. La bionda cronista ex ’Repubblica’, tre figli e 45 anni il prossimo novembre, prenderà il posto di Antonio Padellaro la mattina di lunedì 25.

Renato Soru
© Foto La Presse
All’inizio alloggerà nella stanza a fianco del predecessore: i facchini l’hanno sgombrata in fretta e furia, mentre il direttore uscente prendeva il sole sulle rocce dell’Argentario. La De Gregorio arriva con idee chiare e assai ambiziose. "Forse troppo", dicono gli scettici. La vecchia ’Unità’, quella resuscitata sette anni fa da Furio Colombo, verrà spazzata via nel giro di un mese: nuova linea, nuova squadra di vertice, poche assunzioni mirate, nuove rubriche.

Il giornale sarà rivoltato come un calzino. Non solo nei contenuti, ma anche nella grafica. La madre di Concita De Gregorio è catalana, e il neo direttore ha un debole per la regione spagnola d’origine: non è un caso che all’hard-restyling lavori in gran segreto il gruppo Cases y Associated e che il modello grafico sia ’La Vanguardia’, il tabloid (vicino al centrodestra) più venduto di Barcellona. Il formato delle pagine verrà striminzito della metà, e sarà simile a quello di una freepress: scomparirà la striscia rossa con la frase del giorno, i colori pastello invaderanno lo sfoglio (che sarà corposo), verrà modificata persino la testata. "Un giornale bellissimo, moderno", giurano i pochi eletti che l’hanno visto. Di sicuro, quando a fine settembre finirà in edicola, per i 46 mila fedeli della testata lo choc è assicurato.

La De Gregorio vuole sparigliare e conquistare nuovi lettori, anche a costo di abbandonare i vecchi al loro destino. L’obiettivo dell’editore è quello di invertire il trend discendente (il giornale di Colombo superava le 60 mila copie) e riprendersi entro un anno almeno 10 mila lettori in più. Non si deve puntare solo sull’antiberlusconismo arrembante e sui militanti, questo il refrain che si sentiranno ripetere i giornalisti alle prime riunioni di redazione, ma bisogna allargare la platea: meno politica e notiziario e più attenzione ai giovani, ai problemi della gente comune, ai diritti dei cittadini. Meno girotondismo e dipietrismo e più racconti dal paese reale.



I nuovi assunti, i Concita-boys, non saranno più di sei-sette. Le inchieste dovrebbero essere affidate a Giovanni Maria Bellu, anche lui in uscita da ’Repubblica’, che coordinerà una rete di collaboratori sparsi sul territorio. Per la vicedirezione si parla da tempo di Luca Telese, battitore libero del ’Giornale’, ma lui sembra non aver ancora sciolto la riserva. Probabile la collaborazione di Gianni Barbacetto, nome suggerito da Marco Travaglio, mentre altro ingresso quasi sicuro è quello di Claudio Cerasa, classe ’83, ora in forza al ’Foglio’.

Gli uomini-macchina designati sono Guido Tiberga, giornalista alla ’Stampa’ e appassionato di fumetti, e Daniela Amenta, caporedattore a ’E-Polis’, ex ’Unità’ e ’Mucchio Selvaggio’. In forse anche l’ingaggio di Anais Ginori, redattore di ’Repubblica’ che l’amica Concita vorrebbe corrispondente da Parigi. La De Gregorio sta ovviamente usando anche la sua enorme rete di relazioni, e ha chiesto una mano a pezzi da novanta come Roberto Benigni e Luciana Littizzetto (per interventi e rubriche). Anche Oliviero Toscani sta seguendo il progetto da molto vicino.

Concita De Gregorio
© Foto La Presse
Le rose e i fiori finiscono qui. Dietro i colori e il restyling alla moda il neodirettore dovrà gestire un clima pesante. Sia in redazione che nel Palazzo. Le tensioni viaggiano, come sempre, sull’eterno asse avvelenato D’Alema-Veltroni. Mesi fa l’outing via ’Corriere della Sera’ del segretario del Pd ("Vorrei una donna all’Unità") aveva fatto apparire l’arrivo dell’inviata di Ezio Mauro non una libera scelta dell’editore, ma un’imposizione giunta dal loft dei democratici. Una moneta di scambio, dicono i maligni, con cui Soru avrebbe ottenuto sia la proprietà del giornale sia la promessa di una ricandidatura alla Regione Sardegna.

L’intervista ha fatto andare su tutte le furie il neoeditore e il direttore designato, tanto che il cambio al vertice è stato frenato di qualche settimana. De Gregorio, da allora, va ripetendo che deve la poltrona solo all’imprenditore e a sua moglie, che la legge e la stima da lustri. Le credono in pochi. Oltre al gruppo di ’Europa’, terrorizzato dal rilancio dell’’Unità’ e del ’Riformista’, la rivoluzione rosa preoccupa soprattutto Massimo D’Alema. Il foglio di Padellaro, in fondo, era fastidioso, troppo girotondino ma ’terzista’. Ora l’ex premier teme che il tabloid che verrà possa trasformarsi nell’house-organ della corrente veltroniana.

La nascita di Red Tv, la televisione satellitare dell’associazione dalemiana, va letta anche in chiave anti-Unità. Perfino Prodi ha espresso riserve per la scelta della De Gregorio. "Attenderanno Concita al varco, per vedere se sarà davvero indipendente e capace. Se il governatore rinunciasse ai 6 milioni di euro dei finanziamenti pubblici, sarà un bene", chiosa un anziano notabile: "Ma la partita non è chiusa, può succedere ancora di tutto".

La soluzione Soru è maturata, in effetti, in tempi assai diversi: Veltroni volava sulle ali di sondaggi che vaneggiavano il pareggio elettorale, puntava sulla Madia, era capo indiscusso nel partito, credeva nel dogma del dialogo. Gli serviva, per i suoi obiettivi, una ’Unità’ meno old style e meno spigolosa. Ora che la sua leadership è indebolita e che Berlusconi impera come ai tempi del Caimano, molti credono che la linea generalista sia perdente, e che serva invece l’opposizione intransigente, dura e pura, dei Travaglio e dei Beha.

Antonio Padellaro e Oliviero Beha
© Foto U.Pizzi
Intanto, la vecchia guardia sta affilando le armi per il botto finale. Padellaro ha sperato fino all’ultimo di restare in sella per firmare un giornale, finalmente, con qualche soldo in più. Amareggiato, aveva comunque deciso di accettare la scrivania di direttore editoriale che Soru gli aveva prospettato: l’idea dell’ex patron di Tiscali è quella di creare un gruppo che spazi dalla carta stampata al multimediale, da Internet alla tv. L’ipotesi, però, è sfumata: prima di andare in vacanza (Padellaro ha sei mesi di ferie da smaltire), ha limato un editoriale di congedo in cui, giurano gli amici, si leverà qualche sassolino dalla scarpa. Il giorno dopo, sabato su domenica, è previsto un pezzo di Colombo, che da tre mesi aspetta, inutilmente, una telefonata dall’editore che non è mai arrivata.

Se Padellaro sembra in uscita definitiva dal giornale, altri aspetteranno le mosse della De Gregorio. Firme pesanti come Maurizio Chierici, Oliviero Beha e Rinaldo Gianola sono perplessi, ma per ora non dovrebbero muoversi. Anche un altro big del calibro di Marco Travaglio starà alla finestra. ’Uliwood party’, il suo corsivo quotidiano, andrà in naftalina solo se ci sarà una normalizzazione della linea. "Se il nuovo giornale mi piacerà come il vecchio, e il nuovo direttore lo vorrà, io continuerò a collaborare", taglia corto.

Di certo, una veltronizzazione del giornale aprirebbe spazi per nuove avventure editoriali. Che potrebbero accogliere i fuoriusciti fedeli al movimentismo di stampo dipietrista. Una linea antigovernativa e appassionata di hard news. Nel giro di Chiarelettere, l’editore dei libri di Travaglio, Gomez e Scarpinato, si parla da mesi di lanciare un settimanale o un nuovo quotidiano. " un bellissimo sogno", spiega Lorenzo Fazio: "Il segmento di mercato è appetibile, inutile nasconderlo. Ma per ora non c’è nessun piano". Per ora.


Dagospia 22 Agosto 2008